Incompiuta l’Italia di Garibaldi
Pellegrinaggio laico a Caprera nel giorno della nascita del generale.
Quale componente del consiglio nazionale dell’Anvrg (Associazione nazionale veterani reduci garibaldini) porto il saluto del presidente Carlo Bortoletto, che in questi giorni è occupato in altre manifestazioni. Credo che possiamo rivolgere a lui un grato pensiero per tutto ciò che fa con dedizione assoluta, disinteressata e dinamica. Il saluto dell’Associazione va ovviamente anche agli autori dei saggi del volume e alle curatrici Anna Maria Lazzarini Del Grosso e alla nostra vice-presidente nazionale Annita Garibaldi Jallet. E a lei sento il dovere di dedicare un particolare pensiero. Annita ha una autorevolezza che non è mera emanazione di sangue.
Non è soltanto la pronipote di Giuseppe e la figlia di Sante, morto per i maltrattamenti subiti a Dachau, dove era stato internato come antifascista. Annita è una donna di cultura, una personalità attiva a livello internazionale nelle istituzioni (a cominciare dal Parlamento Europeo), nelle associazioni, nei sodalizi, che promuovono gli ideali di pace, di uguaglianza tra i singoli e i popoli, che lottano contro ogni discriminazione. E’ un’attiva e capace storica della propria famiglia alla quale guarda e per la quale pubblica saggi che hanno la forza del distacco scientifico. L’aver avuto una cattedra di Diritto costituzionale a Bordeaux sembra poca cosa rispetto al suo quotidiano impegno.
Eppure il concreto attivismo sostenuto da una inusuale energia, non ha sosta. In questo periodo si sta occupando di riaprire il Museo di Porta San Pancrazio a Roma, Museo dell’Anvrg, da troppo tempo chiuso, che racchiude tesori di cultura garibaldina, risorgimentale, resistenziale legati a personalità ed eventi dalla Repubblica Romana alla Resistenza. Insomma, carte e memorabilia dei cento anni più importanti della storia moderna d’Italia. Senza la spada del bisnonno, ma con la medesima competenza di una certa arte militare allo stesso tempo tattica, strategica e di guerriglia, sta muovendo questo mondo e quell’altro (buon sangue non mente) perché tale patrimonio torni a contare innanzitutto per la nostra associazione, riprenda la sua forza di impatto educativo e informativo per tutti; rilanci, come luogo deputato al ricordo e alla conservazione, ma senza pari attraverso gli oggetti, le carte, i simboli della storia.
Grazie Annita! Ma è doveroso per noi tutti ricordare che siamo qui non per nostalgia di passato. Questo è un annuale pellegrinaggio laico soprattutto a ogni utile percorso di conoscenza senza pari, la grandezza di un lascito morale che si ripete da oltre un secolo per celebrare il passato, ma soprattutto per dare senso al futuro. Noi siamo qui perché il messaggio di Giuseppe Garibaldi è di una straordinaria attualità. L’Italia che lui voleva non s’è compiuta. L’isola di Caprera ci lascia respirare il ritiro del grande, ma anche l’amarezza del deluso, del tradito. La sua casa, simbolo d’amore per le piccole cose della famiglia, per il rispetto della natura, per ogni cosa semplice della vita non è la dimora di un potente e tutt’altro che un capriccio di ostentazione. Dobbiamo ricordare come la figura di Giuseppe Garibaldi sia stata di fondamentale aiuto alla Patria, ben oltre le vicende terrene della sua esistenza.
Come non andare col pensiero all’ultimo atto del risorgimento, quella resistenza quando si intitolavano a Garibaldi, gruppi, brigate e addirittura una divisione, il cui retaggio è nel dna del ANRVG. Ebbene forse quella stagione non è finita, pur nell’oggettivo mutare delle situazioni storiche, politiche e sociali: l’Italia ha ancora bisogno di Garibaldi e garibaldini. Ecco perché siamo qui, e quando torneremo alle nostre case proveremo a combattere le nostre piccole o grandi battaglie per un mondo migliore: quello in cui credeva Giuseppe Garibaldi, quello in cui credevano i combattenti della Resistenza al nazifascismo, quello in cui noi crediamo e in cui speriamo, crederanno i nostri figli che saranno a loro volta qui ad onorarlo. Mai pensando a un eroe mitologico, ma a un uomo semplicemente grande nella chiarezza e nella coerenza del suo pensiero e delle sue azioni. Non a un personaggio da monumento equestre, ma a una figura che cammina nella storia e nell’attualità, dove le sue idee sono ancora vive e il suo esempio necessario.
