Pesca, dall’Abruzzo niente ricorsi
Il Tar Molise boccia il fermo e a Termoli le marinerie tornano in mare.
PESCARA. Stop, ma solo per ieri, del ritorno in mare per i pescherecci molisani. La decisione è stata presa dalla Capitaneria di Termoli dopo che i pescherecci avevano ripreso il largo da lunedì, per effetto della sentenza del Tar di Campobasso che ha annullato il fermo biologico ministeriale previsto dal 3 agosto al 3 settembre. A confermarlo è il presidente Federpesca Molise, Domenico Guidotti che racconta come già oggi le barche torneranno a pesca. Raggiunto a telefono durante una movimentata assemblea degli armatori molisani, Guidotti ha spiegato: «Dopo l’uscita in mare di lunedì, ieri alcune marinerie si sono dichiarate contrarie a una nuova battuta di pesca, mentre sulla decisione del Tar non tutti erano d’accordo». Guidotti però annuncia che malgrado le polemiche e le diverse opinioni da oggi molti se non tutti gli armatori molisani torneranno in mare «lo faremo fino al 30 agosto», racconta il l’esponente di Federpesca Molise.
L’Associazione degli armatori molisani avevano fatto ricorso al Tribunale amministrativo contro l’ordinanza della Guardia costiera di Termoli e il decreto ministeriale che imponeva il fermo bilogico. «La nostra è una protesta contro il ministero», aggiunge Guidotti, «e contro una politica che dimentica le esigenze dei pescatori. Ma siamo contrari anche verso questo tipo di fermo biologico, che secondo noi è solo un “fermo pesca” perchè di biologico non tutela niente. Chiediamo che siano le aziende a scegliere il tipo di fermo più utile, da fare anche su base areale, a gruppi, ad esempio, di regioni». Il ricorso anti-fermo biologico era stato covato da decenni. «Sono anni che pensiamo di fare questo passo», dicono i dirigenti di Federpesca, «a far traboccare il vaso è stata la mancanza di contributi per gli armatori nel decreto di quest’anno».
Di qui la decisione di ricorrere al Tribunale ammministrativo. «Come fanno gli armatori a pagare ogni anno i marittimi senza soldi?», si chiede il presidente del sindacato dei pescatori del Molise. Problemi vecchi e nuovi che suonano comuni anche ai pescatori abruzzesi, divisi anche loro sulla decisione del Tar di Campobasso di annullare il fermo biologico nelle acque del Molise. «Noi pur d’accordo con le esigenze dei colleghi molisani comunque non faremo ricorsi e tantomeno torneremo in mare», racconta il coordinatore di Federpesca Abruzzo, Walter Squeo, «la maggior parte della marineria non vuole tornare in mare ma continuare a rispettare la legge e il fermo biologico. Sono vent’anni che diciamo che così il blocco della pesca non funziona, e che occorrono nuovi criteri e nuove regole, ma riteniamo che sarebbe inutile ricorrere adesso al tribunale amministrativo».
La sentenza del Tar, hanno osservato i pescatori che ieri hanno dibattuto a lungo il problema, uscirebbe con molta probabilità «quando il fermo sarà già concluso». La strada che le marinerie abruzzesi vogliono prendere è un’altra. «Federpesca e pescatori stanno lavorando insieme per convincere i livelli istituzionali a riportare le cose a posto», fa presente Squeo. Le «cose a posto» significa evitare che le marinerie abruzzesi restino ferme e quelle molisane «producono e incassano», ci sono stati passi ufficiosi a Roma in modo da chiarire la questione. In Abruzzo infatti «una frangia della marineria spinge per tornare in mare», spiega ancora Squeo, «sostenendo che ad avere problemi siamo noi e che l’Abruzzo resterebbe svantaggiato dal ritorno in mare dei pescatori di Termoli. Quando anche i nostri torneranno a pescare a settembre, infatti, lo troveranno già depredato». Per Federcoopesca Abruzzo, invece, prima di decidere vuole sentire tutti gli armatori.
