Precari, c'è lo stop del governo
Le osservazioni del Consiglio dei ministri a due leggi dell'Abruzzo
PESCARA. Due leggi regionali dell'Abruzzo impugnate dal Consiglio dei ministri. Il tasto dolente riguarda una norma relativa ai contratti di collaborazione del personale precario della Regione, la seconda legge, in materia ambientale, si riferisce invece alla violazione di disposizioni teniche in materia di smaltimento degli scarichi fognari. Il primo provvedimento è stato osservato su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, e su parere del ministero dell'Economia e del Dipartimento per la pubblica amministrazione. I rilievi riguardano la legge numero 24 del 2010.
Legge che, all'articolo 5, contiene una norma che proroga i contratti di collaborazione. Va detto che le osservazioni del Consiglio dei ministri non hanno potere di bloccare le leggi. La Regione ha infatti la possibilità di opporsi, quindi di superare l'impasse. Per il ministro Fitto, la previsione della Regione Abruzzo «si pone in contrasto con il principio di buona amministrazione e con l'articolo 117 della Costituzione che riserva alla competenza esclusiva dello Stato l'ordinamento civile.
La legge regionale, secondo il Consiglio dei ministri, «non indicando alcun limite temporale, è suscettibile di violare anche il principio fondamentale in materia di coordinamento della finanza pubblica, secondo cui il ricorso a personale con contratti di collaborazione coordinata e continuativa può avvenire, dal 2011, esclusivamente nel limite del 50% della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009».
La questione riguarda centinaia di lavoratori precari abruzzesi che svolgono servizi cruciali per il buon funzionamento dell'amministrazione regionale Questione delicata e di grande emergenza sociale, sulla quale il capogruppo di Rifondazione, Maurizio Acerbo, chiederà l'attivazione di un tavolo di conciliazione tra l'assessore al Personale, Federica Carpineta, e i sindacati. «Il problema di fondo», spiega Acerbo, «è che il governo Berlusconi vuole mandare a casa tutti i precari, secondo un orientamento che confligge però con le necessità di Regioni ed enti locali».
Impugnata, su conforme parere del ministero dell'Ambiente, anche la legge regionale numero 31 del 2010 che detta norme di prima attuazione del decreto legislativo numero 152 del 2006. La legge è stata censurata limitatamente a una disposizione di carattere tecnico, relativa agli scarichi di acque reflue urbane, domestiche e assimilabili alle domestiche, che prevede, in caso di fognature in cui convergano anche acque reflue industriali, limiti diversi da quelli indicati dal Codice dell'Ambiente. (f.c.)
Legge che, all'articolo 5, contiene una norma che proroga i contratti di collaborazione. Va detto che le osservazioni del Consiglio dei ministri non hanno potere di bloccare le leggi. La Regione ha infatti la possibilità di opporsi, quindi di superare l'impasse. Per il ministro Fitto, la previsione della Regione Abruzzo «si pone in contrasto con il principio di buona amministrazione e con l'articolo 117 della Costituzione che riserva alla competenza esclusiva dello Stato l'ordinamento civile.
La legge regionale, secondo il Consiglio dei ministri, «non indicando alcun limite temporale, è suscettibile di violare anche il principio fondamentale in materia di coordinamento della finanza pubblica, secondo cui il ricorso a personale con contratti di collaborazione coordinata e continuativa può avvenire, dal 2011, esclusivamente nel limite del 50% della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009».
La questione riguarda centinaia di lavoratori precari abruzzesi che svolgono servizi cruciali per il buon funzionamento dell'amministrazione regionale Questione delicata e di grande emergenza sociale, sulla quale il capogruppo di Rifondazione, Maurizio Acerbo, chiederà l'attivazione di un tavolo di conciliazione tra l'assessore al Personale, Federica Carpineta, e i sindacati. «Il problema di fondo», spiega Acerbo, «è che il governo Berlusconi vuole mandare a casa tutti i precari, secondo un orientamento che confligge però con le necessità di Regioni ed enti locali».
Impugnata, su conforme parere del ministero dell'Ambiente, anche la legge regionale numero 31 del 2010 che detta norme di prima attuazione del decreto legislativo numero 152 del 2006. La legge è stata censurata limitatamente a una disposizione di carattere tecnico, relativa agli scarichi di acque reflue urbane, domestiche e assimilabili alle domestiche, che prevede, in caso di fognature in cui convergano anche acque reflue industriali, limiti diversi da quelli indicati dal Codice dell'Ambiente. (f.c.)
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