«Ora occorre una nuova legge»
Legnini: finalmente Chiodi dice ciò che abbiamo sempre sostenuto |
Il presidente Chiodi ha espresso opinioni sulla ricostruzione che costituiscono una novità nelle valutazioni politiche del centrodestra nazionale e regionale, sin qui improntate ad enfasi celebrative.
Ha sostenuto il presidente che la Regione e i sindaci, ai quali è affidata la ricostruzione pubblica e privata, «sono privi di strutture, di mezzi e di personale», che c’è una dispersione e confusione di ruoli e competenze, che c’è quindi bisogno di una nuova “governance” che faccia leva sui poteri locali e che occorrono nuove risorse da stanziare con le prossime finanziarie. Tale posizione è condivisibile. Si tratta, infatti, delle stesse identiche preoccupazioni che abbiamo ripetutamente espresso nelle discussioni parlamentari, declinandole con precise proposte di norme e stanziamenti, tutte respinte dal Governo e dalla maggioranza di centrodestra, con il voto anche dei parlamentari abruzzesi del Pdl. Se quella espressa dal presidente della Regione è la posizione del governo regionale, e non dubito che sia così, registriamo una diversa valutazione sul futuro della ricostruzione rispetto a quella espressa dal governo nazionale.
E ciò non è una mia personale opinione ma è documentato dagli atti parlamentari verificabili da chiunque: le nostre proposte, alcune delle quali esattamente conformi a quelle espresse dal presidente Chiodi, sono state respinte e il Ministro Tremonti, che dispone della borsa della spesa pubblica nazionale, ha formalmente dichiarato in Senato a luglio, nel rispondere ad un mio argomentato rilievo, che le risorse già stanziate sono sufficienti tanto che nel Dpef, di recente approvato, che indica gli impegni finanziari dello Stato per i prossimi tre anni, non c’è nulla, dico nulla, sul terremoto abruzzese e la nostra proposta emendativa, finalizzata a prevedere nuovi stanziamenti nei prossimi tre anni, è stata anch’essa respinta. Posizioni, quindi, quelle di Chiodi e Tremonti chiaramente divergenti. Noi abbiamo cercato di fare la nostra parte con passione e determinazione, lo faccia anche il centrodestra abruzzese smettendo di dire che va tutto bene, come ha iniziato solo ora a fare il Presidente della Regione.
Sul terremoto non si può esercitare da parte di nessuno una speculazione politica e noi non lo abbiamo fatto e non lo faremo. Non ci si può dividere in Abruzzo tra chi dice che va tutto bene e chi dice che va tutto male. La gestione dell’emergenza è andata bene, anche se mancano all’appello ancora molti, troppi alloggi per gli sfollati, e noi lo abbiamo detto e riconosciuto. La programmazione, l’articolazione dei poteri e l’entità delle risorse per la ricostruzione sono insufficienti e se non si interviene i problemi si aggraveranno. Occorre intervenire con una nuova legge, cui dovrà affiancarsi anche un intervento legislativo regionale come sottolineato da Stefania Pezzopane. E ciò bisogna fare per conseguire almeno i seguenti precisi obiettivi: Regione, Province e Comuni, ai quali fino ad oggi è stato affidato solo il disbrigo delle “pratiche”, devono stare al centro, non ai margini del processo di ricostruzione; occorrono risorse aggiuntive almeno per centri storici, edifici pubblici e beni culturali; quelle stanziate sono molto lontane dall’effettivo fabbisogno; occorrono decisioni rapide sulle attività produttive: se l’economia non riparte non si va da nessuna parte tanto più che è l’intero sistema economico abruzzese a vivere una situazione di gravissima difficoltà.
La Zona Franca Urbana può e deve essere una risposta importante ma così come è normata nel decreto Abruzzo è irrealizzabile o costituirà un pannicello caldo senza effetti significativi sul sistema economico. Con poco più di 10 milioni di euro all’anno si defiscalizzano qualche decina di piccole aziende o, se si vuole sostenere l’insediamento di medie e grandi imprese, le risorse basterebbero solo per 1-2 aziende. La Zfu significa esentare dalle imposte le nuove imprese. E’ singolare che da un lato si promettano sgravi fiscali, dall’altro una legge vigente, non ancora modificata nonostante le promesse, impone la restituzione dei tributi e contributi sospesi per ben 525 milioni di euro in due anni. Lo Stato, quindi, all’Abruzzo sulla base non delle chiacchere ma di leggi vigenti promette sgravi per 45 milioni (la Zfu) e ne rivuole 525. Come si vede, i problemi sono enormi. Occorrerebbe compattezza e forza della classe dirigente abruzzese - ma questo non dipende da noi. La nostra disponibilità l’abbiamo data ma è sempre stata rifiutata. Mi auguro che nel prossimo futuro si possano unire le forze, a partire dalla inderogabile necessità di modificare in modo incisivo il decreto Abruzzo ed eliminare la vergogna della restituzione delle tasse.
