Pdl, resa dei conti dopo le comunali
Nasuti: solo un anno per fare le cose, poi si entra in campagna elettorale
PESCARA. Giuseppe Tagliente non ha tenuto il conto delle telefonate. «Ma sono state tante, anche di dirigenti del partito», assicura il giorno dopo la lettera aperta indirizzata al presidente Gianni Chiodi sulla condizione di salute e di efficienza del governo regionale: una sonora sveglia contro la tentazione del "liberi tutti" che percorre la maggioranza in Consiglio.
«Ognuno ormai fa per sè», ha scritto Tagliente a Chiodi con l'occhio allenato dell'ex presidente dell'essemblea regionale. E nessuno infatti saprebbe dire quanti consiglieri fanno realmente parte della maggioranza. Perché da almeno un anno la maggioranza è ad assetto variabile, e lo sarà ancora di più nei prossimi mesi, quando si comincerà a parlare di candidature e ricandidature. Dove si collocheranno per esempio i tre o quattro consiglieri Pdl di area Micciché? Nessuno lo sa. Che cosa faranno i consiglieri del Fli? E l'Mpa di De Matteis come uscirà dalle amministrative di maggio? E quanti nel Pdl resisteranno alle sirene centriste dopo l'atteso congresso Udc di giugno?
«Ora mi auguro che i congressi provinciali dibattano anche queste questioni e non solo la lista dei quadri da eleggere», dice Tagliente, oppure che non si perdano in «onanistici dibattiti sulla legge elettorale», anche perché la fase interna al partito è difficile, e non solo in Abruzzo: «Stiamo vivendo una transizione. Verso cosa? Proprio non lo so».
«Quando Peppino segnala qualcosa c'è sempre una ragione e va ascoltato», gli fa eco Luca Ricciuti, consigliere regionale aquilano. «Ma credo che il passaggio fondamentale sarà quello amministrativo. È lì la vera cartina di tornasole, lì vedremo cosa accadrà». Di più non dice, ma se il Comune dell'Aquila restasse al centrosinistra, per Chiodi la partita si farebbe davvero complicata.
Lo sa bene Emilio Nasuti, consigliere del gruppo misto ma con tessera Pdl, che in queste ore ha chiesto, così come ha fatto Tagliente, una verifica di maggioranza (e dall'esito della verifica deciderà se rientrare nel gruppo del Pdl).
«Credo che si farà martedì o mercoledì», assicura Nasuti, «è necessario fare il punto della situazione. Gli eventi incalzano: dal passaggio del commissariamento post-terremoto alle proposte di riforma che non si concretizzano. Orami siamo oltre la metà del mandato ma abbiamo un solo anno buono davanti, perché poi si entra in campagna elettorale. Questo deve essere un anno proficuo dove la maggioranza di governo deve dare risposte concrete». Perché «se qualcuno ha pensato che ce ne andremo a casa, io ribatto che abbiamo ancora molte cose da dire». Per esempio attraverso un rimpasto di giunta? «Di questo non parlo», risponde secco Nasuti, «ma siamo in tanti ad avere ancora voglia di lavorare».
Per commentare le parole di Tagliente, Filippo Paolini si rimette i panni dell' amministratore. Sindaco di Lanciano per due mandati e oggi segretario cittadino del Pdl, Paolini si prepara al congresso provinciale di domenica, dove «Peppino certamente porterà queste sue considerazioni».
«Sicuramente», dice Paolini, «il presidente Chiodi ha preso il suo incarico in un momento difficilissimo della politica abruzzese. E io gli ho sempre detto di diradare gli impegni, delegando alcuni incarichi». E dando «più attenzione ai territori».
«Abbiamo sempre chiesto che ci fosse una maggiore vicinanza del governo regionale al Sud dell'Abruzzo», dice Paolini, «anche perché in provincia di Chieti si produce un terzo del Pil regionale». L'attenzione invece è stata poca, dice Paolini, e si è invece «orientata più verso Pescara o Teramo». «Certo, c'è la presenza forte dell'assessore Febbo, ma occorre anche che si muova il presidente».
Al quale Paolini muove un'«affettuosa» critica: «Quando si assumono delle decisioni, per esempio commissariare le Ater o riformare i consorzi industriali, queste devono essere seguite da scelte piuttosto immediate, naturalmente ascoltando anche i territori. Ecco, è mancato il confronto con i territori. Quando da sindaco parlavo con i dipendenti del consorzio industriale avevo difficoltà a dire quale fosse il progetto della Regione per i distretti».
«I sindaci sono molto pragmatici», spiega Paolini, «le teorie politiche ci interessano poco. A me interessava dare risposte sul tema dei rifiuti, sulla politica industriale, sulla casa. Ma queste sono risposte che alla gente non puoi dare dopo anni. E un sindaco chiede che il governo ti aiuti a darle. Ai sindaci non interessa se il coordinamento provinciale del Pdl è composto di 10 o 20 membri, ma interessa sapere che, se un'azienda chiude, la Regione ha pronta una risposta in termini di politica industriale. Il grande problema è questo: se fai il commissario alla ricostruzione e alla sanità, il compito diventa troppo oneroso: come fai a fare il resto? Ma probabilmente», conclude Paolini, «quando parla del governo, Tagliente si riferisce anche alla struttura che è attorno a Chiodi. Ecco, se fossimo chiamati a dare dei voti, non so quanti raggiungerebbero la sufficienza».
