«La crisi colpisce giovani e donne»
Mauro: mercato del lavoro sempre più difficile per i precari.
PESCARA. I segnali di una ripresa economica si intravedono, ma per far ripartire l’Abruzzo serve un’azione congiunta di imprese, Regione, banche e sindacati. A dirlo è l’economista Pino Mauro.
Professor Mauro i dati Istat dicono che la disoccupazione è al 7,6%, il numero di occupati in calo del 4,6%. Cosa dicono queste cifre?
«Il dato sul numero degli occupati mostra chiaramente cosa ha significato questa crisi per una regione come l’Abruzzo che ha una forte propensione all’export. Gli effetti negativi si sono amplificati e a risentirne di più sono le fasce più dinamiche, cioè le donne e i giovani: in generale cresce la difficoltà a trovare lavoro, non è facile uscire dalla disoccupazione, si prolungano i tempi di inattività. Queste tre cose si verificano a causa della crisi, certo, ma il pil regionale non cresce da dieci anni circa. In generale l’occupazione che si crea è temporanea e non produce acquisizione di competenze e sapere. Il dato del terzo trimestre 2009 è migliore rispetto al trimestre precedente, il che significa che qualche segnale o spunto di ripresa c’è, ma il quadro generale rimane ancora incerto.
Professor Mauro quanto ha pesato e quanto pesa ancora il fattore terremoto sulla situazione economica della regione?
«Il sisma dell’Aquila ha fatto sentire i suoi effetti soprattutto nel settore dei servizi, che infatti ha registrato un calo del numero di occupati del 5,6 per cento, cioè una perdita di ventimila unità. Questo dato è dovuto in parte al terremoto, in parte al mancato rinnovo dei contratti dei lavoratori atipici, cioè quelli a tempo determinato o con contratti flessibili. Quello dei servizi è un settore che avverte di più le difficoltà anche perchè in altri ambiti produttivi, come ad esempio l’industria, c’è la copertura della cassa integrazione
Se davvero i segnali di ripresa saranno confermati, cosa si dovrà fare per aiutare l’Abruzzo a ripartire?
«La competizione sul mercato globale sarà sempre più forte, ed è per questo che la partita per la crescita dell’Abruzzo andrà giocata da quattro attori: le aziende, la politica, le banche e i sindacati. Le aziende dovranno necesariamente aggregarsi, fare massa critica per affrontare investimenti innovativi e ricapitalizzarsi per spingersi sempre di più verso la frontiera dell’innovazione. Il governo regionale deve invece mettere in atto una politica economica volta in prospettiva a ridurre l’elevato livello di tassazione, in sintonia con il riequilibrio dei conti della sanità, abbattere la burocrazia e sviluppare formazione ed eccellenza. La Regione non deve indicare alle imprese cosa produrre o come competere, ma deve invece creare le premesse per mettere in condizione gli imprenditori abruzzesi di competere sul mercato».
Quale sarà invece il ruolo di banche e sindacati?
«Il sistema bancario deve accompagnare la ristrutturazione delle imprese con adeguati finanziamenti, soprattutto in questa fase di transizione in cui l’accesso al credito è fondamentale per la sopravvivenza e il rilancio delle imprese. I sindacati a loro volta devono manifestare disponibilità rispetto questo quadro congiunturale. L’attenzione da parte di tutti gli addetti deve essere focalizzata sulla crescita economica, un tema che da circa un decennio è stato accantonato».
Professor Mauro i dati Istat dicono che la disoccupazione è al 7,6%, il numero di occupati in calo del 4,6%. Cosa dicono queste cifre?
«Il dato sul numero degli occupati mostra chiaramente cosa ha significato questa crisi per una regione come l’Abruzzo che ha una forte propensione all’export. Gli effetti negativi si sono amplificati e a risentirne di più sono le fasce più dinamiche, cioè le donne e i giovani: in generale cresce la difficoltà a trovare lavoro, non è facile uscire dalla disoccupazione, si prolungano i tempi di inattività. Queste tre cose si verificano a causa della crisi, certo, ma il pil regionale non cresce da dieci anni circa. In generale l’occupazione che si crea è temporanea e non produce acquisizione di competenze e sapere. Il dato del terzo trimestre 2009 è migliore rispetto al trimestre precedente, il che significa che qualche segnale o spunto di ripresa c’è, ma il quadro generale rimane ancora incerto.
Professor Mauro quanto ha pesato e quanto pesa ancora il fattore terremoto sulla situazione economica della regione?
«Il sisma dell’Aquila ha fatto sentire i suoi effetti soprattutto nel settore dei servizi, che infatti ha registrato un calo del numero di occupati del 5,6 per cento, cioè una perdita di ventimila unità. Questo dato è dovuto in parte al terremoto, in parte al mancato rinnovo dei contratti dei lavoratori atipici, cioè quelli a tempo determinato o con contratti flessibili. Quello dei servizi è un settore che avverte di più le difficoltà anche perchè in altri ambiti produttivi, come ad esempio l’industria, c’è la copertura della cassa integrazione
Se davvero i segnali di ripresa saranno confermati, cosa si dovrà fare per aiutare l’Abruzzo a ripartire?
«La competizione sul mercato globale sarà sempre più forte, ed è per questo che la partita per la crescita dell’Abruzzo andrà giocata da quattro attori: le aziende, la politica, le banche e i sindacati. Le aziende dovranno necesariamente aggregarsi, fare massa critica per affrontare investimenti innovativi e ricapitalizzarsi per spingersi sempre di più verso la frontiera dell’innovazione. Il governo regionale deve invece mettere in atto una politica economica volta in prospettiva a ridurre l’elevato livello di tassazione, in sintonia con il riequilibrio dei conti della sanità, abbattere la burocrazia e sviluppare formazione ed eccellenza. La Regione non deve indicare alle imprese cosa produrre o come competere, ma deve invece creare le premesse per mettere in condizione gli imprenditori abruzzesi di competere sul mercato».
Quale sarà invece il ruolo di banche e sindacati?
«Il sistema bancario deve accompagnare la ristrutturazione delle imprese con adeguati finanziamenti, soprattutto in questa fase di transizione in cui l’accesso al credito è fondamentale per la sopravvivenza e il rilancio delle imprese. I sindacati a loro volta devono manifestare disponibilità rispetto questo quadro congiunturale. L’attenzione da parte di tutti gli addetti deve essere focalizzata sulla crescita economica, un tema che da circa un decennio è stato accantonato».