L'Abruzzo non va alla Bit di Milano
Di Dalmazio: poche risorse. D'accordo le imprese: meglio i mercati
PESCARA. Niente Bit per l'Abruzzo. La regione rompe una tradizione consolidata e per la prima volta non aprirà un suo spazio alla Borsa internazionale del Turismo di Milano in programma dal 17 al 20 febbraio alla Fiera del capoluogo lombardo.
Lo ha annunciato l'assessore regionale al Turismo, Mauro Di Dalmazio alla conferenza stampa di presentazione dei dati 2010: «Le condizioni finanziarie della Regione consentirebbero la partecipazione alla Bit, ma le risorse sarebbero assorbite per l'80 per cento da questa attività. Abbiamo misurato dei gradi di ritorno maggiore da altre fiere e da altre manifestazioni sulle quali andremo ad investire» (nel 2011 il settore può contare solo su 500mila euro rispetto ai 5 milioni del 2006, l'investimento più basso tra tutte le regioni italiane).
La scelta della Regione «è stata condivisa con i rappresentanti delle imprese», hanno affermato i presidenti delle associazioni delle imprese turistiche abruzzesi Emilio Schirato (Federalberghi-Confcommercio), Daniele Zunica (Assoturismo-Confesercenti), Dario Colecchi (Federturismo-Confindustria) e Giuseppe Delli Compagni (Faita-Federcamping).
Per quanto la Bit sia la principale vetrina del turismo italiano, hanno spiegato, «ora più che mai si rende necessario mantenere un punto di equilibrio fra costo e risultato della partecipazione alla Borsa e concentrare gli investimenti sui mercati».
«I dati presentati da Di Dalmazio dicono con chiarezza che l'Abruzzo è la regione che può contare su minori risorse nella promozione turistica», dicono le imprese, «e quindi bisogna far sì che ogni euro investito possa portare risultati».
Pollice verso dall'opposizione politica. Per il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Camillo D'Alessandro, disertare la borsa del turismo è «l'ultimo segno della decadenza imperante che sta cancellando l'Abruzzo da ogni scenario. L'unica attrattiva che non si può delocalizzare è il turismo perché il "territorio Abruzzo" non può essere scoperto altrove. E' assolutamente grave che si rinunci a giocare una partita come questa».
Critico il capogruppo dell'Idv Carlo Costantini: «Trovo davvero sorprendente, oltre che profondamente sbagliata, la scelta di non partecipare alla Bit. Non è un problema di produttività spicciola o di rapporto tra costi della partecipazione e ricavi. E' un problema di immagine, una immagine che l'Abruzzo mai come in questo momento aveva ed ha necessità di recuperare sul mercato nazionale ed europeo. Dovevamo dimostrare a tutto il mondo del turismo che siamo vivi, operativi, accoglienti e capaci di regalare esperienze uniche, come e più di prima del terremoto. Ed invece, scegliendo di non partecipare alla fiera, diremo nei fatti a tutti che non siamo ancora pronti».
Lo ha annunciato l'assessore regionale al Turismo, Mauro Di Dalmazio alla conferenza stampa di presentazione dei dati 2010: «Le condizioni finanziarie della Regione consentirebbero la partecipazione alla Bit, ma le risorse sarebbero assorbite per l'80 per cento da questa attività. Abbiamo misurato dei gradi di ritorno maggiore da altre fiere e da altre manifestazioni sulle quali andremo ad investire» (nel 2011 il settore può contare solo su 500mila euro rispetto ai 5 milioni del 2006, l'investimento più basso tra tutte le regioni italiane).
La scelta della Regione «è stata condivisa con i rappresentanti delle imprese», hanno affermato i presidenti delle associazioni delle imprese turistiche abruzzesi Emilio Schirato (Federalberghi-Confcommercio), Daniele Zunica (Assoturismo-Confesercenti), Dario Colecchi (Federturismo-Confindustria) e Giuseppe Delli Compagni (Faita-Federcamping).
Per quanto la Bit sia la principale vetrina del turismo italiano, hanno spiegato, «ora più che mai si rende necessario mantenere un punto di equilibrio fra costo e risultato della partecipazione alla Borsa e concentrare gli investimenti sui mercati».
«I dati presentati da Di Dalmazio dicono con chiarezza che l'Abruzzo è la regione che può contare su minori risorse nella promozione turistica», dicono le imprese, «e quindi bisogna far sì che ogni euro investito possa portare risultati».
Pollice verso dall'opposizione politica. Per il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Camillo D'Alessandro, disertare la borsa del turismo è «l'ultimo segno della decadenza imperante che sta cancellando l'Abruzzo da ogni scenario. L'unica attrattiva che non si può delocalizzare è il turismo perché il "territorio Abruzzo" non può essere scoperto altrove. E' assolutamente grave che si rinunci a giocare una partita come questa».
Critico il capogruppo dell'Idv Carlo Costantini: «Trovo davvero sorprendente, oltre che profondamente sbagliata, la scelta di non partecipare alla Bit. Non è un problema di produttività spicciola o di rapporto tra costi della partecipazione e ricavi. E' un problema di immagine, una immagine che l'Abruzzo mai come in questo momento aveva ed ha necessità di recuperare sul mercato nazionale ed europeo. Dovevamo dimostrare a tutto il mondo del turismo che siamo vivi, operativi, accoglienti e capaci di regalare esperienze uniche, come e più di prima del terremoto. Ed invece, scegliendo di non partecipare alla fiera, diremo nei fatti a tutti che non siamo ancora pronti».
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