Il vescovo: la vendetta porta solo morte
Monsignor Seccia invita la folla a perdonare gli assassini e a far rispettare le regole
ALBA ADRIATICA. Un messaggio di pacificazione, quello che il vescovo Michele Seccia ha voluto rivolgere alle oltre 2.500 persone che hanno partecipato ai funerali di Emanuele Fadani. Il vescovo, durante l’omelia, ha esordito ricorrendo a una metafora. Ha parlato di un «buio opprimente che ci impedisce di vedere», e anche delle «tenebre del male che offuscano i sentimenti». Il riferimento è al clima di tensione che ha dilaniato Alba negli ultimi giorni.
«Gesù sulla croce gridò “Dio mio perchè mi hai abbandonato”. E’ il grido del giusto, è il grido di Emanuele e di coloro che sono vittime della violenza cieca. Ma sul Golgota gli astanti al massimo seppero offrire solo un po’ di aceto. Solo un centurione gridò: “Questo è il figlio di Dio”». L’invito del vescovo è dunque a immedesimarsi nel centurione e non negli altri che non seppero guardare oltre.
Infatti Michele Seccia ha continuato: «Vi invito ad alzare gli occhi alla croce. Con fede interroghiamoci sul mistero della vita e della morte e stringiamoci accanto alla madre e ai parenti. Solo da Cristo possiamo ottenere speranza e fiducia. La Parola non può lasciarci in preda a tentazioni di vendetta che porterebbero a una catena di morte. Possiamo basarci solo sulla resurrezione di Gesù: lui ci invita a non farci vincere dal male e da tentazioni negative».
Seccia è tornato poi a citare la resurrezione di Gesù raccontata nel Vangelo: «Lui ci dice di “vivere da risorti” e per far questo dobbiamo togliere il masso che chiudeva il sepolcro e quindi togliere il male dal nostro cuore. Non continuiamo a percorrere il cammino che ci porta alla morte, fidiamoci di Dio. E anche se l’invito rischia di cadere nel vuoto, ripeto: fidiamoci di Dio. Non troveremo la nostra salvezza nella violenza: solo il perdono è la via, la via per vedere il Cristo risorto».
La chiusura dell’omelia ha una dimensione meno spirituale. Seccia ha infatti rivolto un invito forte alle istituzioni e in particolare alle forze dell’ordine. «Dobbiamo esigere il rispetto delle regole di civile convivenza. E’ questo un bene comune che ha bisogno della tutela di chi ne ha il compito. Tutto ciò perchè questo evento tragico diventi momento di rinascita verso una giustizia sociale». Tanti i rappresentanti delle istituzioni presenti alla cerimonia funebre, che hanno la possibilità di raccogliere l’invito del vescovo, i parlamentari Paolo Tancredi, Tommaso Ginoble e Augusto Di Stanislao, i sindaci della costa da Giulianova a Martinsicuro, quelli di centri dell’entroterra vibratiano e amministratori provinciali.
«Gesù sulla croce gridò “Dio mio perchè mi hai abbandonato”. E’ il grido del giusto, è il grido di Emanuele e di coloro che sono vittime della violenza cieca. Ma sul Golgota gli astanti al massimo seppero offrire solo un po’ di aceto. Solo un centurione gridò: “Questo è il figlio di Dio”». L’invito del vescovo è dunque a immedesimarsi nel centurione e non negli altri che non seppero guardare oltre.
Infatti Michele Seccia ha continuato: «Vi invito ad alzare gli occhi alla croce. Con fede interroghiamoci sul mistero della vita e della morte e stringiamoci accanto alla madre e ai parenti. Solo da Cristo possiamo ottenere speranza e fiducia. La Parola non può lasciarci in preda a tentazioni di vendetta che porterebbero a una catena di morte. Possiamo basarci solo sulla resurrezione di Gesù: lui ci invita a non farci vincere dal male e da tentazioni negative».
Seccia è tornato poi a citare la resurrezione di Gesù raccontata nel Vangelo: «Lui ci dice di “vivere da risorti” e per far questo dobbiamo togliere il masso che chiudeva il sepolcro e quindi togliere il male dal nostro cuore. Non continuiamo a percorrere il cammino che ci porta alla morte, fidiamoci di Dio. E anche se l’invito rischia di cadere nel vuoto, ripeto: fidiamoci di Dio. Non troveremo la nostra salvezza nella violenza: solo il perdono è la via, la via per vedere il Cristo risorto».
La chiusura dell’omelia ha una dimensione meno spirituale. Seccia ha infatti rivolto un invito forte alle istituzioni e in particolare alle forze dell’ordine. «Dobbiamo esigere il rispetto delle regole di civile convivenza. E’ questo un bene comune che ha bisogno della tutela di chi ne ha il compito. Tutto ciò perchè questo evento tragico diventi momento di rinascita verso una giustizia sociale». Tanti i rappresentanti delle istituzioni presenti alla cerimonia funebre, che hanno la possibilità di raccogliere l’invito del vescovo, i parlamentari Paolo Tancredi, Tommaso Ginoble e Augusto Di Stanislao, i sindaci della costa da Giulianova a Martinsicuro, quelli di centri dell’entroterra vibratiano e amministratori provinciali.