Sanità, arriva la prima condanna
Cerigioni patteggia 22 mesi, rinviato il rito abbreviato per l'ex presidente Pace
PESCARA. Giordano Cerigioni, l'imprenditore accusato di riciclaggio nello scandalo della sanità, ha patteggiato un anno e 10 mesi: è la prima sentenza dell'inchiesta che ha decapitato la giunta Del Turco, arrivata ieri mattina dopo un'udienza lampo in camera di consiglio.
Dopo il rinvio a giudizio dell'ex governatore Ottaviano Del Turco e degli altri 26 imputati, che compariranno in tribunale a partire dal 15 aprile, il processo-sanità è iniziato ieri con un punto fermo e un rinvio, con la prima condanna e lo slittamento al 28 febbraio della discussione sui riti abbreviati chiesti dall'ex governatore di centrodestra Giovanni Pace, dall'ex vice presidente della Fira Vincenzo Trozzi e dall'avvocato Pietro Anello.
PACE RINVIATO In aula, erano presenti sia l'ex presidente Pace che il genero Trozzi, imputati nel processo per concussione e tentata concussione per una presunta tangente da 100 mila euro. Nel 2005, dopo l'approvazione della prima cartolarizzazione dei debiti della sanità abruzzese, Giancarlo Masciarelli, all'epoca presidente della Fira, la finanziaria regionale, avrebbe contattato l'imprenditore Vincenzo Maria Angelini e gli avrebbe riferito che Pace «voleva 200 mila euro», facendogli capire che doveva versare quella somma perché «se vincono», con riferimento alle elezioni regionali dell'aprile 2005.
Per la procura, Trozzi avrebbe ricevuto materialmente 100 mila euro nella sede della società della Fira. Questa è l'accusa da cui sia Trozzi che Pace, uno dei più presenti alle udienze, si sono sempre dichiarati innocenti: «Sono assolutamente estraneo alla vicenda», ha dichiarato anche ieri mattina l'ex presidente alla fine dell'udienza. Ma in aula, a prendere la parola, è stato proprio il suo legale, l'avvocato Cirulli, che al giudice Angelo Zaccagnini ha chiesto la separazione delle due posizioni, di quella di Trozzi e di Pace, il primo imputato in due processi, quello Fira e quello sulla sanità, e il secondo solo nello scandalo che ha come vertice Del Turco. Per Trozzi, quindi, l'avvocato Cirulli ha chiesto al giudice la riunificazione dei due procedimenti, una strada non percorribile per i due pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli che si sono opposti alla richiesta per non allungare ulteriormente i tempi del processo Fira. Ma il gup ha accolto la richiesta dell'avvocato disponendo la trasmissione degli atti al presidente del tribunale Giuseppe Antonio Cassano e rinviando al 28 febbraio la decisione per Trozzi, per Pace e anche per Pietro Anello, il titolare dello studio legale Anello & Partners accusato di corruzione. Sono loro, i tre imputati che erano stati ammessi al giudizio con il rito abbreviato e che in caso di condanna otterranno lo sconto di un terzo della pena.
CERIGIONI PATTEGGIA Intanto, nella seconda parte della mattinata è arrivata la prima sentenza per Giordano Cerigioni, originario di Chiaravalle in provincia di Ancona ma residente a Tortoreto e accusato di riciclaggio.
Cerigioni, all'epoca, era il legale rappresentante della società Syn, proprietaria dei team motociclistici Abruzzo racing team e Team Italia mega bike che sarebbero stati coinvolti nella movimentazione dei 21 milioni che, secondo l'accusa, sarebbero finiti in paradisi fiscali grazie a Gianluca Zelli, allora manager della società Humangest. Cerigioni ha patteggiato 1 anno e dieci mesi e la pena è stata sospesa.
Dopo il rinvio a giudizio dell'ex governatore Ottaviano Del Turco e degli altri 26 imputati, che compariranno in tribunale a partire dal 15 aprile, il processo-sanità è iniziato ieri con un punto fermo e un rinvio, con la prima condanna e lo slittamento al 28 febbraio della discussione sui riti abbreviati chiesti dall'ex governatore di centrodestra Giovanni Pace, dall'ex vice presidente della Fira Vincenzo Trozzi e dall'avvocato Pietro Anello.
PACE RINVIATO In aula, erano presenti sia l'ex presidente Pace che il genero Trozzi, imputati nel processo per concussione e tentata concussione per una presunta tangente da 100 mila euro. Nel 2005, dopo l'approvazione della prima cartolarizzazione dei debiti della sanità abruzzese, Giancarlo Masciarelli, all'epoca presidente della Fira, la finanziaria regionale, avrebbe contattato l'imprenditore Vincenzo Maria Angelini e gli avrebbe riferito che Pace «voleva 200 mila euro», facendogli capire che doveva versare quella somma perché «se vincono», con riferimento alle elezioni regionali dell'aprile 2005.
Per la procura, Trozzi avrebbe ricevuto materialmente 100 mila euro nella sede della società della Fira. Questa è l'accusa da cui sia Trozzi che Pace, uno dei più presenti alle udienze, si sono sempre dichiarati innocenti: «Sono assolutamente estraneo alla vicenda», ha dichiarato anche ieri mattina l'ex presidente alla fine dell'udienza. Ma in aula, a prendere la parola, è stato proprio il suo legale, l'avvocato Cirulli, che al giudice Angelo Zaccagnini ha chiesto la separazione delle due posizioni, di quella di Trozzi e di Pace, il primo imputato in due processi, quello Fira e quello sulla sanità, e il secondo solo nello scandalo che ha come vertice Del Turco. Per Trozzi, quindi, l'avvocato Cirulli ha chiesto al giudice la riunificazione dei due procedimenti, una strada non percorribile per i due pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli che si sono opposti alla richiesta per non allungare ulteriormente i tempi del processo Fira. Ma il gup ha accolto la richiesta dell'avvocato disponendo la trasmissione degli atti al presidente del tribunale Giuseppe Antonio Cassano e rinviando al 28 febbraio la decisione per Trozzi, per Pace e anche per Pietro Anello, il titolare dello studio legale Anello & Partners accusato di corruzione. Sono loro, i tre imputati che erano stati ammessi al giudizio con il rito abbreviato e che in caso di condanna otterranno lo sconto di un terzo della pena.
CERIGIONI PATTEGGIA Intanto, nella seconda parte della mattinata è arrivata la prima sentenza per Giordano Cerigioni, originario di Chiaravalle in provincia di Ancona ma residente a Tortoreto e accusato di riciclaggio.
Cerigioni, all'epoca, era il legale rappresentante della società Syn, proprietaria dei team motociclistici Abruzzo racing team e Team Italia mega bike che sarebbero stati coinvolti nella movimentazione dei 21 milioni che, secondo l'accusa, sarebbero finiti in paradisi fiscali grazie a Gianluca Zelli, allora manager della società Humangest. Cerigioni ha patteggiato 1 anno e dieci mesi e la pena è stata sospesa.
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