Onna, un dolore lungo 65 anni
L’incontro col premier. E ora liberiamoci dalla paura di ricostruire
Ha più di ottanta anni ma piange come un bambino. Fa parte anche lui della delegazione dei familiari delle vittime della strage nazista avvenuta a Onna l’11 giugno del 1944, delegazione che ha preso parte ieri mattina alla cerimonia per il 25 aprile alla presenza del capo del governo Silvio Berlusconi.
Dino Pezzopane quel giorno di 65 anni fa perse il fratello di appena 16 anni e c’è una foto, ritrovata dopo decenni, in cui lo si vede dietro alla bara con lo sguardo perso nel vuoto. Reagì con tutta la forza di cui un giovane è capace. Contribuì con il suo lavoro di contadino a far rinascere Onna e a far crescere una bella famiglia. Pochi giorni fa si è salvato per puro caso.
Anche la sua casa in via dell’Arco, a due passi dalla chiesa parrocchiale, è stata «demolita» dal terremoto.
Quando arriva alla villa comunale mi guarda e mi abbraccia. Piange. Non riesce a farsi una ragione di quella distruzione che circonda il monumento ai martiri del 1944.
Il cuore del paese è sparito. Dalle case ridotte a cumuli di macerie senti solo il silenzio della morte.
E’ stato un 25 aprile di dolore e disperazione. E anche di confusione.
Il primo ad arrivare è Pierferdinando Casini, segue dopo pochi minuti Dario Franceschini. La ressa di microfoni e telecamere fa perdere la pazienza agli onnesi: sembriamo le comparse di uno spettacolo che non si può fermare. Poi tutti alla villa comunale.
Arrivano il sindaco Massimo Cialente e la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane. Hanno dovuto insistere un po’ per poter rendere omaggio anche loro ai martiri. L’attesa del presidente del consiglio Silvio Berlusconi è più lunga del previsto.
Dalla villa comunale oggi si vede la chiesa parrocchiale puntellata in più parti. Il terremoto ha polverizzato palazzo Zuppelli e ha cambiato la visuale. Le pietre della facciata dell’edificio sacro, cadute nella notte del sei aprile, sono state raccolte dai vigili del fuoco di Roma e ora sono ammonticchiate in attesa, chissà quando, di essere riutilizzate.
Ti guardi intorno e ti chiedi come sarà possibile ricostruire tutto. Non è solo una questione edilizia. E’ la memoria che va salvata.
Un edificio si può rifare, il fremito delle radici no.
Arriva il presidente del consiglio. Ho una stretta al cuore quando durante il suo discorso parla del «futuro da garantire ai nostri figli». Stringo mia moglie e rivedo gli occhi dei miei due angioletti: loro non avranno futuro.
A un tratto una delegazione di reduci della Brigata Maiella viene fatta posizionare dietro al presidente.
Un uomo del seguito si agita: ma chi sono quelli, che c’entrano coi partigiani? Gli fanno capire che quelli sono gli uomini che hanno fatto la storia d’Italia e allora si calma.
Berlusconi avvicina i familiari delle vittime dell’11 giugno del 1944, parla dell’assurdità della guerra ma il discorso per forza di cose si sposta sull’emergenza di oggi.
Il presidente ribadisce che sarà vicino all’Aquila e agli onnesi e illustra i provvedimenti presi dal governo a partire dai fondi per chi vuole ricostruire la casa. Poi consiglia a chi può e a chi vuole di lasciare le tende: andate negli alberghi della costa.
Si gira e chiama il sindaco dell’Aquila: Massimo dove sei, vieni qui. Cialente arriva e conferma al premier che all’Aquila ci sono 1500 alloggi sfitti che potrebbero essere utilizzati dagli sfollati. Berlusconi promette che darà un contributo anche per comprare i mobili.
Il parroco di Onna, don Cesare Cardozo chiede di poter pregare davanti al monumento. Prima segnala al presidente che lì ci sono due genitori che hanno perso i figli. Berlusconi si avvicina: poche parole e una stretta di mano.
