ABRUZZO
Rischio Pasqua senza arrosticini, l'appello dei produttori
L'associazione regionale produttori Arrosticino d'Abruzzo lancia l'allarme sul rincaro delle materie prime: "La Regione sostenga la zootecnia con i fondi del Pnrr"
PESCARA. Produttori abruzzesi di arrosticini in difficoltà chiedono sostegno alla Regione. Il rischio, secondo l'associazione regionale produttori Arrosticino d'Abruzzo, è che a Pasqua e Pasquetta arrivino pochi arrosticini sulle fornacelle.
«La disponibilità di prodotto quest’anno si prevede inferiore anche del 40 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno», afferma il presidente Lorenzo Verrocchio. Secondo i dati resi noti dall’associazione, in Abruzzo sono circa 70 le aziende di produzione di arrosticini, a cui si aggiungono macellerie e laboratori sul territorio regionale; più di duemila i pubblici esercizi tra ristoranti e trattorie che li somministrano, almeno 10 mila i posti di lavoro, per un fatturato complessivo da oltre un miliardo di euro.
Alla base della carenza ci sarebbero i prezzi della materia prima «e di conseguenza quelli al consumo, che hanno segnato uno sbalzo tra il 35 e il 45 per cento, vista la situazione internazionale che ha provocato una crescita dei costi di gestione», dice Verrocchio. Per l’associazione che sta lavorando all’ottenimento della certificazione Igp (Indicazione geografica protetta), per gli arrosticini si vede una «crescente difficoltà di reperire sia sul mercato italiano che estero sufficienti partite di carne per la produzione, con una vera crisi per i trasformatori».
Di qui l’appello alla Regione, a sostenere la rinascita della filiera zootecnica ovina, a supportare le aziende, ma anche a cogliere le opportunità del Pnrr per l'agricoltura.
Nunzio Marcelli, presidente Arpo, associazione allevatori ovino caprini d’Abruzzo si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa sull’origine della carne usata negli arrosticini. «Oggi in Abruzzo ci saranno sì e no 200 mila capi, che hanno un peso ciascuno che si aggira sui 20 kg. Di questi, 40 mila sono destinati alla produzione degli arrosticini. L’industria dell’arrosticino cerca numeri maggiori sia in termini quantitativi che di grandezze dei capi. Questo significa che vengono usate carni provenienti da fuori Italia e il prodotto locale ha una quota di mercato nell’arrosticino che non arriva al 5 per cento».
Il problema, per Marcelli, è atavico: «L'associazione regionale Produttori arrosticino d'Abruzzo, nella procedura per l'Igp, con il via libera della Regione, ha inserito che le materie prime che possono essere utilizzate per fare gli arrosticini devono superare i 30 chili. Noi stiamo contestando questo aspetto in sede ministeriale. I nostri animali sono diversi da un punto di vista fisiologico. Facciamo un pascolo multiplo e la dislocazione altimetrica ha fatto la differenza nel corso della storia del formaggio e delle pecore abruzzesi».