Passa il recupero dei sottotetti

L'aula boccia il no alle centrali nucleari, slitta l'edilizia, la minoranza abbandona

L'AQUILA. Con 23 no e 11 sì il consiglio regionale, ieri pomeriggio in seduta straordinaria, ha bocciato la mozione presentata dall'Italia dei Valori contro il nucleare. Subito dopo con 25 voti a favore l'aula in seduta ordinaria ha approvato tra le proteste dell'opposizione «l'utilizzo a fini abitativi dei sottotetti», stralciando la norma dalla legge di riforma dell'edilizia (rimandata) sulla quale pesava un migliaio di emendamenti. Il documento sul nucleare dell'Idv prendeva le mosse dalla sentenza della Corte Costituzionale 33/2011 nella quale si stabilisce che la realizzazione di una centrale nucleare ha bisogno del parere della regione interessata. La mozione invitava di conseguenza «il presidente e la giunta regionale ad esprimere in tutte le sedi competenti la contrarietà della Regione Abruzzo ad ospitare centrali nucleari sul proprio territorio, riconoscendone l'incompatibilità». Inziativa rigettata come «strumentale e non prioritario» dalla maggioranza (Chiodi era assente, impegnato a Roma). «La carta della sismicità approvata nei giorni scorsi conferma che tutta la regione è in qualche modo interessata da fenomeni sismici di diversa entità, il nostro territorio è chiaramente incompatibile», ha commentato l'assessore alla Protezione civile Gianfranco Giuliante, prima di recarsi a Roma per discutere della richiesta di calamità naturale per i comuni alluvionati del Teramano.

Per Lucrezio Paolini (Idv) che ha illustrato la mozione, l'esito del voto «è sconcertante». «La maggioranza di centrodestra non solo ha detto di essere a favore delle centrali nucleari, ma, quel che è più grave, ha anche affermato che sarebbe inutile e demagogico parlarne». Per Paolini il no alla mozione è anche il segno «di come l'emergenza e il commissariamento su tutto» abbia abituato la Regione «a non decidere su nulla, abdicando ad ogni decisione anche quando è la Corte Costituzionale a chiedere di esprimersi sul nucleare. La conclusione», ha continuato l'esponente dell'Idv, «è che, con il voto contrario su un documento che avrebbe impegnato Chiodi a dire no al nucleare in Abruzzo, a Chiodi è stato conferito in mandato di dire sì. Un sì che persino Formigoni ha negato a Berlusconi».

Per i consiglieri Antonio Saia (Comunisti Italiani) e Maurizio Acerbo (Rifondazione Comunista) la votazione è stata «irrispettosa della volontà a suo tempo espressa in referendum contro il nucleare da cittadini abruzzesi. Con tale decisione», hanno aggiunto, «la maggioranza di centrodestra ha di fatto spalancato le porte dell'Abruzzo ad ospitare centrali nucleari, anche perché molte regioni, di diverso orientamento politico, si sono già pronunciate contro».

Un no al nucleare è arrivato anche dal capogruppo dell'Udc Antonio Menna che però si è detto favorevole in linea di principio alla scelta nucleare, e ha criticato «il partito dei troppi no», da quello sul Centro oli a quello sull'elettrodotto.

Il consiglio ordinario è ripreso in serata finendo quasi in rissa per la sanatoria sui sottotetti. La minoranza si era detta d'accordo sullo stralcio e l'approvazione solo a condizione, ha spiegato il capogruppo del Pd Camillo D'Alessandro, «che il gettito che la Regione incassa dai sottotetti venga finalizzato a favore di leggi senza copertura, come quella per l'assistenza dei malati oncologici». Il capogruppo del Pdl Lanfranco Venturoni aveva assunto formalmente l'impegno, ma la somma è stata poi iscritta in un capitolo generico del bilancio.

«Anche questa sera rischiamo di sbagliare», ha ammonito Giorgio De Matteis (Mpa), «il vero problema è che non si possono discutere certi argomenti in assenza dell'assessore all'urbanistica», un riferimento agli spacchettamenti delle deleghe che hanno portato l'urbanistica a essere suddivisa tra Giuliante e Chiodi, ambedue assenti durante la discussione in aula. «Quello che è accaduto è gravissimo», ha aggiunto D'Alessandro, «si era partiti da una riforma, si è arrivati ai sottotetti con una palese violazione normativa». L'assessore all'Agricoltura Mauro Febbo legge invece nei numeri del voto sul nucleare e sui sottotetti «una minoranza in difficoltà».

Carlo Costantini (Idv) ha parlato di «forzatura delle regole».

L'assessore al Bilancio Carlo Masci per calmare gli animi ha cercato di spiegare che per effetto del piano di rientro tutte le maggiori entrare della Regione vanno a finanziare il debito sanitario. «Io non posso dirvi di finalizzare le entrate, perché prima devo pagare le spese obbligatorie, solo con quello che avanza posso finalizzare». Ma con il debito che la Regione si ritrova, finisce che non avanza mai nulla.

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