La cerimonia termina. Tanti colleghi mi avvicinano. Vogliono sapere cosa ne penso di questo 25 aprile. Sul piano personale «l’invasione» dei politici non riempie il vuoto. Per gli onnesi potrebbe essere un modo per liberarsi dalla paura. Non da quella del terremoto. Da quella di ricominciare.
Dino Pezzopane quel giorno di 65 anni fa perse il fratello di appena 16 anni e c’è una foto, ritrovata dopo decenni, in cui lo si vede dietro alla bara con lo sguardo perso nel vuoto. Reagì con tutta la forza di cui un giovane è capace. Contribuì con il suo lavoro di contadino a far rinascere Onna e a far crescere una bella famiglia. Pochi giorni fa si è salvato per puro caso.
Anche la sua casa in via dell’Arco, a due passi dalla chiesa parrocchiale, è stata «demolita» dal terremoto.
Quando arriva alla villa comunale mi guarda e mi abbraccia. Piange. Non riesce a farsi una ragione di quella distruzione che circonda il monumento ai martiri del 1944.
Il cuore del paese è sparito. Dalle case ridotte a cumuli di macerie senti solo il silenzio della morte.
E’ stato un 25 aprile di dolore e disperazione. E anche di confusione.
Il primo ad arrivare è Pierferdinando Casini, segue dopo pochi minuti Dario Franceschini. La ressa di microfoni e telecamere fa perdere la pazienza agli onnesi: sembriamo le comparse di uno spettacolo che non si può fermare. Poi tutti alla villa comunale.
Arrivano il sindaco Massimo Cialente e la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane. Hanno dovuto insistere un po’ per poter rendere omaggio anche loro ai martiri. L’attesa del presidente del consiglio Silvio Berlusconi è più lunga del previsto.
Dalla villa comunale oggi si vede la chiesa parrocchiale puntellata in più parti. Il terremoto ha polverizzato palazzo Zuppelli e ha cambiato la visuale. Le pietre della facciata dell’edificio sacro, cadute nella notte del sei aprile, sono state raccolte dai vigili del fuoco di Roma e ora sono ammonticchiate in attesa, chissà quando, di essere riutilizzate.
Ti guardi intorno e ti chiedi come sarà possibile ricostruire tutto. Non è solo una questione edilizia. E’ la memoria che va salvata.
Un edificio si può rifare, il fremito delle radici no.
Arriva il presidente del consiglio. Ho una stretta al cuore quando durante il suo discorso parla del «futuro da garantire ai nostri figli». Stringo mia moglie e rivedo gli occhi dei miei due angioletti: loro non avranno futuro.
A un tratto una delegazione di reduci della Brigata Maiella viene fatta posizionare dietro al presidente.
Un uomo del seguito si agita: ma chi sono quelli, che c’entrano coi partigiani? Gli fanno capire che quelli sono gli uomini che hanno fatto la storia d’Italia e allora si calma.
Berlusconi avvicina i familiari delle vittime dell’11 giugno del 1944, parla dell’assurdità della guerra ma il discorso per forza di cose si sposta sull’emergenza di oggi.
Il presidente ribadisce che sarà vicino all’Aquila e agli onnesi e illustra i provvedimenti presi dal governo a partire dai fondi per chi vuole ricostruire la casa. Poi consiglia a chi può e a chi vuole di lasciare le tende: andate negli alberghi della costa.
Si gira e chiama il sindaco dell’Aquila: Massimo dove sei, vieni qui. Cialente arriva e conferma al premier che all’Aquila ci sono 1500 alloggi sfitti che potrebbero essere utilizzati dagli sfollati. Berlusconi promette che darà un contributo anche per comprare i mobili.
Il parroco di Onna, don Cesare Cardozo chiede di poter pregare davanti al monumento. Prima segnala al presidente che lì ci sono due genitori che hanno perso i figli. Berlusconi si avvicina: poche parole e una stretta di mano.
La cerimonia termina. Tanti colleghi mi avvicinano. Vogliono sapere cosa ne penso di questo 25 aprile. Sul piano personale «l’invasione» dei politici non riempie il vuoto. Per gli onnesi potrebbe essere un modo per liberarsi dalla paura. Non da quella del terremoto. Da quella di ricominciare.