Paolucci: Pdl fermo sullo sviluppo

Il centrosinistra risponde alle critiche di Confindustria ai parlamentari

PESCARA. «I parlamentari abruzzesi del Pdl non è proprio vero che non stanno facendo niente, perché hanno approvato il pedaggio sull'Asse attrezzato, hanno affossato le richieste di trasparenza nella ricostruzione dell'Aquila, hanno avallato lo scippo di 500 milioni di euro di opere pubbliche all'Abruzzo». Usa l'arma dell'ironia, Silvio Paolucci, per commentare uno dei passi più polemici dell'intervista sul Patto per lo sviluppo al presidente regionale di Confindustria, Mauro Angelucci, pubblicata ieri dal Centro. Paolucci, segretario regionale del Pd, replica così al passo in cui Angelucci, rispondendo a una domanda, diceva: «I parlamentari abruzzesi, mi chiedo cosa stiano facendo».

Una risposta che ha acceso la polemica sia a sinistra che a destra (si legga l'articolo in basso).
Secondo Paolucci, Angelucci «fa bene a chiedere alla politica abruzzese uno slancio diverso. Alcune considerazioni: sui poteri del commissario alla sanità non c'è però bisogno di alcun chiarimento da parte del governo nazionale: c'è la Costituzione, che Chiodi dovrebbe conoscere. Il commissario avrebbe potuto rispettare la legge e invece ha condotto l'Abruzzo in una fase di grande incertezza che oggi paghiamo tutti, a partire proprio da cittadini e imprese».
Quanto al lassismo (nel difendere gli iunteressi della regione) presunto o vero dei deputati e senatori abruzzesi, il segretario del Pd sottolinea quella che lui giuidca «la vera differenza», fra quelli di centrosinistra e quelli di centrodestra.

«I parlamentari abruzzesi», dice Paolucci, «con il governo Prodi avevano conquistato investimenti preziosi per l'Abruzzo, ma il centrodestra li ha annientati. Noi stiamo lavorando ad una vera alternativa a questa maggioranza immobile e dannosa per l'Abruzzo. E per altro Chiodi ha trovato di fronte a sé un'opposizione costruttiva, a partire dalla vicenda dei Fas e dalla firma del Patto per lo sviluppo, con un confronto costruttivo in consiglio regionale ogni qual volta è stato possibile».

Magistrato ed ex ministro ombra del defunto governo ombra varato da Walter Veltroni all'indomani della sconfitta elettorale del 2008, Lanfranco Tenaglia è un deputato abruzzese del Pd. «Quella di Angelucci è un opinione ingenerosa per i parlamentari del Pd», dice Tenaglia. «A partire dalla vicenda del terremoto, l'impegno dei parlamentari abruzzesi del Pd è stato decisivo per ottenere risultati come il rinvio delle tasse per chi abita nel cratere del sisma e per altre vicende. Io credo che il destinatario del messaggio del presidente di Confindustria Abruzzo debba essere il governo. Finché viene posta la fiducia su ogni provvedimento economico noi abbiamo le mani legate. Sul Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo mi auguro, comunque, che ci sia un'intesa bipartisan fra i parlamentari abruzzesi».

Alfonso Mascitelli non accetta la critica di Angelucci. «Mi chiedo», dice il senatore abruzzese dell'Italia dei valori, «se si tratti di disattenzione nei confronti del lavoro che stiamo portando avanti a Roma, oppure di confusione sulle responsabilità a cui sono chiamati chi ha ruolo di governo e chi di opposizione».

«Tre soli esempi, tra i tanti», aggiunge Mascitelli. Il primo: tutti i nostri emendamenti correttivi al decreto legge di due anni fa sulla ricostruzione post-terremoto, bocciati dalla maggioranza, che se fossero stati accolti, avrebbero evitato molti dei problemi e delle difficoltà che si stanno vivendo oggi. Il secondo sulla sanità. L'Ordine del giorno, di cui sono stato primo firmatario, approvato all'unanimità dal Senato due anni fa sulla necessità di una rimodulazione del Piano di rientro del deficit sanitario per dare respiro alla nostra regione, è rimasto lettera morta nelleintenzioni del governo. Il terzo: le battaglie fatte in commissione e in aula con la denuncia che nel capitolo delle infrastrutture dell'Abruzzo, nell'ultimo documento di programmazione per il 2011, non solo non vi era un euro aggiuntivo, ma erano state sottratte ulteriori risorse, sono passate anche queste nella derisione di chi ci sta governando».

«Con queste premesse», prosegue il senatore dell'Idv, «il Patto per lo sviluppo resta solo un contenitore, utile a chi non ha le idee chiare per guadagnare tempo e continuare in una politica degli annunci e di propaganda che, questo sì, fa davvero male all'Abruzzo. L'incontro di luglio con il governo nazionale senza alcuna adeguata preparazione e scelta delle richieste da fare rischia di trasformarsi in una gita turistica a cui l'Italia dei valori non parteciperà».
Camillo D'Alessandro, capogruppo del Pd, in consiglio regionale, è stato uno dei promotori del Patto per lo sviluppo ed era al tavolo della firma del documento, il 14 aprile scorso a Pescara, al fianco di Angelucci e del governatore, Gianni Chiodi.

«Sicuramente il presidente di Confindustria ha espresso, per sintesi, un concetto generale», dice l'esponente dell'opposizioone di centrosinistra. «Ma è è evidente che, nella politica come nell'imprenditoria, non ci possa essere un modello che vale per tutti. Parlare di deputati e senatori che non lavorano è una generalizzazione che non corrisponde alla realtà. Questa legislatura, in particolare, ha svelato una molte differenze, prima fra tutte quella fra chi sta nella maggioranza e chi è all'opposizione».

«E' indubbio», aggiunge D'Alessandro, «che le grandi questioni che riguardano l'Abruzzo, dal terremoto alle vicende economiche, sono state poste dai parlamentari del Pd. Penso, per fare soli due esempi, al Parco nazionale della costa teatina e alla bonifica di Bussi».

«E' chiaro che per ciò che riguarda il Patto per lo sviluppo è necessario fare una squadra che metta insieme tutti. Ma starci dentro non significa accettare passivamente la logica del "ci ho provato ma non ci sono riuscito". Oggi coloro che hanno maggiori ressposabilità di governo hanno il dovere di riportare a casa dei risultati sapendo che c'è un'opposizione che ha dinostrato di sapere dire anche dei sì».

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