Lacrime alla Porta Santa
La teca con Celestino V è partita per Sulmona
L’AQUILA. La Porta Santa si è chiusa sulle macerie di Collemaggio. La Bolla dell’indulgenza non è potuta tornare nella sede comunale perché palazzo Margherita è distrutto. L’urna con il corpo mortale di Celestino V ha lasciato L’Aquila e tornerà fra un anno. La Perdonanza 2009 ha segnato e sottolineato il dramma di una città che con il sisma ha perso i suoi luoghi e anche i suoi simboli.
Non li ha persi per sempre. Ma adesso è così. E gli aquilani se ne sono accorti. A migliaia, fino a ieri sera alle 20,10 quando c’è stato il rito della chiusura della Porta Santa, si sono recati nella basilica di Collemaggio: per ottenere l’indulgenza plenaria - che Celestino V ha lasciato come dono alla città nel 1294 - ma anche per vedere quella basilica «incerottata» e per gran parte in macerie. E sono state proprio quelle macerie che hanno dato il senso di una tragedia grande che ha spezzato vite, stravolto la quotidianità, reso incerto il futuro e fragile l’esistenza. E il pianto ha preso il posto della sorpresa e della rabbia.
«Sono pochissimi coloro che sono riusciti a trattenere le lacrime» ha detto il rettore della basilica, don Nunzio Spinelli «d’altra parte, chi ha visto la basilica prima del sisma, si rende subito conto dei danni ingenti. La tragedia e la particolare condizione di difficoltà hanno reso ancora più forte il significato spirituale della Perdonanza per i fedeli. Comunque, il fatto che siamo riusciti a fare anche la Perdonanza é un segnale importante che possiamo ripartire». Don Nunzio è un uomo e un sacerdote ottimista per natura: è sicuro che in tre anni la basilica sarà ricostruita. Serviranno 10 milioni.
«Ma li troveremo» dice don Nunzio che è tornato a dormire nel suo appartamento a fianco della basilica «il lavoro di recupero e catalogazione del materiale é stato già avviato nelle altre parti danneggiate del monumento e sono stati già spesi circa due milioni e mezzo di euro». Confesso che mi ha fatto una certa impressione vedere l’urna con i resti umani del Papa del Perdono caricata (con devozione e attenzione) su un mezzo dei vigili del fuoco. Celestino V, ieri sera poco dopo le 20,15 ha lasciato L’Aquila.
Non fugge (anche perché di terremoti ne ha visti tanti) e si è fatto promettere solennemente dai vescovi di Abruzzo e Molise che fra un anno tornerà e vuole che al suo arrivo ci siano tutti gli aquilani. Niente paura. Non ho il potere di parlare con i Santi. Però mi piace immaginare la scena del suo ritorno simile a quella di 715 anni fa quando fu incoronato Papa. Intorno a lui tutte le più alte autorità dell’epoca e soprattutto il popolo. Il suo popolo. L’urna da ieri alle 22 è nella concattedrale (come l’ha definita il vescovo di Sulmona Angelo Spina) di Corfinio. Sarà vegliata dalle suore. Poi, lunedì alle 18,30, sarà portata a Sulmona, nella cattedrale di San Panfilo.
Non li ha persi per sempre. Ma adesso è così. E gli aquilani se ne sono accorti. A migliaia, fino a ieri sera alle 20,10 quando c’è stato il rito della chiusura della Porta Santa, si sono recati nella basilica di Collemaggio: per ottenere l’indulgenza plenaria - che Celestino V ha lasciato come dono alla città nel 1294 - ma anche per vedere quella basilica «incerottata» e per gran parte in macerie. E sono state proprio quelle macerie che hanno dato il senso di una tragedia grande che ha spezzato vite, stravolto la quotidianità, reso incerto il futuro e fragile l’esistenza. E il pianto ha preso il posto della sorpresa e della rabbia.
«Sono pochissimi coloro che sono riusciti a trattenere le lacrime» ha detto il rettore della basilica, don Nunzio Spinelli «d’altra parte, chi ha visto la basilica prima del sisma, si rende subito conto dei danni ingenti. La tragedia e la particolare condizione di difficoltà hanno reso ancora più forte il significato spirituale della Perdonanza per i fedeli. Comunque, il fatto che siamo riusciti a fare anche la Perdonanza é un segnale importante che possiamo ripartire». Don Nunzio è un uomo e un sacerdote ottimista per natura: è sicuro che in tre anni la basilica sarà ricostruita. Serviranno 10 milioni.
«Ma li troveremo» dice don Nunzio che è tornato a dormire nel suo appartamento a fianco della basilica «il lavoro di recupero e catalogazione del materiale é stato già avviato nelle altre parti danneggiate del monumento e sono stati già spesi circa due milioni e mezzo di euro». Confesso che mi ha fatto una certa impressione vedere l’urna con i resti umani del Papa del Perdono caricata (con devozione e attenzione) su un mezzo dei vigili del fuoco. Celestino V, ieri sera poco dopo le 20,15 ha lasciato L’Aquila.
Non fugge (anche perché di terremoti ne ha visti tanti) e si è fatto promettere solennemente dai vescovi di Abruzzo e Molise che fra un anno tornerà e vuole che al suo arrivo ci siano tutti gli aquilani. Niente paura. Non ho il potere di parlare con i Santi. Però mi piace immaginare la scena del suo ritorno simile a quella di 715 anni fa quando fu incoronato Papa. Intorno a lui tutte le più alte autorità dell’epoca e soprattutto il popolo. Il suo popolo. L’urna da ieri alle 22 è nella concattedrale (come l’ha definita il vescovo di Sulmona Angelo Spina) di Corfinio. Sarà vegliata dalle suore. Poi, lunedì alle 18,30, sarà portata a Sulmona, nella cattedrale di San Panfilo.