Patto per lo sviluppo, progetto senza fondi
La Cgil: così la vertenza perde senso. Confindustria: serve chiarezza al più presto
PESCARA. Alla fine la Regione dovrà vendersi case e palazzi per vedere arrivare un po' di euro dei Fas. Così è leggendo tra le righe la delibera di rimodulazione dei fondi che rinvia al 2013 il finanziamento di quasi tutte le opere previste. E il rischio è anche che il Patto per lo Sviluppo, quello che doveva portare sui tavoli romani la Vertenza Abruzzo si svuoti di senso. E' la preoccupazione di uno dei firmatari, il segretario regionale della Cgil Gianni Di Cesare: «Il ritardo annunciato sui Fas è esattamente il contrario di quanto chiedevamo», dice, «e cioè l'accelerazione dei fondi. Il Patto non significa solo risorse aggiuntive, ma tempi certi e velocità di assegnazione».
Velocità d'assegnazione? E' dal 21 dicembre 2007 che l'Abruzzo aspetta i fondi per le aree sottoutilizzate (Fas). Porta quella data la delibera del Cipe che assegnava alla regione 854 milioni 657mila euro nell'ambito del Quadro strategico nazionale. Alla programmazione dei fondi hanno lavorato Ottaviano Del Turco, Enrico Paolini (nella sua funzione di presidente vicario della Regione), Gianni Chiodi. Il piano è stato esaminato più volte dal Cipe e più volte rispedito all'Aquila con la richiesta di modificarlo. Nel frattempo l'Italia è entrata in crisi e il governo ha pescato nei Fas i fondi per gli ammortizzatori sociali. I fondi abruzzesi hanno subito una prima riduzione del 5,04% arrivando a 811 milioni. Poi una riduzione del 10% li ha portati a 730 milioni, tornati poi a 772 milioni dopo il terremoto in virtù di una deroga concessa alla Regione Abruzzo. A questi, Chiodi ha sottratto 160 milioni per pagare una quota del buco della sanità da 360 milioni scoperti a fine 2010. Ma 110 verranno recuperati attraverso la vendita degli immobili delle Asl. Detto questo, il piano finanziario dei Fas oggi ammonta a 773 milioni (612 i Fas, 110 gli immobili, 50 milioni derivanti dai confinanziamenti).
Di questi soldi dopo quasi 4 anni dallo stanziamento non c'è ancora un euro in cassa. E a leggere la delibera di rimodulazione approvata lunedì scorso dalla giunta regionale, è da dubitare che arrivi qualcosa entro i prossimi due. Anche perché con la manovra in ballo da 47 miliardi, i Fas regionali potrebbero prima o poi essere sacrificati. Che il vento tiri in direzione contraria al trasferimento dei fondi da Roma all'Aquila è dimostrato dal fatto che nel cronoprogramma inserito nel piano delle opere, quasi tutti gli interventi partono nel 2013, segno che prima di quella data, le risorse non si prevedono disponibili. A meno che non vada in porto in temi brevi la vendita degli immobili delle Asl.
Ma i Fas, assieme a MasterPlan e Piano infrastrutture sono l'asse portante del Patto per lo sviluppo firmato dalla Regione, dal Pd e dalle forze sociali per la Vertenza Abruzzo che sarà discussa col governo a metà luglio. Per questo il ritardo o il mancato finanziamento delle opere individuate dal Patto preoccupano. Ieri il capogruppo del Pd Camillo D'Alessandro ha tuonato contro il mancato coinvolgimento del Patto alla rimodulazione dei fondi («Chiodi ritiri la delibera e ci convochi per stabilire 4-5 priorità»).
Il vicepresidente del Consiglio regionale Giovanni D'Amico (Pd) apprende con soddisfazione che «il buco di 110 milioni degli immobili delle Asl non c'era», come sostenuto da Chiodi, visto che quei soldi ricompaiono nel piano finanziario dei Fas, e invita il governatore a «confrontarsi e a stringere i tempi, perché lo strumento per utilizzare il patrimonio c'è, normato sulla base della Finanziaria 2008, riproposta dalla recente manovra, e sotto la vigilanza di Bankitalia».