Il delegato nazionale di Federcoopesca Abruzzo, Franco Ricci, non si pronuncia sulla decisione di fare o meno un ricorso al tribunale dell’Aquila. «Da oggi sto facendo un giro di consultazioni tra gli armatori per vedere quale sia la loro volontà». A tale scopo Ricci informa di aver contattato Domenico Guidotti: «Stiamo lavorando insieme per stabilire un eventuale ricorso al Tar per l’Abruzzo, ma bisogna valutare bene se ne vale la pena, perchè questo è l’ultimo anno di blocco della pesca nel periodo di Ferragosto». Anche perché il delegato di Federcoopesca per evitare un braccio di ferro tra marinerie minimizza i vantaggi che hanno pescatori di Termoli: «Qualche anno fa le marinerie dell’Adriatico», ricorda Ricci, «seguirono un blocco della pesca a macchia di leopardo, e funzionò: sui merca ti ittici c’era sempre pesce fresco, tutti gli aramatori lavoravano e avevano, nei periodi di pausa, il tempo di fare manutenzione alle barche o riposare.
E poi», aggiunge, «la sopensione del fermo nel mare del vicino Molise potrebbe essere per noi un assaggio di quello che succederà dall’anno prossimo, quando il fermo biologico sarà volontario». Una sperimentazione da seguire e di cui trarre vantaggi, secondo il responsabile dei Federcoopesca: «Io non voglio soffermarmi troppo sul fermo biologico, ormai praticamente superato», fa presente, «ma guardare oltre: cosa succedereà l’anno prossimo? Come dovremo organizzarci insieme alle marinerie delle latre regioni? Ecco, credo che sulla scorta di quello che è successo quest’anno e in passato dobbiamo piuttosto capire qual è il tipo di fermo che va bene per l’Abruzzo». La politica non può più rimandare la soluzione dei problemi dei pescatori e deve intervenire.
Ne è convinto il legale di Federcoopesca, Ilario Cocciola. «I problemi degli armatori in Abruzzo dipendono dalla mancanza di una politica seria. La Regione deve cambiare il suo rapporto con i pescatori e avviare con loro un dialogo costante». Pur apprezzando lo sforzo fatto dall’assessore alla pesca, Mauro Febbo, che «si è impeganto a far slittare per la prima volta il fermo biologico a dopo Ferragosto», Cocciola esorta la Regione a «una riforma della pesca, anche sul piano fiscale e commerciale».
L’Associazione degli armatori molisani avevano fatto ricorso al Tribunale amministrativo contro l’ordinanza della Guardia costiera di Termoli e il decreto ministeriale che imponeva il fermo bilogico. «La nostra è una protesta contro il ministero», aggiunge Guidotti, «e contro una politica che dimentica le esigenze dei pescatori. Ma siamo contrari anche verso questo tipo di fermo biologico, che secondo noi è solo un “fermo pesca” perchè di biologico non tutela niente. Chiediamo che siano le aziende a scegliere il tipo di fermo più utile, da fare anche su base areale, a gruppi, ad esempio, di regioni». Il ricorso anti-fermo biologico era stato covato da decenni. «Sono anni che pensiamo di fare questo passo», dicono i dirigenti di Federpesca, «a far traboccare il vaso è stata la mancanza di contributi per gli armatori nel decreto di quest’anno».
Di qui la decisione di ricorrere al Tribunale ammministrativo. «Come fanno gli armatori a pagare ogni anno i marittimi senza soldi?», si chiede il presidente del sindacato dei pescatori del Molise. Problemi vecchi e nuovi che suonano comuni anche ai pescatori abruzzesi, divisi anche loro sulla decisione del Tar di Campobasso di annullare il fermo biologico nelle acque del Molise. «Noi pur d’accordo con le esigenze dei colleghi molisani comunque non faremo ricorsi e tantomeno torneremo in mare», racconta il coordinatore di Federpesca Abruzzo, Walter Squeo, «la maggior parte della marineria non vuole tornare in mare ma continuare a rispettare la legge e il fermo biologico. Sono vent’anni che diciamo che così il blocco della pesca non funziona, e che occorrono nuovi criteri e nuove regole, ma riteniamo che sarebbe inutile ricorrere adesso al tribunale amministrativo».
