Imprese e sindacati: "Patto per l'Abruzzo fermo"
Confindustria e Cgil: il tavolo di consultazioone deve cambiare passo
PESCARA. Non è ancora morto, ma non scoppia certamente di salute, il Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo. Lo ha testimoniato la riunione del cosiddetto Tavolo di consultazione del Patto, ieri pomeriggio, nella Sala gialla della sede della Regione a Pescara. Una riunione che è riuscita a mettere d'accordo Cgil e Confindustria, unite dal pessimismo sullo stato dell'intesa che, firmata il 14 aprile dell'anno scorso, dovrebbe essere lo strumento principale per la programmazione degli interventi che servono alla ripresa dello sviluppo in Abruzzo.
«Questo tavolo», ha detto all'uscita, Paolo Primavera, vice presidente di Confindustria Abruzzo, «deve cambiare completamente indirizzo. Dobbiamo parlare di provvedimenti per la crescita e lo sviluppo, e non, come è accaduto oggi (ieri per chi legge ndr) di ordinaria amministrazione».
«E' stata una riunione immobile», commenta Gianni Di Cesare, segretario regioanle della Cgil. «Purtroppo anche gli avvenimenti delle ultime ore creano una grande incertezza in chi dovrebbe indirizzare al meglio le risorse che abbiamo in regione». Roberto Campo, segretario regionale della Uil, conferma la prudenza: «E' stato un incontro interlocutorio».
Assenti i rappresentanti delle tre associazioni che si sono chiamate fuori dal Patto (Cna, Confesercenti e Confartigianato), intorno al tavolo, con il presidente della Regione, Gianni Chiodi (e i suoi assessori Castiglione, Febbo, Gatti e Di Dalmazio) si sono seduti gli esponenenti di tutte le altre sigle che hanno aderito al Patto e il capogruppo regionale del Pd, Camillo D'Alessandro, che ha condiviso il pessimsimo di sindacati e imprenditori.
«Si è parlato di tutto», ha detto D'Alessabdro, «ma non si è deciso nulla. Le uniche certezze sono i problemi non risolti. A partire dai problemi posti dai rappresenti delle imprese che hanno deciso di non partecipare alla riunione del Patto. Innanzitutto, il presidente Chiodi ha confermato la riduzione dei fondi sul Fas dovuti all'impossibilita di vendere gli immobili delle Asl. Ciò significa almeno 40 milioni di euro in meno, anche se la cifra potrebbe essere maggiore. I Fas continuano a essere totalmente incerti nella tempistica e nella percentuale di erogazione. O il Patto scrive il canovaccio e si assume la responsabilità di entrare nel merito, o non ha ragione di esistere: il governo regionale non ce la fa».
Ieri, sul tavolo è stato posto un gruzzolo virtuale di 17 milioni di euro che potrebbero essere a disposizione per essere investiti nella crescita. Sono i soldi del Fesr e del Fondo sociale che non sono stati utilizzati dalle imprese abruzzesi che se li erano aggiudicati ma che vi hanno riununciato perché la crisi ha tolto loro le risorse per cofinanziare i progetti presentati. Che farne di questi soldi?
La proposta della Regione è questa: creare un pacchetto per progetti integrati da suddividere in quattro capitoli. Eccoli: fondo per l'innovazione delle piccole imprese (5 milioni); fondo di garanzia (7 milioni); formazione (un milione), e riduzione del credito d'imposta per chi assume a tempo indeterminato (4 milioni). A questi 17 milioni se ne potrebbero aggiungere altri 10 provenienti dallo smobilizzo dei crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrrazione.
Un secondo tema di discussione è quello che riguarda il Contratto nazionale di sviluppo. I fondi statali necessari a finanziarlo potranno andare solo alle Regioni del Sud del cosiddetto Obiettivo convergenza, di cui non fa parte però l'Abruzzo. La Regione, se volesse starci dentro, dovrebbe finanziare integralmente i progetti abruzzesi del Contratto nazionale di sviluppo. L'alternativa - di cui si è discusso, ieri sera - è quella di avviare, invece, Contratti di sviluppo locale, dove i soldi dovrebbe comunque metterli tutti la Regione, con la possibilità però di selezionare i progetti delle imprese. Il Tavolo del Patto ha deciso di rinviare ogni decisione in attesa di vedere le intenzioni del governo nazionale.
Da pare sua, Chiodi, al termine della riunione, ha tratto un bilancio moderatamente positivo dell'incontro. «Per l'economia abruzzese stanno emergendo dati positivi e non solo riguardo al 2010», ha detto il governatore, «infatti, siamo stati la seconda regione per Pil, ma anche nel secondo e terzo semestre del 2011 registriamo buone performance anche se il 2012 sarà durissimo per contingenze internazionali».
«Ci confronteremo con le altre Regioni e vedremo se saremo stati capaci di competere in termini economici, confermando i progressi degli ultimi due anni. Oggi, purtroppo, il problema è l'emergenza economica con cui tutti saremo chiamati a fare i conti. Il nostro obiettivo è quello di sostenere l'economia e per fare questo stiamo cercando di mettere in atto strumenti come il Patto per lo sviluppo».
