il caso

Niente sciopero all’Ikea di San Giovanni Teatino

Nel megastore i 200 dipendenti non si sono fermati come è avvenuto nelle altre sedi: "Da noi si lavora e basta". La Cgil: "Sono giovani e quasi tutti precari"

SAN GIOVANNI TEATINO. Non hanno incrociato le braccia i 200 dipendenti del megastore Ikea di San Giovanni Teatino, dove nel consueto viavai di clienti con i carrelli carichi di scatoloni di mobili a pezzi da montare in casa è stata una giornata di lavoro come le altre. Contrariamente ai loro colleghi degli altri punti vendita italiani del colosso svedese dell’arredamento low cost, i lavoratori abruzzesi non hanno aderito allo sciopero, il primo negli oltre 20 anni di presenza Ikea in Italia - proclamato dai sindacati del commercio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil - contro la decisione dell’azienda di revocare unilateralmente il contratto integrativo aziendale, a partire dal primo settembre.

I tagli alle buste paga riguardano le maggiorazioni salariali legate al lavoro domenicale e nei giorni festivi, oltre ai premi produzione, che sono una componente determinante delle retribuzioni di oltre 6 mila dipendenti Ikea, distribuiti nei 21 punti vendita .

All’insegna dello slogan “I diritti non si smontano”, i sindacati hanno risposto con la giornata di mobilitazione, presidi di lavoratori davanti a diversi megastore giallo-blu della multinazionale. Al “No Billy day”, dal nome della più famosa libreria componibile con il quale i dipendenti di Bologna Ikea hanno ribattezzato la protesta, c’è stata una partecipazione media nazionale dell’80% circa dei lavoratori, anche se l'azienda ieri pomeriggio ha ribattuto che «in buona parte dei negozi l'adesione allo sciopero è stata scarsa o nulla».

E uno dei punti vendita dove non c’è stato lo stop, appunto quello abruzzese. I dipendenti di Ikea San Giovanni Teatino non si sono astenuti dal lavoro, nel negozio tutto è filato nel solito tran tran. «Qui non ci sono nemmeno iscritti al sindacato e se ci sono non li conosco, da noi si lavora e basta», taglia corto un giovane addetto, che torna subito alle sue mansioni.

A spiegare i motivi dell’anomalia Abruzzo, in occasione del primo sciopero nazionale anti-Ikea, il segretario provinciale della Filcams Cgil di Chieti, Sergio Aliprandi: «Il punto vendita di Chieti è stato l’ultimo in ordine di aperture in Italia, non vi è un tasso di sindacalizzazione tale da permettere conflitti e rivolte poiché la maggior parte dei contratti di lavoro è dei precari e dettata dalla determinabilità della durata del lavoro, senza contare i lavoratori somministrati da agenzie interinali e la non applicazione del contratto integrativo aziendale, che è uno dei motivi principali dello sciopero, che avrà effettiva efficacia tra diversi anni, purtroppo».

Quando a fine agosto 2012 aprì il punto vendita Ikea San Giovanni Teatino le assunzioni con contratto diretto dell’azienda furono 206, 153 (il 74%) a tempo determinato, tutti abruzzesi, gli altri 53 a tempo indeterminato, dei quali nessuno abruzzese.

Gabriella Di Lorito

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