Più produzione, meno occupati
Segnali di ripresa contraddittori nel campione di 395 aziende abruzzesi
L'AQUILA. Sale la produzione, arretra ancora l'occupazione. Sono contraddittori gli indicatori che scandiscono lievi segnali di ripresa, nel primo trimestre 2011, dopo due anni di crisi profonda dell'economia regionale. E' quanto emerge dall'indagine congiunturale sulle imprese manifatturiere curata dal Centro regionale di studi e ricerche economico sociali (Cresa) delle Camere di commercio d'Abruzzo.
Le grandi aziende e i settori tecnologicamente più avanzati mostrano una migliore capacità di recupero, quasi esclusivamente attraverso l'export, e migliora il clima di fiducia degli imprenditori. Per fronteggiare la recessione e contrastare il forte calo della domanda, si è sopperito perseguendo sdtrategie come il contenimento dei costi con la conseguente contrazione dei margini di profitto. La ripresa si presenta decisa in alcuni comparti, più debole in altri, secondo la ricerca condotta su un campione di 395 aziende con almeno dieci addetti.
Variazioni salienti rispetto al primo trimestre 2010 riguardano produzione (+8,4%), fatturato (+7,6%) e esportazioni (+13,4%), mentre sul fronte occupazione si registra un emblematico -0,5%. Le previsioni per i prossimi mesi sono positive, soprattutto nella chimico-farmaceutica, metalmeccanica e mezzi di trasporto.
L'indagine è stata illustrata dal presidente del Cresa, Lorenzo Santilli, e dal direttore del centro studi, Francesco Prosperococco.
Tra le province, la più virtuosa è Chieti, con una produzione cresciuta dell'11,4% su base annua e del 2,3% rispetto all'ultimo trimestre 2010. Teramo è l'unica delle altre province che si è collocata al di sopra della media regionale. Segnali sostanzialmente positivi arrivano dall'Aquila, nonostante il sisma, e da Pescara, sia pure con dinamiche meno toniche rispetto al resto dell'Abruzzo.
Meglio la grande impresa rispetto alle Pmi. Le piccole imprese (10-49 addetti) mostrano segni positivi di intensità inferiore alla media regionale. La dinamica del fatturato è stata superiore a quella delle grandi imprese. L'occupazione continua a flettersi nelle piccole aziende, a fronte di una sostanziale stabilità nelle imprese di medie dimensioni. La produzione delle grandi industrie (oltre 250 addetti) continua a viaggiare su ritmi di crescita piuttosto sostenuti e l'occupazione ha registrato una debole dinamica positiva.
Nell'alimentare, bevande e tabacco, dopo un periodo di crescita, il settore sembra attraversare una fase di relativa difficoltà. Nel tessile, abbigliamento e calzature, la tendenza è in leggera ripresa. Metalmeccanica: la dinamica produttiva è stata debole, leggermente più vivace quella relativa al fatturato estero. Per legno e mobili si conferma una certa variabilità. «Occorre» spiega Santilli «tracciare una linea di crescita per ricondurre il trend nel verso giusto. I consumi, per diverse motivazioni non crescono, quindi c'è differenza fra export e produzione interna. Le aziende, per mantenere la concorrenza, non hanno aumentato i prezzi, nonostante i costi in netto rialzo, perché restano fiduciose per il futuro».
Per il direttore del Cresa Prosperococco, i fattori che ostacolano la crescita sono la scarsa attitudine a innovare delle imprese, una non corretta capacità aziendale e la poca propensione al rischio.
Le grandi aziende e i settori tecnologicamente più avanzati mostrano una migliore capacità di recupero, quasi esclusivamente attraverso l'export, e migliora il clima di fiducia degli imprenditori. Per fronteggiare la recessione e contrastare il forte calo della domanda, si è sopperito perseguendo sdtrategie come il contenimento dei costi con la conseguente contrazione dei margini di profitto. La ripresa si presenta decisa in alcuni comparti, più debole in altri, secondo la ricerca condotta su un campione di 395 aziende con almeno dieci addetti.
Variazioni salienti rispetto al primo trimestre 2010 riguardano produzione (+8,4%), fatturato (+7,6%) e esportazioni (+13,4%), mentre sul fronte occupazione si registra un emblematico -0,5%. Le previsioni per i prossimi mesi sono positive, soprattutto nella chimico-farmaceutica, metalmeccanica e mezzi di trasporto.
L'indagine è stata illustrata dal presidente del Cresa, Lorenzo Santilli, e dal direttore del centro studi, Francesco Prosperococco.
Tra le province, la più virtuosa è Chieti, con una produzione cresciuta dell'11,4% su base annua e del 2,3% rispetto all'ultimo trimestre 2010. Teramo è l'unica delle altre province che si è collocata al di sopra della media regionale. Segnali sostanzialmente positivi arrivano dall'Aquila, nonostante il sisma, e da Pescara, sia pure con dinamiche meno toniche rispetto al resto dell'Abruzzo.
Meglio la grande impresa rispetto alle Pmi. Le piccole imprese (10-49 addetti) mostrano segni positivi di intensità inferiore alla media regionale. La dinamica del fatturato è stata superiore a quella delle grandi imprese. L'occupazione continua a flettersi nelle piccole aziende, a fronte di una sostanziale stabilità nelle imprese di medie dimensioni. La produzione delle grandi industrie (oltre 250 addetti) continua a viaggiare su ritmi di crescita piuttosto sostenuti e l'occupazione ha registrato una debole dinamica positiva.
Nell'alimentare, bevande e tabacco, dopo un periodo di crescita, il settore sembra attraversare una fase di relativa difficoltà. Nel tessile, abbigliamento e calzature, la tendenza è in leggera ripresa. Metalmeccanica: la dinamica produttiva è stata debole, leggermente più vivace quella relativa al fatturato estero. Per legno e mobili si conferma una certa variabilità. «Occorre» spiega Santilli «tracciare una linea di crescita per ricondurre il trend nel verso giusto. I consumi, per diverse motivazioni non crescono, quindi c'è differenza fra export e produzione interna. Le aziende, per mantenere la concorrenza, non hanno aumentato i prezzi, nonostante i costi in netto rialzo, perché restano fiduciose per il futuro».
Per il direttore del Cresa Prosperococco, i fattori che ostacolano la crescita sono la scarsa attitudine a innovare delle imprese, una non corretta capacità aziendale e la poca propensione al rischio.
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