Non è soltanto la pronipote di Giuseppe e la figlia di Sante, morto per i maltrattamenti subiti a Dachau, dove era stato internato come antifascista. Annita è una donna di cultura, una personalità attiva a livello internazionale nelle istituzioni (a cominciare dal Parlamento Europeo), nelle associazioni, nei sodalizi, che promuovono gli ideali di pace, di uguaglianza tra i singoli e i popoli, che lottano contro ogni discriminazione. E’ un’attiva e capace storica della propria famiglia alla quale guarda e per la quale pubblica saggi che hanno la forza del distacco scientifico. L’aver avuto una cattedra di Diritto costituzionale a Bordeaux sembra poca cosa rispetto al suo quotidiano impegno.
Eppure il concreto attivismo sostenuto da una inusuale energia, non ha sosta. In questo periodo si sta occupando di riaprire il Museo di Porta San Pancrazio a Roma, Museo dell’Anvrg, da troppo tempo chiuso, che racchiude tesori di cultura garibaldina, risorgimentale, resistenziale legati a personalità ed eventi dalla Repubblica Romana alla Resistenza. Insomma, carte e memorabilia dei cento anni più importanti della storia moderna d’Italia. Senza la spada del bisnonno, ma con la medesima competenza di una certa arte militare allo stesso tempo tattica, strategica e di guerriglia, sta muovendo questo mondo e quell’altro (buon sangue non mente) perché tale patrimonio torni a contare innanzitutto per la nostra associazione, riprenda la sua forza di impatto educativo e informativo per tutti; rilanci, come luogo deputato al ricordo e alla conservazione, ma senza pari attraverso gli oggetti, le carte, i simboli della storia.
Grazie Annita! Ma è doveroso per noi tutti ricordare che siamo qui non per nostalgia di passato. Questo è un annuale pellegrinaggio laico soprattutto a ogni utile percorso di conoscenza senza pari, la grandezza di un lascito morale che si ripete da oltre un secolo per celebrare il passato, ma soprattutto per dare senso al futuro. Noi siamo qui perché il messaggio di Giuseppe Garibaldi è di una straordinaria attualità. L’Italia che lui voleva non s’è compiuta. L’isola di Caprera ci lascia respirare il ritiro del grande, ma anche l’amarezza del deluso, del tradito. La sua casa, simbolo d’amore per le piccole cose della famiglia, per il rispetto della natura, per ogni cosa semplice della vita non è la dimora di un potente e tutt’altro che un capriccio di ostentazione. Dobbiamo ricordare come la figura di Giuseppe Garibaldi sia stata di fondamentale aiuto alla Patria, ben oltre le vicende terrene della sua esistenza.
Come non andare col pensiero all’ultimo atto del risorgimento, quella resistenza quando si intitolavano a Garibaldi, gruppi, brigate e addirittura una divisione, il cui retaggio è nel dna del ANRVG. Ebbene forse quella stagione non è finita, pur nell’oggettivo mutare delle situazioni storiche, politiche e sociali: l’Italia ha ancora bisogno di Garibaldi e garibaldini. Ecco perché siamo qui, e quando torneremo alle nostre case proveremo a combattere le nostre piccole o grandi battaglie per un mondo migliore: quello in cui credeva Giuseppe Garibaldi, quello in cui credevano i combattenti della Resistenza al nazifascismo, quello in cui noi crediamo e in cui speriamo, crederanno i nostri figli che saranno a loro volta qui ad onorarlo. Mai pensando a un eroe mitologico, ma a un uomo semplicemente grande nella chiarezza e nella coerenza del suo pensiero e delle sue azioni. Non a un personaggio da monumento equestre, ma a una figura che cammina nella storia e nell’attualità, dove le sue idee sono ancora vive e il suo esempio necessario.