LAVORO
La Corte dei conti blocca le assunzioni in Regione
La sezione di controllo d’Abruzzo: vanno prima approvati i rendiconti di bilancio. Stop a tutti i contratti di natura flessibile, ai comandi e ai distacchi
PESCARA. Se qualcuno coltivava la segreta speranza di “entrare alla Regione”, come si diceva una volta, sia pure con un contratto di collaborazione coordinata e continuativa a chiamata diretta, o, magari, attraverso l’istituto del “comando”, può mettersi l’anima in pace. La Corte dei conti, infatti, ha detto no. E lo ha fatto sulla scorta di un quesito che il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, ha rivolto alla sezione regionale di controllo per l’Abruzzo presieduta dal giudice Antonio Frittella. Nel parere, depositato in segreteria lo scorso 9 giugno, i giudici hanno chiarito che non si può procedere alla stipula di contratti, sia pure di natura flessibile, e tantomeno a comandi e distacchi, nonostante non determinino l’instaurarsi di un rapporto di dipendenza. Tutto questo, ha rimarcato la sezione, alla luce del fatto che la Regione non è in regola con l’approvazione dei rendiconti che avrebbero permesso di assoggettarsi alla verifica da parte della Corte dei conti. A normare la materia, in realtà piuttosto ostica, è il decreto legislativo 113 del 2016, che ha introdotto il divieto di “procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale, ivi compresi i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e di somministrazione, anche con riferimento ai processi di stabilizzazione in atto”. Una disposizione, hanno osservato i giudici, applicabile anche alle regioni che sono in ritardo nell’approvazione preventiva del rendiconto da parte della Giunta, come l’Abruzzo. L’ufficio di presidenza aveva chiesto se si potesse fare eccezione, utilizzando risorse umane mediante il ricorso a istituti quali comandi e distacchi, che, «se da un lato comportano comunque l’assunzione di un onere finanziario, dall’altro non determinano l’instaurarsi di un rapporto di lavoro stabile». Analoga richiesta di parere anche per le assunzioni, sempre a termine, «del personale destinato alle segreterie degli organi di indirizzo politico, delle commissioni consiliari e del Difensore civico regionale, ovviamente nel rigoroso rispetto dei limiti dettati di budget».
Ma anche in questo caso la sezione ha detto no. Ed è un parere negativo ben motivato, quello rilasciato dalla Corte dei conti, sulla scorta di recentissimi orientamenti giurisprudenziali che hanno spento le speranze di chi faceva affidamento su un “contrattino” in Regione, di quelli a chiamata diretta su indicazione dei capigruppo o dei consiglieri, prorogabile all’infinito, in attesa della stabilizzazione. Ebbene, ha ricordato la Corte dei conti, «il mancato rispetto dei termini di legge previsti per l’approvazione di determinati documenti contabili, preclude ogni possibilità di procedere ad assunzioni a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale, ivi compresi i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e di somministrazione, in assenza di un quadro finanziario chiaro e certificato, e soprattutto, del giudizio di parifica della Corte dei conti che ne verifica la regolarità finanziaria-contabile».
Ma anche in questo caso la sezione ha detto no. Ed è un parere negativo ben motivato, quello rilasciato dalla Corte dei conti, sulla scorta di recentissimi orientamenti giurisprudenziali che hanno spento le speranze di chi faceva affidamento su un “contrattino” in Regione, di quelli a chiamata diretta su indicazione dei capigruppo o dei consiglieri, prorogabile all’infinito, in attesa della stabilizzazione. Ebbene, ha ricordato la Corte dei conti, «il mancato rispetto dei termini di legge previsti per l’approvazione di determinati documenti contabili, preclude ogni possibilità di procedere ad assunzioni a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale, ivi compresi i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e di somministrazione, in assenza di un quadro finanziario chiaro e certificato, e soprattutto, del giudizio di parifica della Corte dei conti che ne verifica la regolarità finanziaria-contabile».