«Ognuno ormai fa per sè», ha scritto Tagliente a Chiodi con l'occhio allenato dell'ex presidente dell'essemblea regionale. E nessuno infatti saprebbe dire quanti consiglieri fanno realmente parte della maggioranza. Perché da almeno un anno la maggioranza è ad assetto variabile, e lo sarà ancora di più nei prossimi mesi, quando si comincerà a parlare di candidature e ricandidature. Dove si collocheranno per esempio i tre o quattro consiglieri Pdl di area Micciché? Nessuno lo sa. Che cosa faranno i consiglieri del Fli? E l'Mpa di De Matteis come uscirà dalle amministrative di maggio? E quanti nel Pdl resisteranno alle sirene centriste dopo l'atteso congresso Udc di giugno?
«Ora mi auguro che i congressi provinciali dibattano anche queste questioni e non solo la lista dei quadri da eleggere», dice Tagliente, oppure che non si perdano in «onanistici dibattiti sulla legge elettorale», anche perché la fase interna al partito è difficile, e non solo in Abruzzo: «Stiamo vivendo una transizione. Verso cosa? Proprio non lo so».
«Quando Peppino segnala qualcosa c'è sempre una ragione e va ascoltato», gli fa eco Luca Ricciuti, consigliere regionale aquilano. «Ma credo che il passaggio fondamentale sarà quello amministrativo. È lì la vera cartina di tornasole, lì vedremo cosa accadrà». Di più non dice, ma se il Comune dell'Aquila restasse al centrosinistra, per Chiodi la partita si farebbe davvero complicata.
Lo sa bene Emilio Nasuti, consigliere del gruppo misto ma con tessera Pdl, che in queste ore ha chiesto, così come ha fatto Tagliente, una verifica di maggioranza (e dall'esito della verifica deciderà se rientrare nel gruppo del Pdl).
«Credo che si farà martedì o mercoledì», assicura Nasuti, «è necessario fare il punto della situazione. Gli eventi incalzano: dal passaggio del commissariamento post-terremoto alle proposte di riforma che non si concretizzano. Orami siamo oltre la metà del mandato ma abbiamo un solo anno buono davanti, perché poi si entra in campagna elettorale. Questo deve essere un anno proficuo dove la maggioranza di governo deve dare risposte concrete». Perché «se qualcuno ha pensato che ce ne andremo a casa, io ribatto che abbiamo ancora molte cose da dire». Per esempio attraverso un rimpasto di giunta? «Di questo non parlo», risponde secco Nasuti, «ma siamo in tanti ad avere ancora voglia di lavorare».
Per commentare le parole di Tagliente, Filippo Paolini si rimette i panni dell' amministratore. Sindaco di Lanciano per due mandati e oggi segretario cittadino del Pdl, Paolini si prepara al congresso provinciale di domenica, dove «Peppino certamente porterà queste sue considerazioni».
«Sicuramente», dice Paolini, «il presidente Chiodi ha preso il suo incarico in un momento difficilissimo della politica abruzzese. E io gli ho sempre detto di diradare gli impegni, delegando alcuni incarichi». E dando «più attenzione ai territori».
«Abbiamo sempre chiesto che ci fosse una maggiore vicinanza del governo regionale al Sud dell'Abruzzo», dice Paolini, «anche perché in provincia di Chieti si produce un terzo del Pil regionale». L'attenzione invece è stata poca, dice Paolini, e si è invece «orientata più verso Pescara o Teramo». «Certo, c'è la presenza forte dell'assessore Febbo, ma occorre anche che si muova il presidente».
Al quale Paolini muove un'«affettuosa» critica: «Quando si assumono delle decisioni, per esempio commissariare le Ater o riformare i consorzi industriali, queste devono essere seguite da scelte piuttosto immediate, naturalmente ascoltando anche i territori. Ecco, è mancato il confronto con i territori. Quando da sindaco parlavo con i dipendenti del consorzio industriale avevo difficoltà a dire quale fosse il progetto della Regione per i distretti».
«I sindaci sono molto pragmatici», spiega Paolini, «le teorie politiche ci interessano poco. A me interessava dare risposte sul tema dei rifiuti, sulla politica industriale, sulla casa. Ma queste sono risposte che alla gente non puoi dare dopo anni. E un sindaco chiede che il governo ti aiuti a darle. Ai sindaci non interessa se il coordinamento provinciale del Pdl è composto di 10 o 20 membri, ma interessa sapere che, se un'azienda chiude, la Regione ha pronta una risposta in termini di politica industriale. Il grande problema è questo: se fai il commissario alla ricostruzione e alla sanità, il compito diventa troppo oneroso: come fai a fare il resto? Ma probabilmente», conclude Paolini, «quando parla del governo, Tagliente si riferisce anche alla struttura che è attorno a Chiodi. Ecco, se fossimo chiamati a dare dei voti, non so quanti raggiungerebbero la sufficienza».
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