Nasce tra i dissidi il consorzio agrario unico d'Abruzzo
Critiche alla fusione Pescara-Teramo. Pasetti: "Solo così siamo competitivi"
TERAMO. Il Cada si presenta. Il consorzio agrario d'Abruzzo è stato costituito ufficialmente a luglio dell'anno scorso ed è nato dalla fusione del consorzio agrario di Pescara-Chieti-L'Aquila con quello di Teramo. Un'operazione finora passata sotto silenzio, su cui ha acceso i riflettori la veemente protesta della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Teramo, contraria a quella che definisce «un'annessione» del consorzio di Teramo.
In una conferenza stampa, a Teramo, il presidente del Cada, Domenico Pasetti, ha risposto in maniera indiretta e garbata al suo grande accusatore, il presidente della Cia di Teramo Giorgio De Fabritiis.
«Le due strutture che si sono fuse», ha esordito Pasetti, «hanno entrambe cent'anni di storia, sono nate per favorire gli ammassi di cereali. Poi vent'anni fa, con il crack della Federconsorzi, la struttura centrale in cui i consorzi erano riuniti, quasi tutti sono entrati in crisi e quindi hanno avuto una gestione commissariale». Il presidente ha ricordato che sono tornati «in bonis» - sono stati risanati - tre anni fa il consorzio Pescara-Chieti-L'Aquila e un anno fa quello teramano. «In questi anni la situazione si è evoluta, il mercato è cambiato: era necessario procedere a un riadeguamento delle strutture per metterle in grado di fornire servizi più efficienti ai 9.800 clienti e renderle competitive sul mercato globale. Così la base sociale, i soci storici hanno deciso la fusione». E' la risposta indiretta alle accuse della Cia, che ha sostenuto come la fusione - perlomeno per la parte teramana - fosse avvenuta dando la minima pubblicità all'operazione, in modo tenere all'oscuro e non far partecipare gli agricoltori contrari.
Pasetti sottolinea con forza che l'operazione andava fatta: «Al Nord sono già state create unioni di consorzi con dimensioni anche più grandi delle nostre, come potevamo essere competitivi da soli? Prima di fare polemica bisognerebbe chiedersi queste cose. Bisogna ragionare in termini imprenditoriali e lasciar da parte motivazioni politiche e sindacali».
Il principio è più che sperimentato: l'unione fa la forza. «Abbiamo messo insieme diverse specificità. C'è chi ha portato l'esperienza nel ramo assicurativo (portato in dote dal consorzio di Chieti-Pescara-L Aquila) come agente generale della Fata assicurazioni, con un portafoglio clienti di circa cinque milioni di euro e chi ha portato l'esperienza nel campo della cerealicoltura (il consorzio di Teramo) con, ad esempio, il centro di selezione semi di Bellante, uno dei più grandi d'Italia». L'unione sta dando buoni frutti: il fatturato del 2010 è stato di 17 milioni e mezzo, ma già nei primi 2 mesi del 2011 c'è stato un aumento del 30%. Il presidente fa poi notare che il personale stato rinnovato - con l'ingresso di tecnici specializzati - favorendo alcuni prepensionamenti. E in quest'ottica è stata inoltre avviata una stretta collaborazione con la facoltà di agraria dell'università di Teramo.
In una conferenza stampa, a Teramo, il presidente del Cada, Domenico Pasetti, ha risposto in maniera indiretta e garbata al suo grande accusatore, il presidente della Cia di Teramo Giorgio De Fabritiis.
«Le due strutture che si sono fuse», ha esordito Pasetti, «hanno entrambe cent'anni di storia, sono nate per favorire gli ammassi di cereali. Poi vent'anni fa, con il crack della Federconsorzi, la struttura centrale in cui i consorzi erano riuniti, quasi tutti sono entrati in crisi e quindi hanno avuto una gestione commissariale». Il presidente ha ricordato che sono tornati «in bonis» - sono stati risanati - tre anni fa il consorzio Pescara-Chieti-L'Aquila e un anno fa quello teramano. «In questi anni la situazione si è evoluta, il mercato è cambiato: era necessario procedere a un riadeguamento delle strutture per metterle in grado di fornire servizi più efficienti ai 9.800 clienti e renderle competitive sul mercato globale. Così la base sociale, i soci storici hanno deciso la fusione». E' la risposta indiretta alle accuse della Cia, che ha sostenuto come la fusione - perlomeno per la parte teramana - fosse avvenuta dando la minima pubblicità all'operazione, in modo tenere all'oscuro e non far partecipare gli agricoltori contrari.
Pasetti sottolinea con forza che l'operazione andava fatta: «Al Nord sono già state create unioni di consorzi con dimensioni anche più grandi delle nostre, come potevamo essere competitivi da soli? Prima di fare polemica bisognerebbe chiedersi queste cose. Bisogna ragionare in termini imprenditoriali e lasciar da parte motivazioni politiche e sindacali».
Il principio è più che sperimentato: l'unione fa la forza. «Abbiamo messo insieme diverse specificità. C'è chi ha portato l'esperienza nel ramo assicurativo (portato in dote dal consorzio di Chieti-Pescara-L Aquila) come agente generale della Fata assicurazioni, con un portafoglio clienti di circa cinque milioni di euro e chi ha portato l'esperienza nel campo della cerealicoltura (il consorzio di Teramo) con, ad esempio, il centro di selezione semi di Bellante, uno dei più grandi d'Italia». L'unione sta dando buoni frutti: il fatturato del 2010 è stato di 17 milioni e mezzo, ma già nei primi 2 mesi del 2011 c'è stato un aumento del 30%. Il presidente fa poi notare che il personale stato rinnovato - con l'ingresso di tecnici specializzati - favorendo alcuni prepensionamenti. E in quest'ottica è stata inoltre avviata una stretta collaborazione con la facoltà di agraria dell'università di Teramo.
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