«Misure più incisive per le aziende»
Chiodi: bene il decreto di Monti ma serve altro. Marramiero: interventi insufficienti
PESCARA.«Pannicelli caldi», dice il presidente della Regione, Gianni Chiodi. «Misure auspicate e utili anche se non sufficienti», commenta Enrico Marramiero, presidente di Confindustria Pescara. Il mondo della politica e quello dell'impresa abruzzesi guardano in maniera diversa ai provvedimenti per la crescita contenuti nel «Decreto salva Italia» varato dal governo di Mario Monti; in particolare all'aumento del bonus fiscale per chi assuma, con contratto a tempo indeterminato, una donna o un giovane sotto i 35 anni di età. Le imprese abruzzesi - e delle altre regioni del Sud - avranno la possibilità di dedurre 15.200 euro: circa 5 mila euro in più di quelle che operano in altre zone del Paese.
La manovra del governo, sostiene Chiodi, «va integrata con una serie di misure per sostenere la crescita e la competitività delle imprese». Per le aziende, aggiunge il governatore, servono «scelte condivise per abbattere i costi di produzione rendendoli competitivi con quelli non del Brasile o della Cina ma dei nostri partner europei».
Quanto ai sacrifici previsti nella manovra del governo, le Regioni, dice Chiodi, «sono pronte a fare la loro parte anche se ci sono alcuni aspetti, come quello della fiscalizzazione del trasporto pubblico locale, che vanno chiariti».
«Un'impresa in Abruzzo e in Italia», dice il presidente della Regione, «parte da una situazione di svantaggio rispetto anche ad altri Paesi europei. In Svezia la tassa sulle società si aggira intorno al 28 per cento; in Germania sta al 42 per cento. Da noi, invece, il peso complessivo è di circa il 68 per cento. Se vogliamo la crescita, bisogna mettere le noestre imprese in grado di competere in Europa. Per farlo è necessario ridurre il peso fiscale che grava sulle nostre aziende e il costo dell'energia. Il bonus dell'Irap? E' una misura positiva, ma un pannicello caldo. Ci aspettiamo di più dalla fase 2 della manovra».
«Intanto va chiarito un equivoco», dice Marramiero. «Quando si afferma chel i bonus Irap per giovani e donne nel Mezzogiorno viene portato a 15.200 euro, questo significa che le azinede risparmiano circa 7 mila auro».
«E' una misura che Confindustria aveva chiesto da tempo», aggiunge l'imprenditore pescarese, «per mettere riparo a un'ingiustizia che penalizzava le aziende con un forte numero di occupati. L'impossibilità di dedurre, se non per il 10 per cento, l'Irap dall'Ires, l'imposta sulle società, equivaleva, in buona sostenza, a pagare due volte la stessa tassa. Adesso è possibile dedurre il 100 per cento».
C'è anche un altro intervento della manovra che, secondo il presidente di Confindustria Pescara, va nella direzione della crescita. «E' la possibilità di dedurre il 3 per cento del nuovo capitale proprio che viene apportato alle aziende. Questo è un incentivo a ricapitalizzare le imprese, che, in Abruzzo soprattutto, soffrono oggi di sottocapitalizzazione».
Le altre misure che servono alle imprese abruzzesi per tornare a competere bene su mercati nazionali e internazionali, sono più o meno note. «Velocizzazione e semplificazione della burocrazia», riassume Marraniero. «Oggi più che mai abbiamo bisogno di risposte chiare e rapide dalla pubblica amministrazione. In questo campo, si tratta spesso di realizzare riforme a costo zero».
Quanto al timore - espresso nei giorni scorsi dai sindacati - che la stretta imposta dalla manovra possa falcidiare anche i Fas, i Fondi (circa 612 milioni di euro) per le aree sotto-utilizzate, tanto faticosamente ottenuti dalla Regione, attraverso gli impegni assunti con il Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo, Marramiero dice: «Noi, come associazione imprenditoriale, teniamo soprattutto a che i Fas vengano impiegati nella maniera giusta. E parlo, innanzitutto, della dotazione di infrastrutture di cui la nostra regione è deficitaria, come per esempio le autostrade informatiche. Un territorio privo di banda larga è penalizzato dal punto di vista della sua capacità di attrarre investimenti. Un'azienda con un grande centro elaborazione dati, se non può usufruire della banda larga e deve invece pagarsela da sola, non si insedia in un'area».
