Imprese: più risorse per il credito

Industriali e sindacati: sì alla nuova fase della vertenza Abruzzo

PESCARA. «Ho sempre sostenuto in più occasioni, come sottolineato dal direttore Baraldi, che la partita comincia adesso perché si dovrà capire come convogliare queste risorse». Graziano Di Costanzo direttore della Cna, concorda, e con lui le altre associazioni di categoria e i sindacati, con la necessità di aprire una fase due del Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo: un Patto per il lavoro in grado di convogliare le risorse dei Fas (fondi per le aree sottoutilizzate) direttamente verso il sistema produttivo per privilegiare la crescita nel medio periodo. Favorevoli a un'impostazione di questo tipo si sono detti anche Roberto Campo, segretario regionale della Uil e Gianni Di Cesare, segretario della Cgil, secondo cui le risorse vanno orientate verso gli investimenti e non verso la spesa.
«Adesso l'attenzione deve spostarsi sulla Regione», dice Di Costanzo, «ma non solo per la questione dei Fas. La vera sfida è mettere in campo quelle iniziative sulle quali non si può più scherzare, come ad esempio la semplificazione di tutta la macchina burocratica. Non possiamo più tollerare che sulle imprese, soprattutto le più piccole, venga scaricata l'inefficienza della pubblica amministrazione. Quando venne fatto il bando per i Poli d'innovazione hanno impiegato sei mesi per valutare 14 domande. Adesso c'è quello per l'individuazione del soggetto gestore dei Confidi che è scaduto il 29 agosto, un bando da 15 milioni per il quale ci sono solo due domande, ma dopo quasi un mese siamo ancora fermi».
«Per i bandi dei Fas», conclude Di Costanzo, «i tempi che la Regione darà alle imprese per partecipare, vorremmo che fossero gli stessi per la valutazione delle domande, nel senso che se si hanno novanta giorni per partecipare, la Regione nello stesso tempo deve assegnare quei fondi. Su questo saremo inflessibili».
«Aprire adesso un dibattito su dove destinare le risorse dei Fas mi sembra inopportuno», spiega Maurizio Spina, segretario della Cisl. «Il dibattito in larga parte è già stato definito visto che questi fondi vengono dati perché il governo approva il programma presentato che ora diverrà definitivo. Naturalmente credo che si possano ancora stabilire gli assi e le priorità».
«I fondi Fas hanno come obiettivo quello di sostenere il sistema produttivo sia in modo diretto che indiretto, e di conseguenza l'occupazione. In modo particolare la scelta dell'Automotive si muove in questa direzione qualificando la presenza produttiva in uno dei settori in cui siamo più efficaci. Un'altra parte dei Fas», prosegue Spina, «è indirizzata alle aree di crisi, per le quali c'è bisogno di nuovi strumenti, di cui la Regione deve dotarsi, per governare i nuovi processi di rivitalizzazione di questi territori. Tra questi il principale è il contratto di sviluppo locale dal quale far passare le risorse. Altro tema importante da affrontare è quello riguardante il sistema creditizio che presenta alti tassi per l'accesso al credito delle imprese. C'è la necessità di riformare la Finanziaria regionale e il sistema dei Confidi».
«Magari si verificasse quanto scritto dal direttore Baraldi e avallato da Di Cesare», afferma Daniele Giangiulli, direttore di Confartigianato. «Le risorse vanno riversate sull'intero sistema delle imprese, tutti vanno favoriti perché tutti possono creare occupazione. Il vertice romano non è andato granché, ci hanno dato quello che ci spettava e forse meno. Adesso l'importante è andare avanti capendo quando saranno effettivi fruibilità e spendibilità di questi soldi. Credo sia fondamentale», aggiunge Giangiulli, «mettere in campo meccanismi che favoriscano l'accesso al credito delle imprese, ma la Regione da questo punto di vista è ancora un po' ferma. Ci sono 47 milioni di euro della Cassa depositi e prestiti per l'accesso al credito, ma rischiamo di perderli a vantaggio di altre Regioni che hanno già presentato i protocolli. Una su tutte i nostri vicini delle Marche».
«Il mix di elevata tassazione, accesso al credito più difficile e carenza infrastrutturale ha aumentato notevolmente, in questi ultimi anni, il gap competitivo fra le imprese abruzzesi e quelle di altre regioni anche limitrofe» evidenzia Enzo Giammarino, direttore di Confesercenti. «Ora occorre un piano per recuperare questo gap e tornare ad essere competitivi: il percorso avviato con il Patto per lo Sviluppo deve diventare stabilmente il metodo di lavoro dell'Abruzzo. Agli imprenditori non piacciono definizioni estreme come "risultato epocale" né "fallimento": la semplice verità è che grazie all'unità d'azione di tutte le rappresentanze sociali, delle forze di maggioranza e dell'opposizione, si sono raggiunti risultati di cui l'Abruzzo ha bisogno come il pane».
«Concordo che bisogna puntare sulla crescita delle imprese», dice Paolo Primavera, vicepresidente regionale di Confindustria, «ma parallelamente devono partire i progetti di riforma della pubblica amministrazione. I politici si accorgono e parlano delle inefficienze ma al momento di fare le riforme manca sempre il coraggio per portarle a termine. La politica non può far passare cinque anni dall'approvazione dell'Automotive per esempio. Sono mesi che segnaliamo la mancanza della banda larga in Val di Sangro, abbiamo presentato un progetto ma non riusciamo a capire in quali maglie della burocrazia resta bloccato. Noi comunque andremo avanti su grandi progetti così come programmato, anche se passano mesi e anni per le autorizzazioni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA