La febbre del gioco dilaga in Abruzzo

Scommesse in forte crescita e spesa pro capite che supera la media nazionale

PESCARA. La febbre del gioco è alta in Abruzzo. E in cima a tutti ci sono i giocatori teramani che si calcola «investano» nella fortuna qualcosa come 1.425 euro a testa, una somma complessiva pari al 6,80% dell'intero mercato nazionale. Dopo di loro ci sono i pescaresi e gli aquilani. Ultimi i chietini. Ma in generale sono tutti gli abruzzesi a spendere di più della media nazionale.

Sarà la voglia di rifarsi una vita, di volersi appigliare a qualche speranza o di cullare un sogno. Fattostà che gli abruzzesi sono un popolo a cui piace giocare e che crede nella dea bendata. Lotterie, slot machine, Gratta e vinci. Non si spiegano altrimenti i dati che pongono le province abruzzesi nella parte alta della classifica degli importi giocati e del loro «peso» su scala nazionale.

Il «giro delle scommesse» è stato riportato dal quotidiano economico Il Sole 24 ore alla luce delle statistiche elaborate da Maurizio Fiasco nell'ambito della ricerca annuale per la Consulta nazionale antiusura esposta alla Commissione antimafia.

Sopra la media.
Il giocatore abruzzese medio spende più o meno 1.100 euro (la media italiana è di 980 euro) per sognare di fare centro nelle lotterie tipo «Gratta e vinci» o «Milionario». Una somma inferiore soltanto ad alcune regioni del Nord e che risulta essere in crescita.

Basti pensare che in Italia nel 2010 sono stati spesi 61,4 miliardi e che per il 2011 si possono raggiungere gli 80 miliardi. «Si tratta», induce a riflettere Il Sole 24 ore, «del 7% circa dei consumi privati tra gli 800 e i 900 miliardi di euro nel 2010 secondo gli ultimi dati Istat, includendo in questa voce tutto, dal mutuo agli alimentari, dall'abbigliamento ai viaggi fino al tempo libero». Il quotidiano economico parla di effetto «sottrazione» che si evidenzia ancora di più se si confrontano le variazioni: nel corso del 2010 la spesa delle famiglie per consumi finali è cresciuta del 2,5% (praticamente è rimasta ferma se si considera l'inflazione), mentre l'importo «giocato» ha sfiorato una crescita del 13 per cento.

Il record di Teramo.
Nella classifica per valori assoluti (calcolati come importo giocato pro capite) è la provincia di Pavia a mettersi in prima linea nella ricerca della fortuna, con oltre 2mila euro pro capite puntati nel corso del 2010. Al secondo posto come amanti delle scommesse ci sono i comaschi, con oltre 1.500 euro pro capite.

Ai primi dieci posti ci sono altre realtà del Nord (Rimini, Savona, Reggio Emilia) e altre tre del Centro (Latina, Terni, Frosinone). Ed è in questo contesto che si inseriscono Teramo e Pescara, le prime province del Sud. I giocatori teramani (primi in Abruzzo) spendono complessivamente circa 419mila euro, quelli pescaresi (secondi in Abruzzo e all'ottavo posto nella classifica nazionale) circa 400mila euro. Più in basso ci sono gli scommettitori aquilani (terzi in Abruzzo e al 24º posto della graduatoria nazionale) con 1.128 euro pro capite, pari al 5,32 % del Pil del mercato e per una somma complessiva di circa 340mila euro; al 32º posto (quarto in Abruzzo) la provincia di Chieti con 1.034 euro di giocate pro capite (4,98% del Pil) per una somma totale vicina ai 398mila euro.

Primi del Sud.
Nell'analisi viene messo in evidenza come nel complesso a spendere più della media nazionale siano 43 province e come anche questa particolare classifica legata in qualche modo alla ricchezza releghi il Sud agli ultimi posti: sotto i 700 euro pro capite ci sono infatti prevalentemente realtà siciliane e calabresi (gli abitanti di Enna e Crotone non arrivano ai 500 euro di spesa).

Ma la classifica cambia radicalmente se si considera la percentuale di prodotto interno lordo spesa nei giochi: Pavia resta sempre in testa, con una fetta dell'8% del Pil, ma subito dopo con quote superiori o intorno al 6% si trovano Teramo (secondo posto), Caserta, Sassari, Pescara e Napoli.

Nel complesso le province che vanno oltre il 5% del Pil «investito» in azzardo sono venti, delle quali 13 del Mezzogiorno e solo tre del Nord. A trattenersi maggiormente dal richiamo del gioco sono invece prevalentemente province del Nord: meno del 2,5% spendono Biella, Cuneo, Bolzano e Padova.

Un ultima curiosità riguarda Roma e Milano: entrambe spendono oltre 4 miliardi di euro: i milanesi 1.235 euro e i romani 1.160. Tanto se si valuta la cifra complessiva, ma comunque di meno rispetto alla media delle giocate in Abruzzo. (cr.re.)

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