Pdl: la giunta regionale cambi passo
Ma il rimpasto è rinviato a dopo le elezioni amministrative di maggio
PESCARA. L'appuntamento era alla "Vela d'oro", porto turistico di Pescara, per la prima riunione di maggioranza all'indomani del congressi provinciali del Pdl. Tavolo riservato e cena prudentemente prenotata: la riunione si prevedeva lunga: tante le cose da dire, e tante sono state le cose dette, anche se molto è stato rimandato a riunioni più ristrette. Il Pdl abruzzese si è ritrovato in un clima più incerto rispetto all'ultimo vertice estivo, quanto c'era ancora il governo Berlusconi e non erano stati celebrati i congressi provinciali, che hanno ridisegnato i confini del partito e ridistribuito i pesi delle componenti.
Le dichiarazioni ufficiali sono state di conseguenza prudenti. Per Chiodi si è trattato di un confronto necessario e atteso sui «temi caldi del momento». Il coordinatore regionale Filippo Piccone ha visto un partito «ravvivato» dalla stagione congressuale e più in «dialogo con la sua base». Fabrizio Di Stefano, vicecoordinatore, ha ammesso che esiste per il Pdl la «necessità di legare meglio l'attività di giunta e del consiglio con suoi elettori e militanti».
Una dichiarazione che letta alla luce dei congressi (la componente gasparriana Di Stefano-Febbo, ha vinto a Chieti, Pescara e si è posizionata bene a Teramo e L'Aquila) è suonata come un invito a Chiodi e Piccone ad avviare un confronto più aperto tra le anime del partito abruzzese.
In tempi diversi ai tavoli della Vela d'Oro sarebbe stata distribuita la pratica "rimpasto". Ma il discorso è rimasto solo nei pensieri dei presenti. È emerso però il malessere già affidato dal consigliere regionale Giuseppe Tagliente a una lettera aperta a Chiodi. Ieri Tagliente ne ha parlato apertamente, in un intervento più articolato e, raccontano, più pacato. Preoccupazioni condivise da molti consiglieri e da qualche assessore della maggioranza. Si è ammesso che l'esecutivo ha bisogno di «cambiare passo», che «mancano alcuni passaggi», e che la «fase due» di cui si è spesso discusso, ossia una vera «stagione delle riforme», è questione ancora irrisolta.
Ma ci sono due elementi che hanno impedito l'affondo. Il 18 il Pdl affronterà le primarie per i candidati sindaco delle amministratrive, e poi il 6 maggio ci sarà il voto, che almeno all'Aquila avrà un rilievo non solo cittadino. Nessuno oggi nel partito, neanche chi è uscito rafforzato dai congressi (Paolo Gatti e i gasparriani), pensa di mettere in crisi gli equilibri del Pdl regionale. Se ne riparlerà dopo l'8 maggio. Sono di conseguenza rimasti fuori dalla discussione argomenti centrali, come il superamento dei commissariamenti della sanità e della ricostruzione dell'Aquila, mentre l'attenzione si è concentrata su temi contingenti come la riforma dello zooprofilattico, la legge sulla Valutazione d'impatto ambientale e le ridefinizione dei confini della riserva del Borsacchio. Argomenti, questi ultimi che saranno trattati questa mattina nella seduta di consiglio regionale all'Aquila.
Chiodi non ha comunque intenzione di porre mano all'esecutivo, anche perché ne uscirebbe comunque indebolito. E ieri ha anticipato eventuali richieste (che non sono state poste) chiarendo che il problema dell'azione di governo non è nei nomi ma nel metodo di lavoro, e nel raccordo con la squadra del consiglio regionale, lamentandosi che le leggi restano ferme troppo a lungo in commissione.
