Nuove regole per le cure fuori Abruzzo

Sanità, accordi con le regioni limitrofe per evitare i ricoveri ingiustificati

PESCARA. Tra il 2006 e il 2010 i residenti in Abruzzo hanno effettuato 5650 ricoveri in più fuori regione (è la cosiddetta mobilità passiva), a fronte di 134.020 ricoveri in meno nelle strutture sanitarie della regione. Il calo dei ricoveri è iniziato dal 2006 nel settore pubblico (nel 2007 per il settore privato), dopo diversi anni di continua crescita. Sono il risultato della politica di contenimento della spesa sanitaria iniziata con la giunta Del Turco e proseguita con la giunta Chiodi con l'intermezzo commissariale di Redigolo. I numeri sono contenuti nel «Report 2010 sullo stato di salute e assistenza sanitaria in Abruzzo» redatto dall'Agenzia sanitaria regionale». La sproporzione tra il calo dei ricoveri in regione e l'aumento di quelli fuori regione scoraggiano deduzioni troppo semplice: taglio posti letto uguale fuga dei pazienti.

«Per quanto l'Abruzzo mostri il quinto tasso di ricovero fuori regione più elevato tra le regioni italiane», commenta lo studio dell'Agenzia, «è importante notare come, a fronte della marcata riduzione di ricoveri intra-regionali, non si sia assistito ad un drastico aumento dei ricoveri fuori regione, come sarebbe invece stato possibile ipotizzare». Questa evidenza, secondo gli autori della ricerca, «rafforza l'ipotesi che, negli anni passati, molti dei ricoveri ospedalieri fossero in effetti non essenziali».

Comunque preoccupa la bassa attrattività delle strutture sanitarie regionali (ma anche preoccupano le liste d'attesa, altro elemento che incentiva i viaggi fuori regione), che in cifre si traduce in un saldo di mobilità che nel 2010 ha inciso sui bilanci delle Asl per circa 68 milioni di euro, risultato del saldo tra i 29.422 ricoveri di abruzzesi fuori regione, contro i 18.125 ricoveri di non abruzzesi in regione (nei giorni scorsi ne aveva parlato su queste pagine il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci, sostenendo che «il servizio sanitario voluto da Chiodi è gravemente inadeguato alle esigenze di una regione moderna»).

Ma la mobilità non preoccupa solo l'Abruzzo, infatti è tema presente in sede di conferenza delle Regioni. Nel Patto per la salute 2010-2012 adottato il 3 dicembre 2009, l'articolo 19 era dedicato proprio alla mobilità interregionale. L'articolo stabilisce che per raggiungere un livello di appropriatezza nella erogazione delle cure (cioè per essere sicuri che i ricoveri siano giustificati), «le regioni individuano adeguati strumenti per governare il fenomeno della mobilità sanitaria tramite accordi tra regioni confinanti».

Attualmente gli accordi sono in fase di definizione, ma molto in ritardo rispetto alle previsioni (l'Abruzzo non ne ha ancora sottoscritti). Per questo nel nuovo Patto sulla salute 2013-2015 approvato in bozza dalle Regioni e che sarà discusso nelle prossime settimane con il governo, dovrebbero essere indicati strumenti per garantire una tempistica certa. Nello stesso tempo la Regione Abruzzo dovrebbe dare corso pieno a quel progetto di valorizzazione delle strutture contenuto nel piano operativo 2010-2012 che si basa sulla concentrazione della casistica (meno reparti ma più qualificati perché lavorano un numero maggiore di casi) e sulla comunicazione degli esiti della cura, una sorta di marketing della sanità regionale.

Le patologie sulle quali bisognerà lavorare sono indicate nell'elenco delle principali diagnosi per i ricoveri ordinari e in day hospital fuori regione contenuto nel rapporto dell'Agenzia sanitaria. Per i ricoveri ordinari i casi più frequenti trattati sono la chiemioterapia antineoplastica, il parto normale, le varici degli arti inferiori asintomatiche, l'alluce valgo, l'artrosi dell'anca.

Per i ricoveri in day hospital i casi maggiormente trattati fuori regione sono la chemioterapia antineoplastica, la cataratta senile, le varici agli arti inferiori, la sclerosi nucleare, la sindrome del tunnel carpale, l'aborto indotto, il polipo dell'utero. Casi non complessi che non mettono in discussione le eccellenze della sanità regionale ma l'assetto complessivo del sistema sanitario.

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