Ospedale, in fila per la chemio
Dramma dei malati di tumore perché manca personale
TERAMO. Hanno il cancro, spesso sono anziani, molto anziani, e vengono lasciati ad aspettare seduti per ore in un corridoio. Sono i malati che si sottopongono a chemioterapia nel day hospital oncologico del Mazzini.
Soprattutto in alcuni giorni, di solito i primi della settimana, ci sono parecchie persone ad aspettare di sottoporsi alla terapia da cui dipende la loro speranza di vita. Le poltrone in cui viene somministrata la flebo di farmaco antiblastico sono 18 e spesso in una stessa mattinata si dà appuntamento a 30-40 pazienti. L’arrivo per tutti è previsto alle 9. Ma chi capita al secondo turno pur arrivando alle 9 deve aspettare in media tre ore prima di accedere alle poltroncine su cui sottoporsi a chemioterapia. «Le persone anziane hanno disagi enormi. Ho visto persone anche di 90 anni aspettare per ore», racconta R.A., accompagnatrice di un paziente, «tutti vengono fatti arrivare alle 9 in ospedale ma molti vengono chiamati alle 12. L’altro giorno è stato chiesto di fare una doppia convocazione e di far arrivare quelli che faranno il secondo turno alle 11, in modo da non dover aspettare tanto. Ma dicono che non è possibile, che non sanno quando finisce il trattamento al primo turno e quindi non possono far venire la gente più tardi: si rischiano tempi morti».
Il problema nasce dalla carenza di risorse - o meglio la loro distribuzione irrazionale - e di conseguenza dalla necessità di fare tagli, spesso indiscriminati. E tagliare personale a un reparto oncologico, in cui ci sono malati in reale, immediato, pericolo di vita è una scelta su cui si può discutere. Eppure il personale per attivare un secondo turno pomeridiano, in modo da evitare tanti disagi a chi già soffre non si trova. «Il personale del day hospital», precisa la donna, «è gentilissimo, non c’è niente da eccepire, ma non arriva a fare tutto. Dovrebbero farlo funzionare di pomeriggio, ora il servizio è attivo sono di mattina. Quello che fa rabbia è che c’è chi si è arricchito con la sanità e chi ne paga le spese, cioè i malati. C’è poco personale, un po’ dappertutto. I politici si devono dare una mossa. In ospedali di altre regioni la situazione non è così negativa».
Però qualcosa intanto si potrebbe fare per limitare i disagi. «Mi fanno tenerezza le persone sedute per ore sulle sedie all’ingresso: non è ambiente adatto a persone che hanno bisogno di riguardi. Qualche anno fa il reparto aveva una sala d’attesa con belle poltrone, ora aspettano lungo il corridoio. Bisognerebbe tornare al passato». Un altro problema riguarda la disponibilità dei farmaci antiblastici. Qualche anno fa il laboratorio dove prepararli venne sistemato a Giulianova, con una decisione che suscitò perplessità. «Ci sono pazienti che che vengono da lontano ma non possono fare il trattamento», conclude R.A., «perchè la medicina non è pronta: arriva da Giulianova e spesso con ritardo».
Soprattutto in alcuni giorni, di solito i primi della settimana, ci sono parecchie persone ad aspettare di sottoporsi alla terapia da cui dipende la loro speranza di vita. Le poltrone in cui viene somministrata la flebo di farmaco antiblastico sono 18 e spesso in una stessa mattinata si dà appuntamento a 30-40 pazienti. L’arrivo per tutti è previsto alle 9. Ma chi capita al secondo turno pur arrivando alle 9 deve aspettare in media tre ore prima di accedere alle poltroncine su cui sottoporsi a chemioterapia. «Le persone anziane hanno disagi enormi. Ho visto persone anche di 90 anni aspettare per ore», racconta R.A., accompagnatrice di un paziente, «tutti vengono fatti arrivare alle 9 in ospedale ma molti vengono chiamati alle 12. L’altro giorno è stato chiesto di fare una doppia convocazione e di far arrivare quelli che faranno il secondo turno alle 11, in modo da non dover aspettare tanto. Ma dicono che non è possibile, che non sanno quando finisce il trattamento al primo turno e quindi non possono far venire la gente più tardi: si rischiano tempi morti».
Il problema nasce dalla carenza di risorse - o meglio la loro distribuzione irrazionale - e di conseguenza dalla necessità di fare tagli, spesso indiscriminati. E tagliare personale a un reparto oncologico, in cui ci sono malati in reale, immediato, pericolo di vita è una scelta su cui si può discutere. Eppure il personale per attivare un secondo turno pomeridiano, in modo da evitare tanti disagi a chi già soffre non si trova. «Il personale del day hospital», precisa la donna, «è gentilissimo, non c’è niente da eccepire, ma non arriva a fare tutto. Dovrebbero farlo funzionare di pomeriggio, ora il servizio è attivo sono di mattina. Quello che fa rabbia è che c’è chi si è arricchito con la sanità e chi ne paga le spese, cioè i malati. C’è poco personale, un po’ dappertutto. I politici si devono dare una mossa. In ospedali di altre regioni la situazione non è così negativa».
Però qualcosa intanto si potrebbe fare per limitare i disagi. «Mi fanno tenerezza le persone sedute per ore sulle sedie all’ingresso: non è ambiente adatto a persone che hanno bisogno di riguardi. Qualche anno fa il reparto aveva una sala d’attesa con belle poltrone, ora aspettano lungo il corridoio. Bisognerebbe tornare al passato». Un altro problema riguarda la disponibilità dei farmaci antiblastici. Qualche anno fa il laboratorio dove prepararli venne sistemato a Giulianova, con una decisione che suscitò perplessità. «Ci sono pazienti che che vengono da lontano ma non possono fare il trattamento», conclude R.A., «perchè la medicina non è pronta: arriva da Giulianova e spesso con ritardo».