La Fiom: un referendum sul contratto

Il segretario Landini a Pescara: «Marchionne vuole imporsi anche in Abruzzo»

PESCARA. «L'Abruzzo è stato tirato dentro lo scontro con Fiat, anche qui Marchionne vuole imporre le sue leggi. Noi siamo convinti che le divisioni sindacali aiutino solo le imprese: facciamo un referendum sul contratto». Maurizio Landini lancia la proposta Fiom dalla sede Cgil.

Il segretario nazionale del sindacato dei metalmeccanici della Cgil prende spunto dall'ingresso vietato in fabbrica dalla Sevel ai due operai licenziati di Melfi per porre l'Abruzzo in prima fila nello scontro sul contratto dei metalmeccanici e tentare di riportare la «democrazia nelle fabbriche».

C'è d'altra parte poco tempo davanti, il clima si sta esasperando, gli scioperi incalzano, e anche negli stabilimenti dell'indotto Fiat in Val di Sangro cominciano ad insinuarsi le regole di Pomigliano che la Fiom contesta.

Il segretario arriva accompagnato dai vertici regionali Cgil direttamente dalla Sevel e va al concreto. Spalleggiato a sinistra dal segretario regionale Cgil Gianni Di Cesare e a destra da Nicola Di Matteo, segretario regionale Fiom, attacca Fiat e Confindustria: «Vogliono cancellare il contratto e non permettono ai lavoratori di poter decidere. La democrazia è negata sui posti di lavoro, ma soprattutto è negata perché la Fiat non sta applicando le leggi. Sta commettendo un reato perché si sta rifiutando di applicare un decreto esecutivo di un giudice che gli ha ordinato di reintegrare i lavoratori licenziati di Melfi».

Accanto a Di Matteo, i due di Melfi annuiscono. Lasciano parlare il leader Fiom, salvo poi rilasciare interviste. «Il ministro Alfano, anziché occuparsi di mettere a punto un processo breve per tentare di salvare Berlusconi, farebbe meglio ad occuparsi di far applicare le leggi di questo Stato, a partire dal far applicare la legge alla Fiat, per far rientrare i lavoratori e farli lavorare», aggiunge Landini che attacca il governo: «Non sta affrontando i problemi delle persone che noi rappresentiamo, penso anche al ministro Sacconi, si occupa di cose che vanno esattamente nella direzione opposta».

Di qui la proposta che parte dall'Abruzzo: «Andiamo dai lavoratori metalmeccanici e facciamoli decidere con un quesito molto preciso: volete che il sindacato faccia una trattativa per derogare al contratto nazionale, sì o no? Se dovesse prevalere il sì, come non ci auguriamo, anche noi dovremmo riflettere che c'è un problema di rapporto coi lavoratori. Ma se dovesse prevalere che i lavoratori non vogliono le deroghe al contratto e si vogliono tenere il contratto che c'è, nessun sindacato avrebbe il mandato per trattare con Federmeccanica e si può aprire una fase diversa».

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