Irpef, piace il modello Marche

Associazioni e imprenditori rilanciano: va abbassata anche l'Irap

PESCARA. Il modello della Regione Marche per le addizionali Irpef proposto dai sindacati piace alle associazioni di categoria e datoriali, che però rilanciano chiedendo un contemporaneo abbassamento anche dell'Irap. Cgil, Cisl, Uil e Ugl, porteranno al tavolo del Patto per lo sviluppo l'idea che prevede aliquote diverse in base al reddito: 0,90% per i redditi fino a 15mila euro, 1,20% da 15.500 a 31mila e 1,40% da 31mila in su, al posto dell'unica addizionale regionale dell'1,40%.

«Sarebbe un discorso di equità e buon senso, quindi condivisibile», afferma Graziano Di Costanzo, direttore della Cna. «Chi più ha, più contribuisce. Penso sia sbagliato dover prelevare altri soldi per l'insipienza e l'incapacità della politica, visto che già paghiamo molto per il debito della sanità. Al contrario bisogna andare verso l'abolizione delle addizionali, sia Irpef che Irap». «E' auspicabile il modello Marche», prosegue Di Costanzo, «ma alla base c'è la nostra profonda contrarietà alle addizionali Irpef per le persone fisiche e Irap per le aziende, che già pagano 90 milioni di euro. Speriamo, come ha auspicato Chiodi, che vengano eliminate il prima possibile».

«Siamo obbligati a perseguire la strada della riduzione delle tasse», sostiene Paolo Primavera, vicepresidente di Confindustria Abruzzo, «altrimenti decreteremo la fine delle imprese». Primavera chiede con forza anche, al di là dell'abbassamento delle addizionali, un piano di rilancio generale dell'Abruzzo che permetta di dare nuovo slancio allo sviluppo regionale: «Senza una strategia per ridare forza all'economia della regione, il Patto per lo sviluppo rischia di diventare solo un modo per far quadrare i bilanci. Qui abbiamo chiesto sacrifici per recuperare la politica spregiudicata degli ultimi decenni, ma senza una visione prospettica rischiamo anche noi il default. Si deve tornare a pensare allo sviluppo delle imprese». Per il vicepresidente dell'Unione industriali una riduzione dell'Irpef, abbinata a dei crediti per le aziende che assumono, incentiverebbe nuova occupazione, «perché solo in Italia può accadere che più assumi più devi pagare tasse».

Infine Primavera lancia un appello ai sindacati affinché lavorino in armonia con la politica per raggiungere l'obiettivo di rendere la macchina della pubblica amministrazione più efficiente: «In Val di Sangro abbiamo presentato un progetto per l'installazione della banda larga che verrebbe fornita a costo zero dagli imprenditori. Sono mesi che è tutto bloccato nei meandri della burocrazia, ma non capiamo perché».

«Il presidente Chiodi ha annunciato il raggiungimento del pareggio e un piano di stabilizzazione dei precari della sanità», dice Enzo Giammarino, direttore regionale della Confesercenti. «Da cittadini vogliamo sperare che presto si arrivi anche ad un pieno funzionamento delle tante strumentazioni sottoutilizzate, il cui uso parziale spinge i pazienti a rivolgersi ad altre Regioni o alle strutture private. Oggi per le imprese è assolutamente prioritario ridurre il gap competitivo con le altre regioni: le aziende che resistono in Abruzzo, con coraggio e sacrificio, pagano le tasse più alte d'Italia ricevendo servizi spesso non all'altezza. Per questo diciamo che accanto alla riduzione delle tasse occorre sostenere la domanda interna, liberando risorse per lo sviluppo nell'ambito di una rimodulazione delle addizionali per fasce di reddito. Bisogna ridare potere d'acquisto alle famiglie della vecchia classe media ed ai ceti medio-bassi, altrimenti i consumi continueranno a stagnare».

«Il problema non è l'Irpef», evidenzia Daniele Giangiulli, segretario di Confartigianato Abruzzo, «ma l'Irap, un'aliquota del 5,07%, la più alta in Italia, che è un vero e proprio macigno fiscale per le imprese che scoraggia, insieme al fardello della burocrazia, anche grandi competitor che preferiscono non venire qui. Abbiamo chiesto con forza a Chiodi la riduzione dell'Irap, una tassa che colpisce indistintamente, ma non abbiamo ricevuto risposta. Con queste condizioni le imprese non sono in grado di assumere e di mantenere posti di lavoro». «In Abruzzo le micro imprese con meno di venti addetti sono 107 mila», conclude Giangiulli, «il 98 per cento del totale e rappresentano il vero motore che crea il Pil».

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