Regione
Punti nascite, in consiglio battaglia contro le chiusure
Oggi all'Aquila le opposizioni presentano la risoluzione urgente per chiedere a D'Alfonso di ritirare il decreto che chiude Atri, Ortona, Penne e Sulmona
L'AQUILA. Le forze di opposizione al Consiglio Regionale ancora all'attacco contro la chiusura di quattro punti nascita in Abruzzo. Domani martedì 24 marzo, nel corso della seduta dell'Assemblea in programma all'Aquila, sarà presentata una risoluzione urgente con cui si chiede al presidente e commissario ad acta, Luciano D'Alfonso «di sospendere e ritirare immediatamente il Decreto Commissariale 10/2015, che disponeva la chiusura dei punti nascita» di Sulmona (L'Aquila), Atri (Teramo), Ortona (Chieti) e Penne (Pescara). Tutto ciò perchè secondo i consiglieri di Forza Italia, Movimento Cinque stelle, Abruzzo futuro e Ncd, «il quadro è cambiato alla luce della posizione assunta nei giorni scorsi dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin», interpellata nel corso della partecipazione a un evento politico a Rivisondoli (L'Aquila). Sul tavolo la posizione orografica di alcuni punti nascita e il numero in alcuni casi vicino ai 500 nati. Già due settimane fa, la bocciatura da parte della maggioranza di centrosinistra di una risoluzione delle opposizioni aveva provocato tensioni in aula e problemi politici in seno al centrosinistra e della stessa coalizione con i sindaci dei comuni in cui sono a rischio chiusura i punti nascita. Polemiche ci sono state anche per la mancata presentazione da parte del centrosinistra di un documento, annunciato nei giorni precedenti, nella seduta consiliare di lunedì scorso. In aula D'Alfonso aveva spiegato che il tema sarebbe stato trattato in un incontro con il ministro Lorenzin per fare il punto sul commissariamento. Sabato scorso, al termine di un colloquio del commissario ad Acta e dell'assessore alla programmazione sanitaria Silvio Paolucci proprio col ministro, a Rivisondoli, lo stesso Paolucci aveva riferito, in una nota, della conferma da parte del ministro Lorenzin dell' uscita dal commissariamento entro 6-7 mesi «se l'Abruzzo riuscirà a portare a termine il programma individuato». E sui punti nascita sempre Paolucci aveva riferito: «Abbiamo ricevuto l'invito a completare la riorganizzazione dei punti nascita di cui è già stato condiviso il primo atto programmatorio». La chiusura dei punti nascita è sancita da un decreto del commissario alla Sanità in attuazione dei parametri stabiliti negli anni scorsi dal Governo nazionale e dal tavolo governativo di rientro del deficit sanitario cui è sottoposto l'Abruzzo dopo il commissariamento del 2008.
Nella risoluzione urgente i consiglieri regionali di opposizione (l'unica firma mancante è del consigliere grillino Leandro Bracco, nominato recentemente delegato alla Cultura da D'Alfonso) entrando nel merito dei quattro punti nascita, indicano anche le motivazioni per cui devono essere salvati. Ecco nel dettaglio:
ORTONA: si sottolinea che «ha raggiunto 513 parti nel 2010, 525 nel 2011, 524 nel 2012 e solo nel 2013 ne ha raggiunto 492, mentre nel 2014 ha superato ampiamente la soglia dei 500 e rispetta tutti gli standard di qualità (tecnologici, strutturali e organizzativi) previsti dall'Accordo Stato Regioni del 2010, il cosiddetto Piano Fazio. "Inoltre, ad Ortona nell'ambito della programmazione regionale si è voluto istituire l'Ospedale della Donna con la Breast Unit dal 2011 e si sta per concludere la procedura per il conseguimento della certificazione Eusoma: certificazione di eccellenza molto prestigiosa conseguita ad oggi da sole 5 strutture in Italia e 10 in Europa". Su Ortona si aggiunge il fatto che il documento pubblicato nei primi mesi del 2014 dall'Agenas relativo ai punti nascita pubblici e privati da chiudere, distinti per regione, in base ai dati del Piano Nazionale Esiti per l'Abruzzo esclude il punto nascite di Ortona tra quelli da chiudere".
ATRI: nella risoluzione urgente si specifica che "rispetta perfettamente i parametri previsti nell'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 in quanto il numero di parti nel 2014 è stato pari a 517 e nel 2015, sulla base dei dati fino ad ora registrati, si presume superiore ai 600, la media dei parti cesarei è più bassa (pari al 36%) sia di quella regionale (pari al 44%) che di quella nazionale (pari al 38%) e che si tratta di un punto nascita con elevatissimi standard di sicurezza e dispone di una Unità operativa di Neonatologia pediatrica".
SULMONA: nella risoluzione si fa presente che nel documento di riorganizzazione dei punti nascita dell'Agenzia Sanitaria Regionale è indicato tra quelli da mantenere attivi con deroga al principio dei 500 parti l'anno per fattori strettamente orografici del territorio legati alla necessità di garantire adeguati tempi di percorrenza. Infatti, il tempo medio di percorrenza tra Sulmona e i Presidi Ospedalieri più vicini (Chieti e Avezzano) è prossimo ai 50 minuti e il tempo medio di percorrenza tra il territorio di Castel di Sangro e i Presidi più vicini (Chieti, Avezzano e Vasto) è prossimo ad un'ora e trenta.
PENNE: si sottolinea che "la chiusura dei punti nascita riverserebbe l'attività su quelli già esistenti, per esempio quella di Penne si sposterebbe a Pescara che è già al massimo dell'operatività con una media di 2100 parti l'anno e la chiusura di quello di Atri avrebbe ripercussioni sull'operatività di quello di Teramo che già supera gli 800 parti l'anno". Nel sottolineare che la decisione di chiudere i quattro punti nascita ha provocato "un vero e proprio panico sociale", i consiglieri di opposizione spiegano che "il documento di riorganizzazione dei Punti Nascita della Regione Abruzzo redatto dall'Agenzia Sanitaria Regionale ha basato lo studio sull' analisi delle Sdo (ricoveri ospedalieri) dell'anno 2011 e dei primi dieci mesi del 2012, quindi su dati provvisori ed incompleti".