Pesca, la sfida contro la crisi

Pesca, la sfida contro la crisi

PESCARA. La Regione Abruzzo destina solo dieci dei suoi duemila dipendenti alla voce “pesca”. È il segno più tengibile della marginalità di un settore in costante declino ma centrale nell’offerta alimentare e della ristorazione. Il tutto è affidato alle cooperative iscritte in larghissima maggioranza in Federcoopesca, mentre in numero più esiguo sono in Lega Pesca.

Per ovviare a questo quadro deficitario dal punto di visata della gestione e programmazione del settore, il Consiglio comunale di Ortona ha votato all’unanimità un ordine del giorno presentato da Ilario Cocciola (Pd) per la creazione proprio in Ortona, d’intesa con Provincia di Chieti e Regione Abruzzo, di un “Osservatorio sulle Risorse Mare”. Nei prossimi giorni verrà sollecitato l’assessore all’Agricoltura Mauro Febbo a intervenire su questo progetto.

Oggi il settore in Abruzzo conta 400 imbarcazioni, oltre a 50 “volanti” (per la pesca del pesce azzurro) ed un numero molto esiguo d’imbarcazioni dedite alla pesca del tonno presenti a Pescara. Di queste barche circa l’80% è ormai flotta peschereccia di proprietà locale, dato che numerosi armatori pugliesi hanno stabilito la propria sede e residenza nei porti abruzzesi. Delle circa 400 imbarcazioni, il 70% è composto da “piccola pesca”, tra cui “vongolare” e “remo velica”. Per quanto riguarda la forza lavoro, il tutto si aggira intorno alle 1100 unità, solo il 20-30% abruzzesi, mentre cospicuo è il numero degli addetti da indotto indiretto che vive di pesca (ristoratori, commercianti, trasportatori, addetti portuali in genere, operatori ittici, ecc.). Il grosso degli equipaggi non risiede dunque nelle città marinare: si tratta infatit di pendolari che con propri “bussini” a fine settimana ritornano nei luoghi d’origine.

«Quest’ultima situazione», spiega Cocciola, «crea localmente forti malumori. Il pescato viene infatti venduto in gran parte su altri mercati e sul territorio resta ben poco. L’Abruzzo non beneficia nemmeno dei consumi dei lavoratori pendolari (se non del gasolio) poiché anche le vettovaglie vengono portate dai luoghi di residenza. Di conseguenza il depauperamento delle risorse ittiche del mare abruzzese non crea reddito se non di entità molto bassa rispetto a quanto si sottrae».

Per questo, soprattutto ad Ortona, si sta cercando di “fiscalizzare” in qualche modo il pescato delle imbarcazioni non locali, ma questa strategia trova scarsa ascolto tra i politic e cozza con le leggi del settore. «Una proposta è quella di far transitare tutto il pescato, prima di essere trasportato nei vari mercati della penisola, presso i locali mercati ittici per le visite di rispondenza sanitaria, e dunque porre un costo al servizio per finanziare le reti locali», spiega Cocciola, «tuttavia anche in questo caso non si sono ascoltate prese di posizione istituzionali capaci di realizzare un apparato legislativo regionale e nazionale in grado di assecondare le esigenze del territorio, se si eccetuta qualche comparsata propagandistica».

Gli esperti e gli addetti lamentano la scarsa considerazione generale da parte delle amministrazioni, il basso investimento in formazione, divulgazione e promozione. E ch8edono una migliore utilizzazione dei finanziamenti europei per la Pesca (ex Sfop), che dovrebbero ammontare a circa 400 mila euro, che potrebbero essere ben spesi sia per invitare i consumatori a fare maggior uso di pesce locale, sia a premiare la ristorazione che usa prodotti doc, sia a promuovere l’offerta di lavoro che pure in questo comparto esiste. «Ma siamo ancora all’“anno zero”», conclude Cocciola, «e non per colpa dei pescatori, che pure si sono uniti in cooperative e consorzi (è il caso del Consorzio Aragona Pesca che raccogli sia cooperative, sia Istituzioni). Un dato positivo e il ritorno del dottor Di Paolo a dirigere in Regione il settore della Pesca». (cr.re.)