* Segretario gruppo Pd Senato
Ha sostenuto il presidente che la Regione e i sindaci, ai quali è affidata la ricostruzione pubblica e privata, «sono privi di strutture, di mezzi e di personale», che c’è una dispersione e confusione di ruoli e competenze, che c’è quindi bisogno di una nuova “governance” che faccia leva sui poteri locali e che occorrono nuove risorse da stanziare con le prossime finanziarie. Tale posizione è condivisibile. Si tratta, infatti, delle stesse identiche preoccupazioni che abbiamo ripetutamente espresso nelle discussioni parlamentari, declinandole con precise proposte di norme e stanziamenti, tutte respinte dal Governo e dalla maggioranza di centrodestra, con il voto anche dei parlamentari abruzzesi del Pdl. Se quella espressa dal presidente della Regione è la posizione del governo regionale, e non dubito che sia così, registriamo una diversa valutazione sul futuro della ricostruzione rispetto a quella espressa dal governo nazionale.
E ciò non è una mia personale opinione ma è documentato dagli atti parlamentari verificabili da chiunque: le nostre proposte, alcune delle quali esattamente conformi a quelle espresse dal presidente Chiodi, sono state respinte e il Ministro Tremonti, che dispone della borsa della spesa pubblica nazionale, ha formalmente dichiarato in Senato a luglio, nel rispondere ad un mio argomentato rilievo, che le risorse già stanziate sono sufficienti tanto che nel Dpef, di recente approvato, che indica gli impegni finanziari dello Stato per i prossimi tre anni, non c’è nulla, dico nulla, sul terremoto abruzzese e la nostra proposta emendativa, finalizzata a prevedere nuovi stanziamenti nei prossimi tre anni, è stata anch’essa respinta. Posizioni, quindi, quelle di Chiodi e Tremonti chiaramente divergenti. Noi abbiamo cercato di fare la nostra parte con passione e determinazione, lo faccia anche il centrodestra abruzzese smettendo di dire che va tutto bene, come ha iniziato solo ora a fare il Presidente della Regione.
Sul terremoto non si può esercitare da parte di nessuno una speculazione politica e noi non lo abbiamo fatto e non lo faremo. Non ci si può dividere in Abruzzo tra chi dice che va tutto bene e chi dice che va tutto male. La gestione dell’emergenza è andata bene, anche se mancano all’appello ancora molti, troppi alloggi per gli sfollati, e noi lo abbiamo detto e riconosciuto. La programmazione, l’articolazione dei poteri e l’entità delle risorse per la ricostruzione sono insufficienti e se non si interviene i problemi si aggraveranno. Occorre intervenire con una nuova legge, cui dovrà affiancarsi anche un intervento legislativo regionale come sottolineato da Stefania Pezzopane. E ciò bisogna fare per conseguire almeno i seguenti precisi obiettivi: Regione, Province e Comuni, ai quali fino ad oggi è stato affidato solo il disbrigo delle “pratiche”, devono stare al centro, non ai margini del processo di ricostruzione; occorrono risorse aggiuntive almeno per centri storici, edifici pubblici e beni culturali; quelle stanziate sono molto lontane dall’effettivo fabbisogno; occorrono decisioni rapide sulle attività produttive: se l’economia non riparte non si va da nessuna parte tanto più che è l’intero sistema economico abruzzese a vivere una situazione di gravissima difficoltà.
La Zona Franca Urbana può e deve essere una risposta importante ma così come è normata nel decreto Abruzzo è irrealizzabile o costituirà un pannicello caldo senza effetti significativi sul sistema economico. Con poco più di 10 milioni di euro all’anno si defiscalizzano qualche decina di piccole aziende o, se si vuole sostenere l’insediamento di medie e grandi imprese, le risorse basterebbero solo per 1-2 aziende. La Zfu significa esentare dalle imposte le nuove imprese. E’ singolare che da un lato si promettano sgravi fiscali, dall’altro una legge vigente, non ancora modificata nonostante le promesse, impone la restituzione dei tributi e contributi sospesi per ben 525 milioni di euro in due anni. Lo Stato, quindi, all’Abruzzo sulla base non delle chiacchere ma di leggi vigenti promette sgravi per 45 milioni (la Zfu) e ne rivuole 525. Come si vede, i problemi sono enormi. Occorrerebbe compattezza e forza della classe dirigente abruzzese - ma questo non dipende da noi. La nostra disponibilità l’abbiamo data ma è sempre stata rifiutata. Mi auguro che nel prossimo futuro si possano unire le forze, a partire dalla inderogabile necessità di modificare in modo incisivo il decreto Abruzzo ed eliminare la vergogna della restituzione delle tasse.
* Segretario gruppo Pd Senato