La scamorza d'Abruzzo rischia di scomparire nella guerra del latte
Manifestazione di protesta degli allevatori abruzzesi: "In 25 anni ha chiuso l’80 per cento delle stalle..."
PESCARA. C’era anche un gruppo di alunni della scuola primaria ad assistere ad alcune fasi della produzione casearia, ma il clima “festoso” della manifestazione organizzata dalla Coldiretti, per protestare contro il brusco calo dei prezzi del latte (alla stalla) ormai giunto a 33-34 centesimi al litro, non ha “mascherato” i problemi della categoria degli allevatori, che ieri in Abruzzo si sono dati appuntamento a Sambuceto, in provincia di Chieti, negli spazi di fronte all’Ipercoop d’Abruzzo, così come d’altronde sta accadendo in altre parti d’Italia, per la “guerra del latte”.
Protagoniste le stesse mucche, nello spazio verde del centro commerciale teatino, ora però a rischio di sopravvivenza, hanno raccontato gli allevatori, perché il timore è che non ci siano più i soldi per dare ad esse da mangiare. Così come a rischio, è stato paventato, ci sarebbe un classico prodotto tipico della regione: la scamorza.
Un lamento all’unisono, perché di fronte ad una potenziale chiusura dei battenti ci sarebbero anche i 500 allevamenti della regione, i quali ogni anno, secondo i dati forniti dal presidente di Aprozoo Abruzzo, David Falcinelli, realizzano 40 milioni di fatturato con il latte crudo, quello destinato all’industria, con gli 860 mila quintali annui di latte bovino prodotti attraverso 1500 addetti nelle stalle, con un indotto, però, sottolinea Falcinelli, «che arriva anche a cinquemila persone».
Insomma, la paura è che al crollo dei prezzi del latte, si aggiunga quello del numero dei lavoratori del settore. «Poi non ci lamentiamo se dal 1989 ad oggi l’ottanta per cento delle stalle abruzzesi ha chiuso», rimarca Falcinelli.
Nel mirino degli allevatori, però, oltre ai prezzi troppo bassi, ci sono l’etichettatura dei prodotti e le imposizioni dell’Unione Europea. «Noi siamo condizionati da Bruxelles», ha fatto notare Domenico Pasetti, presidente regionale della Coldiretti, «poiché sui prodotti non viene indicata l’origine di essi e quindi ad andarci di mezzo è la qualità. I consumatori, per questo, devono pretendere di sapere».
Preoccupazioni manifestate direttamente dagli allevatori, come Giuseppe Valente, presidente di Ara Abruzzo (l’associazione regionale degli allevatori d’Abruzzo), con un allevamento di mucche a Scurcola Marsicana, il quale ieri mattina ha preso parte al raduno, insieme, fra gli altri, al direttore della Coldiretti Abruzzo Alberto Bertinelli, al presidente e al direttore Coldiretti di Chieti, Sandro Polidoro e Gabriele Battistelli, e agli omologhi di Teramo, Silvana Verrecchia e Massimiliano Volpone (in rappresentanza di L’Aquila c’era il direttore regionale Bertinelli).
Anche l’assessore regionale all’Agricoltura Dino Pepe, ha partecipato alla “guerra del latte”.
«Dobbiamo dire a Martina», ha sottolineato Pepe riferendosi al ministro delle Politiche agricole, «che sulle nostre tavole ora arrivano dei prodotti scarsi», alludendo ai prodotti di provenienza estera, «e che dunque dobbiamo rimarcare la nostra identità. Il prezzo, poi, del latte, dovrebbe risalire a 40 centesimi al litro».
Intanto per gli allevatori sono in arrivo più di 50 milioni per il decreto che ha sbloccato il cosiddetto “fondo latte” (circa un milione per l’Abruzzo), mentre nella legge di stabilità è previsto l'aumento della compensazione Iva dall’8,8 per cento al 10%, per un totale di 35 milioni. E altri 25 milioni sono in arrivo dall’Unione Europea.
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