La beatificazione di don Tantalo
Arriva l’atteso sì della Congregazione per le cause dei santi.
VILLAVALLELONGA. Il processo di beatificazione di don Gaetano Tantalo segna un decisivo passo in avanti. È arrivato l’atteso sì da parte della Congregazione per le cause dei santi. Ora la documentazione, con le testimonianze di guarigioni da parte del sacerdote marsicano, verrà esaminata da due commissioni. Una medica e l’altra teologica. L’ultima testimonianza presentata alla Congregazione dal vice postulatore della causa, don Aldo De Angelis, nel 2006, è quella di un giovane piemontese che sostiene di essere guarito da una grave malattia grazie all’intercessione di don Gaetano.
Se il parere delle commissioni sarà favorevole, il processo aperto nel gennaio 1981 dal vescovo di Avezzano, monsignor Biagio Terrinoni, si concluderà con la proclamazione di don Tantalo beato. Nel 1995, Giovanni Paolo II ha dichiarato don Gaetano venerabile «per le sue virtù cristiane vissute in forma eroica». La vita di don Tantalo è piena di gesti eroici. Nel novembre del 1943 si offrì come ostaggio ai tedeschi che avevano ordinato una retata per punire gli abitanti di Villavallelonga sospettati di favorire i partigiani. Qualche tempo dopo a Tagliacozzo i nazisti, per rappresaglia, presero 12 uomini per fucilarli. Appena lo seppe, don Gaetano corse dai tedeschi e si offrì in cambio dei prigionieri, ma venne preso anche lui e rinchiuso in una cella per essere giustiziato.
Al momento dell’esecuzione, però, inaspettatamente, arrivò l’ordine di liberare tutti gli ostaggi. Questo gesto di magnanimità da parte dei nazisti è rimasto un mistero. Don Gaetano salvò dai nazi-fascisti anche due famiglie di Ebrei: gli Orvieto e i Pacifici. Il sacerdote le aveva conosciute nel 1940 a Magliano dei Marsi, dove di solito trascorrevano le vacanze, e avevano fatto amicizia. Dopo l’8 settembre, gli Orvieto-Pacifici, non sentendosi più sicuri a Magliano, si trasferirono a Poggiofilippo, una frazione di Tagliacozzo. «Questo», racconta Liliana Picciotto, nel suo libro I Giusti d’Italia (Mondadori), «accadde 12 ore prima che nella zona arrivassero i tedeschi e stabilissero il loro quartiere generale proprio nella casa abitata prima dalle due famiglie.
Così Enrico Orvieto chiese aiuto a don Gaetano, allora parroco della chiesa di San Pietro a Tagliacozzo, che si offrì di dare rifugio alle due famiglie nella sua canonica, presentandole ai suoi vicini come parenti». Durante i nove mesi di permanenza, don Tantalo si dimostrò con gli ospiti un vero amico. Per il Seder (cena pasquale), procurò loro nuove stoviglie e mattoni per cuocere il pane azzimo. Un piccolo pezzo di quel pane rimase nascosto tra i suoi effetti personali ed è tuttora gelosamente conservato dai suoi familiari. Nel 1944, dopo la liberazione della capitale, gli Orvieto-Pacifici lasciarono Tagliacozzo, ma rimasero sempre in stretto contatto con chi li aveva salvati. E quando don Gaetano, colpito da una grave malattia, deve recarsi per visite e cure a Roma, lo ospitano a casa loro. Gli procurano un inginocchiatoio, dove possa pregare, e gli comprano un breviario nuovo. La malattia lo ha stroncato il 13 novembre 1947, a soli 42 anni.
Se il parere delle commissioni sarà favorevole, il processo aperto nel gennaio 1981 dal vescovo di Avezzano, monsignor Biagio Terrinoni, si concluderà con la proclamazione di don Tantalo beato. Nel 1995, Giovanni Paolo II ha dichiarato don Gaetano venerabile «per le sue virtù cristiane vissute in forma eroica». La vita di don Tantalo è piena di gesti eroici. Nel novembre del 1943 si offrì come ostaggio ai tedeschi che avevano ordinato una retata per punire gli abitanti di Villavallelonga sospettati di favorire i partigiani. Qualche tempo dopo a Tagliacozzo i nazisti, per rappresaglia, presero 12 uomini per fucilarli. Appena lo seppe, don Gaetano corse dai tedeschi e si offrì in cambio dei prigionieri, ma venne preso anche lui e rinchiuso in una cella per essere giustiziato.
Al momento dell’esecuzione, però, inaspettatamente, arrivò l’ordine di liberare tutti gli ostaggi. Questo gesto di magnanimità da parte dei nazisti è rimasto un mistero. Don Gaetano salvò dai nazi-fascisti anche due famiglie di Ebrei: gli Orvieto e i Pacifici. Il sacerdote le aveva conosciute nel 1940 a Magliano dei Marsi, dove di solito trascorrevano le vacanze, e avevano fatto amicizia. Dopo l’8 settembre, gli Orvieto-Pacifici, non sentendosi più sicuri a Magliano, si trasferirono a Poggiofilippo, una frazione di Tagliacozzo. «Questo», racconta Liliana Picciotto, nel suo libro I Giusti d’Italia (Mondadori), «accadde 12 ore prima che nella zona arrivassero i tedeschi e stabilissero il loro quartiere generale proprio nella casa abitata prima dalle due famiglie.
Così Enrico Orvieto chiese aiuto a don Gaetano, allora parroco della chiesa di San Pietro a Tagliacozzo, che si offrì di dare rifugio alle due famiglie nella sua canonica, presentandole ai suoi vicini come parenti». Durante i nove mesi di permanenza, don Tantalo si dimostrò con gli ospiti un vero amico. Per il Seder (cena pasquale), procurò loro nuove stoviglie e mattoni per cuocere il pane azzimo. Un piccolo pezzo di quel pane rimase nascosto tra i suoi effetti personali ed è tuttora gelosamente conservato dai suoi familiari. Nel 1944, dopo la liberazione della capitale, gli Orvieto-Pacifici lasciarono Tagliacozzo, ma rimasero sempre in stretto contatto con chi li aveva salvati. E quando don Gaetano, colpito da una grave malattia, deve recarsi per visite e cure a Roma, lo ospitano a casa loro. Gli procurano un inginocchiatoio, dove possa pregare, e gli comprano un breviario nuovo. La malattia lo ha stroncato il 13 novembre 1947, a soli 42 anni.