Pdl e Pd: basta con i candidati inquisiti
Piccone e Paolucci: il voto a Montesilvano banco di prova del rinnovamento della politica
PESCARA. Il Pdl sceglie Manola Musa come candidato sindaco al posto del primo cittadino uscente (e indagato), Pasquale Cordoma. Il Pd fa le primarie e, per lo stesso incarico, punta su Attilio Di Mattia, al posto di una pletora di possibili candidati impelagati in inchieste o sfiorati dalla giustizia.
Il banco di prova del rinnovamento bipartisan della politica abruzzese è Montesilvano, il quarto comune d'Abruzzo per popolazione dove, negli ultimi cinque anni, per due volte, la sindacatura è stata interrotta da inchieste giudiziarie che hanno coinvolto i due primi cittadini, quello di centrosinistra, Enzo Cantagallo, e quello di centrodestra, Pasquale Cordoma.
Sulle elezioni di Montesilvano come cartina di tornasole della volontà di restituire trasparenza alla politica abruzzese concordano i leader dei due principali partiti: il senatore Filippo Piccone, coordinatore reggionale del Pdl, e Silvio Paolucci, segretario abruzzese del Pd.
«Quando il sistema politico va in cortocircuito, e a Montesilvano credo che di questo si possa parlare, bisogna trovare il modo di rigenerarsi», dice Piccone. «La nostra proposta di candidato sindaco in quella città è la prova che la politica deve rigenerarsi dando spazio a una nuova classe dirigente fatta di giovani».
«Io non giudico nessuno», prosegue il coordinatore del Pdl, «tanto meno Cordoma, che ha fatto il suo lavoro egregiamente, ma vedere una faccia nuova, pulita e soprattutto di donna, presentarsi a questo appuntamento è motivo di orgoglio oltre che prova della nostra capacità di innovare».
Piccone è d'accordo che quella della trasparenza della politica è un'esigenza diffusa in Abruzzo. «Credo che sia così. Altri esempi di questa esigenza sono L'Aquila e Avezzano, anche se lì non abbiamo scelto candidati sindaci giovanissimi ma persone che, comunque, vengono dal mondo delle professioni e dell'impresa e che testimoniano la nostra volontà di aprirci e di rinnovarci. Nel caso di Montesilvano, invece, c'è anche il valore aggiunto della giovane età della candidata. Io credo che il ricambio generazionale sia necessario, anzi, indispensabile. Il cortocircuito che si verifica in politica, infatti, spesso dipende dal fatto che la classe dirigente fa da tappo per troppi anni e non capisce che, per rigenerarsi, la politica deve fare come quelle squadre di calcio accorte che, ogni anno, cambiano uno o due giocatori per evitare di trovarsi, dopo una stagione fallimentare, a dover cambiare tutti e ricominciare da capo».
Nel Pd Silvio Paolucci ritiene che il voto a Montesilvano sia una sorta di banco di prova della sua gestione del partito. «La situazione in questa città», dice il leader regionale del Partito democratico, «rappresenta il filo conduttore della mia segreteria: cioè, da una parte, il garantismo e, dall'altra, l'esigenza di rinnovamento della classe dirigente oltre che del modo di fare politica. Il mandato che mi era stato assegnato era questo».
«Il cerchio si chiude proprio a Montesilvano», prosegue Paolucci, «dove, dal punto di vista cronologico, le vicende giuddiziarie che hanno riguardato il nostro partito si erano aperte. E' da lì che si può ripartire guardando al futuro con una prospettiva nuova. Per me, questo significa chiedere il consenso per un buon governo e non governare per il consenso. Il governo per il mero consenso, infatti, ha prodotto esperienze borderline. Gli sforzi compiuti per tradurre in pratica questo motto sono stati molto forti».
Anche le resistenze da superare nel partito?
«Oggettivamente le resistenze ci sono state e credo che ce ne saranno ancora», risponde il segretario del Pd, «soprattutto a mano a mano che si avvicineranno appuntamenti che ragionevolmente possono far pensare che il centrosinistra possa tornare a vincere in modo diffuso. A Montesilvano il Pd ha pagato un prezzo dividendosi ma producendo, alla fine, un candidato sindaco come Di Mattia con un profilo politico molto nuovo».
«Rilevo che il Pdl, con la decisione di non ricandidare il sindaco uscente Cordoma, ha fatto una valutazione di questi ultimi cinque anni che coincide con la nostra», aggiunge Silvio Paolucci. «Così come rilevo che l'esperienza del governo regionale del centrodestra - che nasceva dalla rottura del rapporto di fiducia tra cittadini e centrosinistra e, in particolare il Pd, a causa delle inchieste che ci hanno colpito fra il 2006 e il 2008 - non ha prodotto una best practice. Lo sforzo che gli abruzzesi chiedono a tutta la politica deve essere accelerato. Il punto è sempre quello: chiedere il consenso per governare bene, non governare per ottenere un consenso individuale che inevitabilmente produce dinamiche di gestione del potere molto discutibili».