Infine, il peso del credito. «Stiamo soffrendo una crisi creditizia senza precedenti in Abruzzo», conclude Marramiero. «E' un momento tragico accompagnato dal fatto che la pubblica amministrazione non eroga le somme dovute alle imprese se non con grande ritardo. Per questo motivo, oggi, le nostre imprese hanno forti problemi anche a farsi scontare dalle banche le fatture della pubblica amministrazione».
La manovra del governo, sostiene Chiodi, «va integrata con una serie di misure per sostenere la crescita e la competitività delle imprese». Per le aziende, aggiunge il governatore, servono «scelte condivise per abbattere i costi di produzione rendendoli competitivi con quelli non del Brasile o della Cina ma dei nostri partner europei».
Quanto ai sacrifici previsti nella manovra del governo, le Regioni, dice Chiodi, «sono pronte a fare la loro parte anche se ci sono alcuni aspetti, come quello della fiscalizzazione del trasporto pubblico locale, che vanno chiariti».
«Un'impresa in Abruzzo e in Italia», dice il presidente della Regione, «parte da una situazione di svantaggio rispetto anche ad altri Paesi europei. In Svezia la tassa sulle società si aggira intorno al 28 per cento; in Germania sta al 42 per cento. Da noi, invece, il peso complessivo è di circa il 68 per cento. Se vogliamo la crescita, bisogna mettere le noestre imprese in grado di competere in Europa. Per farlo è necessario ridurre il peso fiscale che grava sulle nostre aziende e il costo dell'energia. Il bonus dell'Irap? E' una misura positiva, ma un pannicello caldo. Ci aspettiamo di più dalla fase 2 della manovra».
«Intanto va chiarito un equivoco», dice Marramiero. «Quando si afferma chel i bonus Irap per giovani e donne nel Mezzogiorno viene portato a 15.200 euro, questo significa che le azinede risparmiano circa 7 mila auro».
«E' una misura che Confindustria aveva chiesto da tempo», aggiunge l'imprenditore pescarese, «per mettere riparo a un'ingiustizia che penalizzava le aziende con un forte numero di occupati. L'impossibilità di dedurre, se non per il 10 per cento, l'Irap dall'Ires, l'imposta sulle società, equivaleva, in buona sostenza, a pagare due volte la stessa tassa. Adesso è possibile dedurre il 100 per cento».
C'è anche un altro intervento della manovra che, secondo il presidente di Confindustria Pescara, va nella direzione della crescita. «E' la possibilità di dedurre il 3 per cento del nuovo capitale proprio che viene apportato alle aziende. Questo è un incentivo a ricapitalizzare le imprese, che, in Abruzzo soprattutto, soffrono oggi di sottocapitalizzazione».
Le altre misure che servono alle imprese abruzzesi per tornare a competere bene su mercati nazionali e internazionali, sono più o meno note. «Velocizzazione e semplificazione della burocrazia», riassume Marraniero. «Oggi più che mai abbiamo bisogno di risposte chiare e rapide dalla pubblica amministrazione. In questo campo, si tratta spesso di realizzare riforme a costo zero».
Quanto al timore - espresso nei giorni scorsi dai sindacati - che la stretta imposta dalla manovra possa falcidiare anche i Fas, i Fondi (circa 612 milioni di euro) per le aree sotto-utilizzate, tanto faticosamente ottenuti dalla Regione, attraverso gli impegni assunti con il Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo, Marramiero dice: «Noi, come associazione imprenditoriale, teniamo soprattutto a che i Fas vengano impiegati nella maniera giusta. E parlo, innanzitutto, della dotazione di infrastrutture di cui la nostra regione è deficitaria, come per esempio le autostrade informatiche. Un territorio privo di banda larga è penalizzato dal punto di vista della sua capacità di attrarre investimenti. Un'azienda con un grande centro elaborazione dati, se non può usufruire della banda larga e deve invece pagarsela da sola, non si insedia in un'area».
Infine, il peso del credito. «Stiamo soffrendo una crisi creditizia senza precedenti in Abruzzo», conclude Marramiero. «E' un momento tragico accompagnato dal fatto che la pubblica amministrazione non eroga le somme dovute alle imprese se non con grande ritardo. Per questo motivo, oggi, le nostre imprese hanno forti problemi anche a farsi scontare dalle banche le fatture della pubblica amministrazione».
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