Produzione Honda al minimo storico
In quattro anni volumi ridotti di oltre il 60%, conseguenze pesanti per l'indotto
ATESSA. E' un momento nero per la Honda, il colosso giapponese delle due ruote che in Val di Sangro possiede l'unico stabilimento d'Europa. Dal 1º aprile escono gli ultimi 50 interinali rimasti in fabbrica e per il prossimo anno si annunciano solo 75mila moto, meno della metà del 2008: il minimo storico. Giorgio Airaudo, segretario nazionale Fiom, chiede l'avvio di un tavolo regionale.
Non si intravedono spiragli positivi per la Honda già da dopo dopo l'estate. L'anno fiscale, chiamato "ki" in giapponese, si apre il prossimo 1º aprile con una prospettiva di 70-80 giorni di cassa integrazione, il licenziamento di 50 interinali, gli ultimi di 190 che nel frattempo hanno dovuto abbandonare il loro posto di lavoro, e soltanto 75mila 140 moto da produrre. Sono numeri brutali e crudi. Significa che si è al di sotto della soglia minima di mantenimento in vita dello stabilimento. L'intero indotto, che occupa 1.500 operai nel raggio di 50-60 chilometri dal nucleo produttivo della Val di Sangro, soffre già da ora.
Si calcola già una diminuzione del 50% della produzione, e per i prossimi mesi andrà anche peggio.
Se è vero che l'anno produttivo del 2011 si è chiuso nel rispetto dei quantitativi programmati, 100mila 291 moto e 374mila motori power, c'è però da considerare che ci sono almeno altre 50mila moto in stock e nei concessionari che sono rimaste invendute.
E la prospettiva, subito dopo l'estate, non è delle più rosee. Da settembre infatti si comincia ad assemblare. I motori 125 e 150 cavalli per gli scooter Sh che hanno sbaragliato il mercato negli anni d'oro del mercato delle due ruote e reso florido lo stabilimento di contrada Saletti, non saranno più creati sul posto, ma arriveranno dal Vietnam.
Anche i nuovi modelli annunciati saranno solo assemblati. Ad Atessa resterà solo la produzione di alcuni modelli di maxi moto (circa 8), il motore da 300 cavalli e i rasaerba: troppo poco per sperare in un futuro senza ombre.
L'indotto locale quest'anno è stato salvaguardato dalla casa madre che ha scelto di confermare la produzione locale, ma i volumi annunciati non basteranno per tenere in vita le fabbriche che ruotano attorno alla galassia Honda.
«Abbiamo parlato con il presidente Honda Italia, Tatsuhiro Oyama», spiegano le rsu Fiom, «in un incontro informale e gli abbiamo chiesto di portare all'interno dello stabilimento di contrada Saletti almeno altri due modelli di maxi moto. Solo con l'assemblaggio degli scooter rischiamo di non sopravvivere».
Una maxi moto sul mercato si vende bene. Costa in media 11-12mila euro e fa parte di quel mercato del lusso che non conosce crisi. Rispetto agli scooter che costano 2-3mila euro, sarebbero una boccata d'ossigeno per la Val di Sangro.
«Il governatore Gianni Chiodi deve aprire un tavolo sulla crisi», ha detto Giorgio Airaudo, responsabile nazionale Fiat della Fiom, nel corso dell'attivo dei quadri regionali Fiom ieri a Lanciano, «in Val di Sangro, nel 2012, è previsto un calo produttivo pari al 30%».
Ma all'orizzonte c'è qualcos'altro: ad esempio, che ne sarà del Campus automotive se la Honda, una delle punte di diamante del progetto, resta zoppa?
Non si intravedono spiragli positivi per la Honda già da dopo dopo l'estate. L'anno fiscale, chiamato "ki" in giapponese, si apre il prossimo 1º aprile con una prospettiva di 70-80 giorni di cassa integrazione, il licenziamento di 50 interinali, gli ultimi di 190 che nel frattempo hanno dovuto abbandonare il loro posto di lavoro, e soltanto 75mila 140 moto da produrre. Sono numeri brutali e crudi. Significa che si è al di sotto della soglia minima di mantenimento in vita dello stabilimento. L'intero indotto, che occupa 1.500 operai nel raggio di 50-60 chilometri dal nucleo produttivo della Val di Sangro, soffre già da ora.
Si calcola già una diminuzione del 50% della produzione, e per i prossimi mesi andrà anche peggio.
Se è vero che l'anno produttivo del 2011 si è chiuso nel rispetto dei quantitativi programmati, 100mila 291 moto e 374mila motori power, c'è però da considerare che ci sono almeno altre 50mila moto in stock e nei concessionari che sono rimaste invendute.
E la prospettiva, subito dopo l'estate, non è delle più rosee. Da settembre infatti si comincia ad assemblare. I motori 125 e 150 cavalli per gli scooter Sh che hanno sbaragliato il mercato negli anni d'oro del mercato delle due ruote e reso florido lo stabilimento di contrada Saletti, non saranno più creati sul posto, ma arriveranno dal Vietnam.
Anche i nuovi modelli annunciati saranno solo assemblati. Ad Atessa resterà solo la produzione di alcuni modelli di maxi moto (circa 8), il motore da 300 cavalli e i rasaerba: troppo poco per sperare in un futuro senza ombre.
L'indotto locale quest'anno è stato salvaguardato dalla casa madre che ha scelto di confermare la produzione locale, ma i volumi annunciati non basteranno per tenere in vita le fabbriche che ruotano attorno alla galassia Honda.
«Abbiamo parlato con il presidente Honda Italia, Tatsuhiro Oyama», spiegano le rsu Fiom, «in un incontro informale e gli abbiamo chiesto di portare all'interno dello stabilimento di contrada Saletti almeno altri due modelli di maxi moto. Solo con l'assemblaggio degli scooter rischiamo di non sopravvivere».
Una maxi moto sul mercato si vende bene. Costa in media 11-12mila euro e fa parte di quel mercato del lusso che non conosce crisi. Rispetto agli scooter che costano 2-3mila euro, sarebbero una boccata d'ossigeno per la Val di Sangro.
«Il governatore Gianni Chiodi deve aprire un tavolo sulla crisi», ha detto Giorgio Airaudo, responsabile nazionale Fiat della Fiom, nel corso dell'attivo dei quadri regionali Fiom ieri a Lanciano, «in Val di Sangro, nel 2012, è previsto un calo produttivo pari al 30%».
Ma all'orizzonte c'è qualcos'altro: ad esempio, che ne sarà del Campus automotive se la Honda, una delle punte di diamante del progetto, resta zoppa?
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