«Riguardo, al porto di Ortona e al sistema ferroviario», ha concluso, «oltre all'intero comparto infrastrutturale, l'emergenza rende tutto più difficile, ma come Regione dovremo farci trovare pronti con i progetti, quando ci sarà lo sblocco delle risorse. Siamo, peraltro, l'unica regione italiana ad aver visto deliberati i Fondi Fas».
Dopo tre ore di discussione, il Tavolo di consultazione del Patto è stato aggiornato. La prossima riunione è in calendario per il 2 febbraio.
«Questo tavolo», ha detto all'uscita, Paolo Primavera, vice presidente di Confindustria Abruzzo, «deve cambiare completamente indirizzo. Dobbiamo parlare di provvedimenti per la crescita e lo sviluppo, e non, come è accaduto oggi (ieri per chi legge ndr) di ordinaria amministrazione».
«E' stata una riunione immobile», commenta Gianni Di Cesare, segretario regioanle della Cgil. «Purtroppo anche gli avvenimenti delle ultime ore creano una grande incertezza in chi dovrebbe indirizzare al meglio le risorse che abbiamo in regione». Roberto Campo, segretario regionale della Uil, conferma la prudenza: «E' stato un incontro interlocutorio».
Assenti i rappresentanti delle tre associazioni che si sono chiamate fuori dal Patto (Cna, Confesercenti e Confartigianato), intorno al tavolo, con il presidente della Regione, Gianni Chiodi (e i suoi assessori Castiglione, Febbo, Gatti e Di Dalmazio) si sono seduti gli esponenenti di tutte le altre sigle che hanno aderito al Patto e il capogruppo regionale del Pd, Camillo D'Alessandro, che ha condiviso il pessimsimo di sindacati e imprenditori.
«Si è parlato di tutto», ha detto D'Alessabdro, «ma non si è deciso nulla. Le uniche certezze sono i problemi non risolti. A partire dai problemi posti dai rappresenti delle imprese che hanno deciso di non partecipare alla riunione del Patto. Innanzitutto, il presidente Chiodi ha confermato la riduzione dei fondi sul Fas dovuti all'impossibilita di vendere gli immobili delle Asl. Ciò significa almeno 40 milioni di euro in meno, anche se la cifra potrebbe essere maggiore. I Fas continuano a essere totalmente incerti nella tempistica e nella percentuale di erogazione. O il Patto scrive il canovaccio e si assume la responsabilità di entrare nel merito, o non ha ragione di esistere: il governo regionale non ce la fa».
Ieri, sul tavolo è stato posto un gruzzolo virtuale di 17 milioni di euro che potrebbero essere a disposizione per essere investiti nella crescita. Sono i soldi del Fesr e del Fondo sociale che non sono stati utilizzati dalle imprese abruzzesi che se li erano aggiudicati ma che vi hanno riununciato perché la crisi ha tolto loro le risorse per cofinanziare i progetti presentati. Che farne di questi soldi?
La proposta della Regione è questa: creare un pacchetto per progetti integrati da suddividere in quattro capitoli. Eccoli: fondo per l'innovazione delle piccole imprese (5 milioni); fondo di garanzia (7 milioni); formazione (un milione), e riduzione del credito d'imposta per chi assume a tempo indeterminato (4 milioni). A questi 17 milioni se ne potrebbero aggiungere altri 10 provenienti dallo smobilizzo dei crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrrazione.
Un secondo tema di discussione è quello che riguarda il Contratto nazionale di sviluppo. I fondi statali necessari a finanziarlo potranno andare solo alle Regioni del Sud del cosiddetto Obiettivo convergenza, di cui non fa parte però l'Abruzzo. La Regione, se volesse starci dentro, dovrebbe finanziare integralmente i progetti abruzzesi del Contratto nazionale di sviluppo. L'alternativa - di cui si è discusso, ieri sera - è quella di avviare, invece, Contratti di sviluppo locale, dove i soldi dovrebbe comunque metterli tutti la Regione, con la possibilità però di selezionare i progetti delle imprese. Il Tavolo del Patto ha deciso di rinviare ogni decisione in attesa di vedere le intenzioni del governo nazionale.
Da pare sua, Chiodi, al termine della riunione, ha tratto un bilancio moderatamente positivo dell'incontro. «Per l'economia abruzzese stanno emergendo dati positivi e non solo riguardo al 2010», ha detto il governatore, «infatti, siamo stati la seconda regione per Pil, ma anche nel secondo e terzo semestre del 2011 registriamo buone performance anche se il 2012 sarà durissimo per contingenze internazionali».
«Ci confronteremo con le altre Regioni e vedremo se saremo stati capaci di competere in termini economici, confermando i progressi degli ultimi due anni. Oggi, purtroppo, il problema è l'emergenza economica con cui tutti saremo chiamati a fare i conti. Il nostro obiettivo è quello di sostenere l'economia e per fare questo stiamo cercando di mettere in atto strumenti come il Patto per lo sviluppo».
«Riguardo, al porto di Ortona e al sistema ferroviario», ha concluso, «oltre all'intero comparto infrastrutturale, l'emergenza rende tutto più difficile, ma come Regione dovremo farci trovare pronti con i progetti, quando ci sarà lo sblocco delle risorse. Siamo, peraltro, l'unica regione italiana ad aver visto deliberati i Fondi Fas».
Dopo tre ore di discussione, il Tavolo di consultazione del Patto è stato aggiornato. La prossima riunione è in calendario per il 2 febbraio.
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