Il banco di prova del rinnovamento bipartisan della politica abruzzese è Montesilvano, il quarto comune d'Abruzzo per popolazione dove, negli ultimi cinque anni, per due volte, la sindacatura è stata interrotta da inchieste giudiziarie che hanno coinvolto i due primi cittadini, quello di centrosinistra, Enzo Cantagallo, e quello di centrodestra, Pasquale Cordoma.
Sulle elezioni di Montesilvano come cartina di tornasole della volontà di restituire trasparenza alla politica abruzzese concordano i leader dei due principali partiti: il senatore Filippo Piccone, coordinatore reggionale del Pdl, e Silvio Paolucci, segretario abruzzese del Pd.
«Quando il sistema politico va in cortocircuito, e a Montesilvano credo che di questo si possa parlare, bisogna trovare il modo di rigenerarsi», dice Piccone. «La nostra proposta di candidato sindaco in quella città è la prova che la politica deve rigenerarsi dando spazio a una nuova classe dirigente fatta di giovani».
«Io non giudico nessuno», prosegue il coordinatore del Pdl, «tanto meno Cordoma, che ha fatto il suo lavoro egregiamente, ma vedere una faccia nuova, pulita e soprattutto di donna, presentarsi a questo appuntamento è motivo di orgoglio oltre che prova della nostra capacità di innovare».
Piccone è d'accordo che quella della trasparenza della politica è un'esigenza diffusa in Abruzzo. «Credo che sia così. Altri esempi di questa esigenza sono L'Aquila e Avezzano, anche se lì non abbiamo scelto candidati sindaci giovanissimi ma persone che, comunque, vengono dal mondo delle professioni e dell'impresa e che testimoniano la nostra volontà di aprirci e di rinnovarci. Nel caso di Montesilvano, invece, c'è anche il valore aggiunto della giovane età della candidata. Io credo che il ricambio generazionale sia necessario, anzi, indispensabile. Il cortocircuito che si verifica in politica, infatti, spesso dipende dal fatto che la classe dirigente fa da tappo per troppi anni e non capisce che, per rigenerarsi, la politica deve fare come quelle squadre di calcio accorte che, ogni anno, cambiano uno o due giocatori per evitare di trovarsi, dopo una stagione fallimentare, a dover cambiare tutti e ricominciare da capo».
Nel Pd Silvio Paolucci ritiene che il voto a Montesilvano sia una sorta di banco di prova della sua gestione del partito. «La situazione in questa città», dice il leader regionale del Partito democratico, «rappresenta il filo conduttore della mia segreteria: cioè, da una parte, il garantismo e, dall'altra, l'esigenza di rinnovamento della classe dirigente oltre che del modo di fare politica. Il mandato che mi era stato assegnato era questo».
«Il cerchio si chiude proprio a Montesilvano», prosegue Paolucci, «dove, dal punto di vista cronologico, le vicende giuddiziarie che hanno riguardato il nostro partito si erano aperte. E' da lì che si può ripartire guardando al futuro con una prospettiva nuova. Per me, questo significa chiedere il consenso per un buon governo e non governare per il consenso. Il governo per il mero consenso, infatti, ha prodotto esperienze borderline. Gli sforzi compiuti per tradurre in pratica questo motto sono stati molto forti».
Anche le resistenze da superare nel partito?
«Oggettivamente le resistenze ci sono state e credo che ce ne saranno ancora», risponde il segretario del Pd, «soprattutto a mano a mano che si avvicineranno appuntamenti che ragionevolmente possono far pensare che il centrosinistra possa tornare a vincere in modo diffuso. A Montesilvano il Pd ha pagato un prezzo dividendosi ma producendo, alla fine, un candidato sindaco come Di Mattia con un profilo politico molto nuovo».
«Rilevo che il Pdl, con la decisione di non ricandidare il sindaco uscente Cordoma, ha fatto una valutazione di questi ultimi cinque anni che coincide con la nostra», aggiunge Silvio Paolucci. «Così come rilevo che l'esperienza del governo regionale del centrodestra - che nasceva dalla rottura del rapporto di fiducia tra cittadini e centrosinistra e, in particolare il Pd, a causa delle inchieste che ci hanno colpito fra il 2006 e il 2008 - non ha prodotto una best practice. Lo sforzo che gli abruzzesi chiedono a tutta la politica deve essere accelerato. Il punto è sempre quello: chiedere il consenso per governare bene, non governare per ottenere un consenso individuale che inevitabilmente produce dinamiche di gestione del potere molto discutibili».
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