Malati sfrattati da Ripa Teatina

Pazienti in lacrime, parenti disperati. E i sindacati inviano un esposto

RIPA TEATINA. I pazienti vengono portati via in lacrime dalla struttura che li ha ospitati fino ad oggi. Salgono sui pulmini che partono alla volta dell'Aquilano e del Teramano. I parenti, disperati, li seguono fino a dove possono con lo sguardo. È una triste pagina quella sulla sanità regionale a Ripa Teatina.

In questo angolo verde dell'Azienda agricola ex Villa Pini che ospita 35 malati psichiatrici (23 lavoratori) viene eseguita l'ordnanza comunale di trasferimento in altre strutture sanitarie perché quella di Ripa è ritenuta non idonea alle prescrizioni imposte dalla Regione. Norme che aprono uno squarcio doloroso e scrivono una brutta pagina della sanità. Nell'indifferenza della politica. Su 35 pazienti, otto dei quali con provvedimenti giudiziari, 13 sono stati trasferiti; alcuni sono stati dimessi e riconsegnati alle famiglie, altri invece si sono opposti. A un paziente agli arresti domiciliari che ha rifiutato il trasferimento a Lecce, è stata applicata la misura cautelare più restrittiva ed è quindi stato rinchiuso in carcere.

L'ordinanza è legge, va rispettata. Non bastano le lacrime. Molta comprensione, ma nessuno per ora può farci nulla. Ci hanno provato i sindacati, le segreterie regionali Cgil, Cisl, Uil e Ugl con un esposto-denuncia inviato a magistratura, Asl, prefetto, governatore Chiodi e al presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulla Sanità, senatore Ignazio Marino. Chiedono se questo modo di operare a Ripa Teatina non sia un'aperta violazione della legge 180 e si domandano che cosa faranno i pazienti dimessi e riconsegnati alle famiglie. I sindacati denunciano «la mancata volontà da parte della Regione di cercare, in collaborazione con Comune e Asl, pur disponibili, una soluzione ai problemi della struttura» ed esprimono preoccupazione per le sorti dei pazienti e dei lavoratori dell'Istituto Maristella, altra società fallita dell'ex gruppo Villa Pini e per la quale è aperta la procedura di vendita.

Il sindaco Mauro Petrucci si difende dalle accuse. Dice di aver tentato una soluzione alternativa, «ma una volta scaduti i termini, nessuno ha provveduto a mettere in regola la struttura». «L'autorizzazione è stata negata», aggiunge, «sulla base delle risultanze emerse nel corso delle ispezioni disposte dalla Asl e del conseguente parere negativo, generato dalle carenze organizzative, strutturali e gestionali che sono emerse nel corso dei sopralluoghi». Da qui l'atto di diffida trasmesso alla struttura, che ha subito chiesto una proroga ai 90 giorni concessi dalla legge per la messa a norma del centro. «Seppure accordata», continua il sindaco, «nessuno ha provveduto a regolarizzare la struttura». Petrucci ricorda che l'unico organo competente a verificare il possesso dei requisiti è la Asl e che il Comune ha cercato una soluzione alternativa, «pur essendo allo stesso tempo costretto a difendersi nel giudizio avviato dalla curatela del fallimento Villa Pini di fronte al Tar di Pescara».

«La situazione è gravissima», afferma il senatore del Pd Giovanni Legnini, che ieri mattina ha visitato la struttura insieme al senatore Idv Alfonso Mascitelli: «L'indifferenza della Regione costa dolore ai pazienti ed ai loro parenti, ma costa caro anche agli abruzzesi: una giornata nella struttura di Ripa Teatina costa circa 120 euro, negli ospedali oltre 800». (a.mo.)

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