Inchiesta Ecoemme, 4 indagati per i rifiuti di Montesilvano

Quattro indagati per l’Ecoemme, azienda leader nel settore dei rifiuti con sede a Spoltore. Tra le accuse della procura di Pescara c’è anche l’associazione per delinquere

MONTESILVANO. Dopo il sequestro di dieci anni di carte, dopo i computer controllati, dopo le perquisizioni in case e uffici di amministratori, arriva anche in Comune la squadra mobile per scovare gli atti Ecoemme. Quattro indagati: l’ipotesi è associazione per delinquere.
Il primo a entrare in municipio, alle 8,45, è l’ispettore Giancarlo Pavone. Destinazione terzo piano, ufficio del geometra comunale Giuseppe Maggiore: in questo ufficio angusto sono custodite anche le carte dell’Ecoemme, la società pubblico-privata che raccoglie i rifiuti.

Cinque ore passate a controllare delibere di giunta, determine dirigenziali e fatture firmate Ecoemme: il risultato della perquisizione è contenuto in un faldone di fotocopie che viene portato in mano da uno degli agenti. Nessun sequestro: acquisizione di documenti.
Una montagna di carte. In mano agli investigatori della squadra mobile, diretti da Nicola Zupo, ci sono migliaia di atti: a disposizione dei pm Anna Rita Mantini e Gennaro Varone ci sono dieci anni di documenti, dall’atto di costituzione dell’azienda fino alle fatture per l’acquisto di beni.

Per il Comune, il settore rifiuti significa una spesa che ogni anno supera i sette milioni di euro: da ieri nelle mani della squadra mobile ci sono anche le determine dirigenziali firmate dopo le fatture inviate da Ecoemme e Deco, il socio privato dell’azienda dei rifiuti con il 47,83 per cento delle quote. Sommando le voci, la cifra che finisce all’Ecoemme è di quattro milioni 343 mila euro. Ma il Comune gira direttamente alla Deco dei fratelli Ettore e Rodolfo Di Zio anche due milioni e 762 mila euro per il trasporto dei rifiuti in discarica. L’immondizia di Montesilvano finisce, dopo essere stata trasportata sui camion Deco, nella discarica Colle Cese di Spoltore, un impianto gestito dalla Deco.

Il blitz della polizia va in scena al terzo piano: dietro alla porta in vetro si vede ogni movimento. La porta si apre: un agente esce, va verso la fotocopiatrice e pigia i bottoni.
Il sindaco Pasquale Cordoma è chiuso in ufficio: una giornata di ordinaria amministrazione al primo piano. Ma nel palazzo, la voce dell’arrivo della squadra mobile si sparge subito: il terzo piano è la meta dei dipendenti municipali in pausa caffè. Per loro è come tornare indietro al 2006: all’alba dell’inchiesta Ciclone che ha travolto la giunta di Enzo Cantagallo, il sindaco del 69,5 per cento dei voti. Stavolta, sotto la lente di ingrandimento della procura non ci sono le fogne, i palazzi, le assunzioni pilotate ma i rifiuti: un giro vorticoso di soldi.

La procura indaga anche per associazione per delinquere: un sospetto che, dopo le perquisizioni, fa tremare Montesilvano. Nel mirino degli investigatori anche la concessione Ecoemme: per il Comune, il contratto è cessato il 31 dicembre 2006. Ma l’attività è proseguita in regime di proroga fino a oggi: il Comune non ha ancora stilato il bando per cercare un nuovo socio privato da sostituire alla Deco.