"No alle divisioni"
Franceschini e Casini: vicini all’Abruzzo. I leader dell’opposizione celebrano il 25 aprile senza polemiche
«State tranquilli, ora ce ne andiamo, tanto qui creiamo solo disagio». Davanti ai drammi del passato e del presente, la politica entra in punta di piedi per celebrare la Festa di Liberazione. Così, la visita dei i due leader dell’opposizione, Dario Franceschini (Pd) e Pier Ferdinando Casini (Udc) al paese di Onna in occasione della festa della Liberazione, non dura più di mezz’ora. Dopo aver reso omaggio alla stele dei Caduti, i due attraversano via dei Martiri parlando quasi sottovoce, anche davanti alle telecamere, e vanno via prima dell’arrivo di Berlusconi. Una giornata nel segno dell’unità.
«Essere qui oggi, per noi dell’opposizione vuol dire che l’Italia deve continuare a prendersi per mano e non c’è spazio per le divisioni». Sottolinea Casini davanti la tendopoli di Onna, rinunciando a qualsiasi polemica o revisionismo. «Oggi», specifica, «il Paese è chiamato a una nuova resistenza contro le calamità naturali. Il 25 aprile ha un doppio significato, è la data della liberazione e l’impegno a stare vicini all’Abruzzo in questa tragedia».
Seppure in un clima dismesso, il leader democratico non riesce a nascondere il dissenso in merito alla possibilità di una proposta di legge che equipara repubblichini e partigiani, oggetto di riflessioni da parte del premier Silvio Berlusconi. «Un conto è il rispetto umano», ha detto Franceschini, «ma non si può equiparare chi combattè dalla parte giusta e chi invece lottò per una causa tragicamente sbagliata. Lo dico anche per ragioni familiari: mio padre partigiano ha sposato la figlia di un repubblichino».
«Essere qui oggi, per noi dell’opposizione vuol dire che l’Italia deve continuare a prendersi per mano e non c’è spazio per le divisioni». Sottolinea Casini davanti la tendopoli di Onna, rinunciando a qualsiasi polemica o revisionismo. «Oggi», specifica, «il Paese è chiamato a una nuova resistenza contro le calamità naturali. Il 25 aprile ha un doppio significato, è la data della liberazione e l’impegno a stare vicini all’Abruzzo in questa tragedia».
Seppure in un clima dismesso, il leader democratico non riesce a nascondere il dissenso in merito alla possibilità di una proposta di legge che equipara repubblichini e partigiani, oggetto di riflessioni da parte del premier Silvio Berlusconi. «Un conto è il rispetto umano», ha detto Franceschini, «ma non si può equiparare chi combattè dalla parte giusta e chi invece lottò per una causa tragicamente sbagliata. Lo dico anche per ragioni familiari: mio padre partigiano ha sposato la figlia di un repubblichino».