La Porta Santa si spalanca sulle macerie
Corteo: lacrime di Cialente e applausi a Bertolaso
L’AQUILA. Alle 19,45 di ieri la Porta Santa si è aperta (e lo resterà fino a stasera alle 19) sulle macerie della basilica di Collemaggio. La città ferita dal terremoto è in quella immagine di rovina e distruzione.
Un’ora prima, quando la Messa nel parco della transumanza era ancora in corso, nel cielo si sono levate nuvole minacciose. Da un lato il rosso fuoco dei fulmini che incrociavano l’orizzonte. Simili alle fessure delle case scosse dal sisma. Dall’altro, come per miracolo, un arcobaleno che finiva la sua corsa sul castello di Ocre, un puntino in lontananza. E’ un po’ così L’Aquila oggi: nubi nere e cariche di pioggia si addensano all’orizzonte del suo futuro.
Ma c’è anche la speranza rappresentata da quell’arcobaleno. Nonostante il sordo rumore dei tuoni (che sono molto simili a quelli che precedono le scosse) la pioggia non è arrivata.
La cerimonia dell’apertura del Giubileo celestiniano si è svolta regolarmente e con due novità. Il cardinale Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, ha colpito per tre volte la Porta Santa (come vuole la tradizione) con un martelletto dorato fatto arrivare dalla Basilica di San Pietro. Ha sostituito il ramoscello d’ulivo utilizzato per 27 anni: nello sfacelo provocato dal sisma a palazzo Margherita (sede del Comune dell’Aquila) quell’oggetto simbolo di pace e riconciliazione non è stato trovato. Ma sarà cercato ancora.
L’astuccio che per secoli ha contenuto la Bolla (oggi vi si conserva solo una copia) dopo la cerimonia religiosa non è stato portato davanti alla Porta Santa dalla Dama ma dal vescovo di Sulmona, Angelo Spina. A lui da domani sarà affidata anche l’urna con il corpo di Celestino che farà la sua prima tappa del «tour» nelle diocesi di Abruzzo e Molise proprio nella città ovidiana.
Appena sono entrato attraverso la Porta Santa nella basilica dove nel 1294 fu incoronato Papa frate Pietro Angeleri che prenderà nome di Celestino V, mi è venuto un groppo in gola. Ma ho deciso di resistere: basta con il pianto mi sono detto. Poi, pochi passi più in là ecco che mi vede e mi saluta suor Lamberta.
E’ stata per 5 anni la suora che andava a prendere i miei figli nella scuola elementare di via Duca degli Abruzzi e li teneva alla «Dottrina cristiana» fino a quando, dopo il lavoro, non arrivavo io o la mamma a riportarli a casa. Mi ha detto due parole e sono bastate per tradire l’impegno con me stesso di due minuti prima. Nella basilica nessuno ha potuto sostare. I vigili del fuoco hanno vigilato il passaggio dei fedeli che hanno «lucrato» l’indulgenza e ogni angolo delle navate che non sono crollate (a finire in macerie è stata la zona dell’altare), è stato messo in sicurezza.
Un’ora prima, quando la Messa nel parco della transumanza era ancora in corso, nel cielo si sono levate nuvole minacciose. Da un lato il rosso fuoco dei fulmini che incrociavano l’orizzonte. Simili alle fessure delle case scosse dal sisma. Dall’altro, come per miracolo, un arcobaleno che finiva la sua corsa sul castello di Ocre, un puntino in lontananza. E’ un po’ così L’Aquila oggi: nubi nere e cariche di pioggia si addensano all’orizzonte del suo futuro.
Ma c’è anche la speranza rappresentata da quell’arcobaleno. Nonostante il sordo rumore dei tuoni (che sono molto simili a quelli che precedono le scosse) la pioggia non è arrivata.
La cerimonia dell’apertura del Giubileo celestiniano si è svolta regolarmente e con due novità. Il cardinale Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, ha colpito per tre volte la Porta Santa (come vuole la tradizione) con un martelletto dorato fatto arrivare dalla Basilica di San Pietro. Ha sostituito il ramoscello d’ulivo utilizzato per 27 anni: nello sfacelo provocato dal sisma a palazzo Margherita (sede del Comune dell’Aquila) quell’oggetto simbolo di pace e riconciliazione non è stato trovato. Ma sarà cercato ancora.
L’astuccio che per secoli ha contenuto la Bolla (oggi vi si conserva solo una copia) dopo la cerimonia religiosa non è stato portato davanti alla Porta Santa dalla Dama ma dal vescovo di Sulmona, Angelo Spina. A lui da domani sarà affidata anche l’urna con il corpo di Celestino che farà la sua prima tappa del «tour» nelle diocesi di Abruzzo e Molise proprio nella città ovidiana.
Appena sono entrato attraverso la Porta Santa nella basilica dove nel 1294 fu incoronato Papa frate Pietro Angeleri che prenderà nome di Celestino V, mi è venuto un groppo in gola. Ma ho deciso di resistere: basta con il pianto mi sono detto. Poi, pochi passi più in là ecco che mi vede e mi saluta suor Lamberta.
E’ stata per 5 anni la suora che andava a prendere i miei figli nella scuola elementare di via Duca degli Abruzzi e li teneva alla «Dottrina cristiana» fino a quando, dopo il lavoro, non arrivavo io o la mamma a riportarli a casa. Mi ha detto due parole e sono bastate per tradire l’impegno con me stesso di due minuti prima. Nella basilica nessuno ha potuto sostare. I vigili del fuoco hanno vigilato il passaggio dei fedeli che hanno «lucrato» l’indulgenza e ogni angolo delle navate che non sono crollate (a finire in macerie è stata la zona dell’altare), è stato messo in sicurezza.