Reparti strapieni, pronto soccorso paralizzato
Difficile ricerca di letti liberi, alcuni pazienti vengono ricoverati fuori provincia
TERAMO. Quasi tutti i reparti dei quattro ospedali teramani scoppiano. La carenza di posti letto, già esistente da tempo, si è acuita dal terremoto del 6 aprile. La presenza sulla costa teramana di 22.300 sfollati e la contemporanea inagibilità dell’ospedale dell’Aquila, si è tradotta per la Asl di Teramo in due cospicui flussi di pazienti. Tanto per fare un esempio, ieri non si trovava un posto libero in tutti i reparti di medicina esistenti in provincia. Tant’è che per soddisfare la necessità di tre ricoveri, proveniente da Giulianova, ci si è dovuti rivolgere fuori Asl. Tutto questo ha una serie di ripercussioni, in primis sui pronto soccorso. Soprattutto quello del Mazzini è intasato come non mai. E i malati, dopo aver aspettato per ore, protestano.
L’altroieri, intorno alle 15,30, una donna è stata portata al pronto soccorso del Mazzini con un dolore al petto. Alle 19 ancora non veniva visitata. E ancora: un paio di notti fa tre pazienti sono arrivati alle 21 con diversi disturbi. Ebbene, sono stati chiamati per essere visitati alle 4 del mattino.
«Con il terremoto è aumentata molto la mole di lavoro», osserva Nunzio Algenj della Fp Cgil, «in quanto è aumentata la popolazione residente, con gli sfollati. In più i reparti sono saturi, anche perchè arrivano pazienti per la chiusura del “San Salvatore”, nonostante nei nostri ospedali siano stati rallentati i ricoveri già programmati. In sostanza l’emergenza dell’Aquila ha riflessi notevoli anche qui da noi. Nessuno però ha preso provvedimenti. L’organizzazione del lavoro non è migliorata, anzi. Un modo per alleviare la pressione sul pronto soccorso potrebbe essere evitare - in questa fase - che svolga anche l’accettazione del paziente. I casi evidenti potrebbero essere subito inviati ai reparti. Ma la direzione sanitaria tace».
In effetti sarebbe il caso di varare misure straordinarie. Ad esempio evitare che i pazienti in attesa di consulenze restino “parcheggiati” lungo i corridoi del pronto soccorso. O evitare in qualche modo la spasmodica ricerca di un posto letto. Ma anche, in questa fase di emergenza, potenziare il personale. «Invece addirittura alcuni infermieri del pronto soccorso vengono mandati a tamponare le carenze negli altri reparti», osserva Luigi Soglia dell’Ugl sanità, «in questa situazione si accumulano giorni e giorni di ferie arretrate. D’altronde quando qualcuno va in ferie chi resta deve raddoppiare i turni. Siamo proprio esausti ma nonostante le ripetute segnalazioni nessuno prende provvedimenti». I numeri parlano chiaro. Per ogni turno ci sono cinque infermieri che devono badare all’ambulatorio ortopedico, al triage, ai posti letto di osservazione breve e alle sale visita. Non va meglio per i medici, che sono solo due per turno.
L’altroieri, intorno alle 15,30, una donna è stata portata al pronto soccorso del Mazzini con un dolore al petto. Alle 19 ancora non veniva visitata. E ancora: un paio di notti fa tre pazienti sono arrivati alle 21 con diversi disturbi. Ebbene, sono stati chiamati per essere visitati alle 4 del mattino.
«Con il terremoto è aumentata molto la mole di lavoro», osserva Nunzio Algenj della Fp Cgil, «in quanto è aumentata la popolazione residente, con gli sfollati. In più i reparti sono saturi, anche perchè arrivano pazienti per la chiusura del “San Salvatore”, nonostante nei nostri ospedali siano stati rallentati i ricoveri già programmati. In sostanza l’emergenza dell’Aquila ha riflessi notevoli anche qui da noi. Nessuno però ha preso provvedimenti. L’organizzazione del lavoro non è migliorata, anzi. Un modo per alleviare la pressione sul pronto soccorso potrebbe essere evitare - in questa fase - che svolga anche l’accettazione del paziente. I casi evidenti potrebbero essere subito inviati ai reparti. Ma la direzione sanitaria tace».
In effetti sarebbe il caso di varare misure straordinarie. Ad esempio evitare che i pazienti in attesa di consulenze restino “parcheggiati” lungo i corridoi del pronto soccorso. O evitare in qualche modo la spasmodica ricerca di un posto letto. Ma anche, in questa fase di emergenza, potenziare il personale. «Invece addirittura alcuni infermieri del pronto soccorso vengono mandati a tamponare le carenze negli altri reparti», osserva Luigi Soglia dell’Ugl sanità, «in questa situazione si accumulano giorni e giorni di ferie arretrate. D’altronde quando qualcuno va in ferie chi resta deve raddoppiare i turni. Siamo proprio esausti ma nonostante le ripetute segnalazioni nessuno prende provvedimenti». I numeri parlano chiaro. Per ogni turno ci sono cinque infermieri che devono badare all’ambulatorio ortopedico, al triage, ai posti letto di osservazione breve e alle sale visita. Non va meglio per i medici, che sono solo due per turno.