Il consigliere regionale di Api Gino Milano si è precipitato a firmare un'interrogazione a Chiodi perchè «dell'impegno di ripianare i soldi distratti dal Fas per la sanità non c'è traccia». Il vicepresidente di Confindustria Abruzzo Paolo Primavera, chiede che «venga fatta chiarezza nei rapporti tra Cipe, ministero e Regione e che venga istituita una forte cabina regia con funzionari preparati che mettano sulle spine gli enti locali a presentare progetti completi e corretti».
Velocità d'assegnazione? E' dal 21 dicembre 2007 che l'Abruzzo aspetta i fondi per le aree sottoutilizzate (Fas). Porta quella data la delibera del Cipe che assegnava alla regione 854 milioni 657mila euro nell'ambito del Quadro strategico nazionale. Alla programmazione dei fondi hanno lavorato Ottaviano Del Turco, Enrico Paolini (nella sua funzione di presidente vicario della Regione), Gianni Chiodi. Il piano è stato esaminato più volte dal Cipe e più volte rispedito all'Aquila con la richiesta di modificarlo. Nel frattempo l'Italia è entrata in crisi e il governo ha pescato nei Fas i fondi per gli ammortizzatori sociali. I fondi abruzzesi hanno subito una prima riduzione del 5,04% arrivando a 811 milioni. Poi una riduzione del 10% li ha portati a 730 milioni, tornati poi a 772 milioni dopo il terremoto in virtù di una deroga concessa alla Regione Abruzzo. A questi, Chiodi ha sottratto 160 milioni per pagare una quota del buco della sanità da 360 milioni scoperti a fine 2010. Ma 110 verranno recuperati attraverso la vendita degli immobili delle Asl. Detto questo, il piano finanziario dei Fas oggi ammonta a 773 milioni (612 i Fas, 110 gli immobili, 50 milioni derivanti dai confinanziamenti).
Di questi soldi dopo quasi 4 anni dallo stanziamento non c'è ancora un euro in cassa. E a leggere la delibera di rimodulazione approvata lunedì scorso dalla giunta regionale, è da dubitare che arrivi qualcosa entro i prossimi due. Anche perché con la manovra in ballo da 47 miliardi, i Fas regionali potrebbero prima o poi essere sacrificati. Che il vento tiri in direzione contraria al trasferimento dei fondi da Roma all'Aquila è dimostrato dal fatto che nel cronoprogramma inserito nel piano delle opere, quasi tutti gli interventi partono nel 2013, segno che prima di quella data, le risorse non si prevedono disponibili. A meno che non vada in porto in temi brevi la vendita degli immobili delle Asl.
Ma i Fas, assieme a MasterPlan e Piano infrastrutture sono l'asse portante del Patto per lo sviluppo firmato dalla Regione, dal Pd e dalle forze sociali per la Vertenza Abruzzo che sarà discussa col governo a metà luglio. Per questo il ritardo o il mancato finanziamento delle opere individuate dal Patto preoccupano. Ieri il capogruppo del Pd Camillo D'Alessandro ha tuonato contro il mancato coinvolgimento del Patto alla rimodulazione dei fondi («Chiodi ritiri la delibera e ci convochi per stabilire 4-5 priorità»).
Il vicepresidente del Consiglio regionale Giovanni D'Amico (Pd) apprende con soddisfazione che «il buco di 110 milioni degli immobili delle Asl non c'era», come sostenuto da Chiodi, visto che quei soldi ricompaiono nel piano finanziario dei Fas, e invita il governatore a «confrontarsi e a stringere i tempi, perché lo strumento per utilizzare il patrimonio c'è, normato sulla base della Finanziaria 2008, riproposta dalla recente manovra, e sotto la vigilanza di Bankitalia».
Il consigliere regionale di Api Gino Milano si è precipitato a firmare un'interrogazione a Chiodi perchè «dell'impegno di ripianare i soldi distratti dal Fas per la sanità non c'è traccia». Il vicepresidente di Confindustria Abruzzo Paolo Primavera, chiede che «venga fatta chiarezza nei rapporti tra Cipe, ministero e Regione e che venga istituita una forte cabina regia con funzionari preparati che mettano sulle spine gli enti locali a presentare progetti completi e corretti».
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