La sentenza del Tar, hanno osservato i pescatori che ieri hanno dibattuto a lungo il problema, uscirebbe con molta probabilità «quando il fermo sarà già concluso». La strada che le marinerie abruzzesi vogliono prendere è un’altra. «Federpesca e pescatori stanno lavorando insieme per convincere i livelli istituzionali a riportare le cose a posto», fa presente Squeo. Le «cose a posto» significa evitare che le marinerie abruzzesi restino ferme e quelle molisane «producono e incassano», ci sono stati passi ufficiosi a Roma in modo da chiarire la questione. In Abruzzo infatti «una frangia della marineria spinge per tornare in mare», spiega ancora Squeo, «sostenendo che ad avere problemi siamo noi e che l’Abruzzo resterebbe svantaggiato dal ritorno in mare dei pescatori di Termoli. Quando anche i nostri torneranno a pescare a settembre, infatti, lo troveranno già depredato». Per Federcoopesca Abruzzo, invece, prima di decidere vuole sentire tutti gli armatori.
Il delegato nazionale di Federcoopesca Abruzzo, Franco Ricci, non si pronuncia sulla decisione di fare o meno un ricorso al tribunale dell’Aquila. «Da oggi sto facendo un giro di consultazioni tra gli armatori per vedere quale sia la loro volontà». A tale scopo Ricci informa di aver contattato Domenico Guidotti: «Stiamo lavorando insieme per stabilire un eventuale ricorso al Tar per l’Abruzzo, ma bisogna valutare bene se ne vale la pena, perchè questo è l’ultimo anno di blocco della pesca nel periodo di Ferragosto». Anche perché il delegato di Federcoopesca per evitare un braccio di ferro tra marinerie minimizza i vantaggi che hanno pescatori di Termoli: «Qualche anno fa le marinerie dell’Adriatico», ricorda Ricci, «seguirono un blocco della pesca a macchia di leopardo, e funzionò: sui merca ti ittici c’era sempre pesce fresco, tutti gli aramatori lavoravano e avevano, nei periodi di pausa, il tempo di fare manutenzione alle barche o riposare.
E poi», aggiunge, «la sopensione del fermo nel mare del vicino Molise potrebbe essere per noi un assaggio di quello che succederà dall’anno prossimo, quando il fermo biologico sarà volontario». Una sperimentazione da seguire e di cui trarre vantaggi, secondo il responsabile dei Federcoopesca: «Io non voglio soffermarmi troppo sul fermo biologico, ormai praticamente superato», fa presente, «ma guardare oltre: cosa succedereà l’anno prossimo? Come dovremo organizzarci insieme alle marinerie delle latre regioni? Ecco, credo che sulla scorta di quello che è successo quest’anno e in passato dobbiamo piuttosto capire qual è il tipo di fermo che va bene per l’Abruzzo». La politica non può più rimandare la soluzione dei problemi dei pescatori e deve intervenire.
Ne è convinto il legale di Federcoopesca, Ilario Cocciola. «I problemi degli armatori in Abruzzo dipendono dalla mancanza di una politica seria. La Regione deve cambiare il suo rapporto con i pescatori e avviare con loro un dialogo costante». Pur apprezzando lo sforzo fatto dall’assessore alla pesca, Mauro Febbo, che «si è impeganto a far slittare per la prima volta il fermo biologico a dopo Ferragosto», Cocciola esorta la Regione a «una riforma della pesca, anche sul piano fiscale e commerciale».