La discussione vera sarà dunque ripresa a maggio, e si salderà con quella per le elezioni politiche: ogni decisione sulla giunta dovrebbe tenere conto delle richieste di candidatura al Parlamento. La lista dei consiglieri e degli assessori di maggioranza che guardano a Roma è lunga: Carlo Masci, Alfredo Castiglione, Lorenzo Sospiri, Paolo Gatti. Roma potrebbe essere un porto sicuro anche per Federica Carpineta se restasse l'attuale legge elettorale (e il Pdl sopravvivesse così com'è a Monti).
Ma le tessere del mosaico sono ancora troppo in disordine. Se ne riparlerà al prossimo vertice.
Le dichiarazioni ufficiali sono state di conseguenza prudenti. Per Chiodi si è trattato di un confronto necessario e atteso sui «temi caldi del momento». Il coordinatore regionale Filippo Piccone ha visto un partito «ravvivato» dalla stagione congressuale e più in «dialogo con la sua base». Fabrizio Di Stefano, vicecoordinatore, ha ammesso che esiste per il Pdl la «necessità di legare meglio l'attività di giunta e del consiglio con suoi elettori e militanti».
Una dichiarazione che letta alla luce dei congressi (la componente gasparriana Di Stefano-Febbo, ha vinto a Chieti, Pescara e si è posizionata bene a Teramo e L'Aquila) è suonata come un invito a Chiodi e Piccone ad avviare un confronto più aperto tra le anime del partito abruzzese.
In tempi diversi ai tavoli della Vela d'Oro sarebbe stata distribuita la pratica "rimpasto". Ma il discorso è rimasto solo nei pensieri dei presenti. È emerso però il malessere già affidato dal consigliere regionale Giuseppe Tagliente a una lettera aperta a Chiodi. Ieri Tagliente ne ha parlato apertamente, in un intervento più articolato e, raccontano, più pacato. Preoccupazioni condivise da molti consiglieri e da qualche assessore della maggioranza. Si è ammesso che l'esecutivo ha bisogno di «cambiare passo», che «mancano alcuni passaggi», e che la «fase due» di cui si è spesso discusso, ossia una vera «stagione delle riforme», è questione ancora irrisolta.
Ma ci sono due elementi che hanno impedito l'affondo. Il 18 il Pdl affronterà le primarie per i candidati sindaco delle amministratrive, e poi il 6 maggio ci sarà il voto, che almeno all'Aquila avrà un rilievo non solo cittadino. Nessuno oggi nel partito, neanche chi è uscito rafforzato dai congressi (Paolo Gatti e i gasparriani), pensa di mettere in crisi gli equilibri del Pdl regionale. Se ne riparlerà dopo l'8 maggio. Sono di conseguenza rimasti fuori dalla discussione argomenti centrali, come il superamento dei commissariamenti della sanità e della ricostruzione dell'Aquila, mentre l'attenzione si è concentrata su temi contingenti come la riforma dello zooprofilattico, la legge sulla Valutazione d'impatto ambientale e le ridefinizione dei confini della riserva del Borsacchio. Argomenti, questi ultimi che saranno trattati questa mattina nella seduta di consiglio regionale all'Aquila.
Chiodi non ha comunque intenzione di porre mano all'esecutivo, anche perché ne uscirebbe comunque indebolito. E ieri ha anticipato eventuali richieste (che non sono state poste) chiarendo che il problema dell'azione di governo non è nei nomi ma nel metodo di lavoro, e nel raccordo con la squadra del consiglio regionale, lamentandosi che le leggi restano ferme troppo a lungo in commissione.
La discussione vera sarà dunque ripresa a maggio, e si salderà con quella per le elezioni politiche: ogni decisione sulla giunta dovrebbe tenere conto delle richieste di candidatura al Parlamento. La lista dei consiglieri e degli assessori di maggioranza che guardano a Roma è lunga: Carlo Masci, Alfredo Castiglione, Lorenzo Sospiri, Paolo Gatti. Roma potrebbe essere un porto sicuro anche per Federica Carpineta se restasse l'attuale legge elettorale (e il Pdl sopravvivesse così com'è a Monti).
Ma le tessere del mosaico sono ancora troppo in disordine. Se ne riparlerà al prossimo vertice.
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