In otto giorni chiuse 12 tendopoli
Scende sotto quota 34mila anche il numero di persone assistite.
L’AQUILA. Sono poco meno di 34mila le persone attualmente assistite dalla Protezione civile.
In poco più di una settimana (il dato si riferisce al periodo che va dal 13 settembre a ieri sera) è sceso da 110 a 98 il numero di tendopoli aperte per accogliere gli sfollati aquilani.
Inizia quindi il conto alla rovescia in attesa dello smantellamento definitivo delle aree di ricovero.
Viste le condizioni meteo che sono peggiorate in maniera sensibile negli ultimi giorni cresce l’attesa di una sistemazione provvisoria nelle nuove case che stanno sorgendo come funghi nei 19 cantieri della città. Sotto le tende, del resto, non mancano disagi a causa degli allagamenti e del freddo pungente della notte.
Scorrendo ancora le cifre ufficiali si nota, per esempio, che negli alberghi e nelle case private sono 24.081 gli sfollati (14.595 in hotel, 9.065 in appartamento). Nelle tendopoli scende sotto i 10mila il numero delle persone ospitate (esattamente 9.833) e anche le tende passano da 4.045 a 3.589. Le cucine scendono da 66 a 59 e resta invariato soltanto il numero di presidi sanitari (11).
L’ingegner Fabrizio Curcio, responsabile dell’ufficio emergenze del dipartimento, conferma che «entro il 30 settembre avremo avviato le procedure di smantellamento».
In sostanza entro la fine di questo mese tutti gli sfollati conosceranno la loro sistemazione futura.
«L’attività a tappeto sarà conclusa entro il 30», spiega Curcio, «mentre lo spostamento delle persone è un’operazione di dettaglio. Qualche tendopoli potrebbe restare in piedi per qualche giorno. Stiamo affinando il tiro, anche perché parliamo di una notevole massa di persone. Molti sfollati entreranno nel progetto case. Le prime 2mila persone entro pochi giorni e poi si stanno requisendo gli alloggi, oltre ai casi di autonoma sistemazione».
Il funzionario della Protezione civile informa che «in occasione della chiusura di qualche campo alcuni sfollati ci hanno chiesto e continuano a chiederci una proroga per motivi di lavoro. Poi dobbiamo considerare i piccoli traslochi, i servizi. Insomma, la tenda è stata la loro abitazione per 5 mesi, lì una infrastruttura si è creata man mano».
«Molti sfollati», conclude l’ingegner Curcio, «hanno lasciato delle cose personali dentro le tende pur avendo già trovato un’altra sistemazione. Ecco, si può dire che il progetto Case, che costituisce una svolta epocale, guiderà questo smantellamento e fungerà da riavvicinamento alla città devastata dal terribile sisma del 6 aprile scorso».
In poco più di una settimana (il dato si riferisce al periodo che va dal 13 settembre a ieri sera) è sceso da 110 a 98 il numero di tendopoli aperte per accogliere gli sfollati aquilani.
Inizia quindi il conto alla rovescia in attesa dello smantellamento definitivo delle aree di ricovero.
Viste le condizioni meteo che sono peggiorate in maniera sensibile negli ultimi giorni cresce l’attesa di una sistemazione provvisoria nelle nuove case che stanno sorgendo come funghi nei 19 cantieri della città. Sotto le tende, del resto, non mancano disagi a causa degli allagamenti e del freddo pungente della notte.
Scorrendo ancora le cifre ufficiali si nota, per esempio, che negli alberghi e nelle case private sono 24.081 gli sfollati (14.595 in hotel, 9.065 in appartamento). Nelle tendopoli scende sotto i 10mila il numero delle persone ospitate (esattamente 9.833) e anche le tende passano da 4.045 a 3.589. Le cucine scendono da 66 a 59 e resta invariato soltanto il numero di presidi sanitari (11).
L’ingegner Fabrizio Curcio, responsabile dell’ufficio emergenze del dipartimento, conferma che «entro il 30 settembre avremo avviato le procedure di smantellamento».
In sostanza entro la fine di questo mese tutti gli sfollati conosceranno la loro sistemazione futura.
«L’attività a tappeto sarà conclusa entro il 30», spiega Curcio, «mentre lo spostamento delle persone è un’operazione di dettaglio. Qualche tendopoli potrebbe restare in piedi per qualche giorno. Stiamo affinando il tiro, anche perché parliamo di una notevole massa di persone. Molti sfollati entreranno nel progetto case. Le prime 2mila persone entro pochi giorni e poi si stanno requisendo gli alloggi, oltre ai casi di autonoma sistemazione».
Il funzionario della Protezione civile informa che «in occasione della chiusura di qualche campo alcuni sfollati ci hanno chiesto e continuano a chiederci una proroga per motivi di lavoro. Poi dobbiamo considerare i piccoli traslochi, i servizi. Insomma, la tenda è stata la loro abitazione per 5 mesi, lì una infrastruttura si è creata man mano».
«Molti sfollati», conclude l’ingegner Curcio, «hanno lasciato delle cose personali dentro le tende pur avendo già trovato un’altra sistemazione. Ecco, si può dire che il progetto Case, che costituisce una svolta epocale, guiderà questo smantellamento e fungerà da riavvicinamento alla città devastata dal terribile sisma del 6 aprile scorso».