Sanità, il commissario in cerca di risorse"Alla fine resteranno solo dieci ospedali"

Per il commissario della Sanità Gino Redigolo non ci sono alternative: "Il Piano di rientro anti-deficit sottoscritto con il Governo non prevede disponibilità finanziarie oltre quelle che ci sono, quindi dobbiamo ridurre e riorganizzare". Bordate critiche dall'opposizione

PESCARA. «Compete alla Regione sia la nomina che l’allontanamento dei manager. Il problema dell’Abruzzo rimane sempre lo stesso: servono soldi per investire sui servizi sanitari territoriali, bisogna recuperare risorse in altre direzioni dove, evidentemente, si spende di più. Alla fine di questo percorso però gli ospedali in Abruzzo resteranno una decina». Il commissario di governo, Gino Redicolo conferma quanto anticipato a il Centro. Per Redigolo, infatti, nella sanità abruzzese si spende troppo nei ricoveri ospedalieri, quindi i tagli sono stati già individuati dal commissario e dai manager Asl nella riorganizzazione dei piccoli ospedali che subiranno un radicale cambiamento. Per il commissario 35 strutture tra 22 pubbliche e 13 private sono troppe, inutili e dannose.

«Abbiamo un percorso obbligato», sostiene Redigolo, «e il Piano di rientro anti-deficit che la Regione Abruzzo ha sottoscritto con il Governo non prevede disponibilità finanziarie oltre quelle che ci sono, quindi dobbiamo ridurre e riorganizzare». Uno spiraglio il Commissario lo lascia per la proposta dell’assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni che ha previsto la rottamazione e ricostruzione di 5 ospedali: Avezzano, Sulmona, Vasto, Lanciano e Giulianova.
«L’Abruzzo», dice Redigolo, «ha la possibilità di intervenire nella costruzione di nuovi ospedali e su questo possiamo essere d’accordo meglio avere strutture nuove ma, come detto, alla fine rimarranno dieci ospedali».

Il commissario non parla di chiusura ma di «riconversione», «lo abbiamo detto più volte: i piccoli ospedali saranno riconvertiti ad altre funzioni. Saranno poliambulatori, strutture per anziani e Rsa, strutture riabilitazioni ed eventualmente quello che chiamo “country hospital” ospedali gestiti da medici di base per attività di ricovero temporaneo». E sul futuro dei manager, questione che ha increspato le acque tra l’assessore regionale Venturoni e il commissario, con il primo che rivendica le decisioni della Regione e della giunta e il secondo che accetta i piani industriali dei direttori generali, lo stesso Redigolo è oggi chiarissimo.
«Il futuro dei manager Asl non mi riguada. A me interessa che ci siano manager capaci in grado di gestire la sanità, certo le fibrillazioni di questi giorni non aiutano».

Dall’opposizione, il Partito democratico lancia bordate polemiche, lo fanno Camillo D’Alessandro capogruppo alla Regione e Silvio Paolucci segretario regionale. «Lo scontro tra Venturoni e Redigolo non esiste, è finto», osserva D’Alessanddro, «fanno fare il lavoro di tagli a Redigolo e si dicono contrari, un giochetto delle parti ridicolo e dannoso. Ma veramente Venturoni pensa di cavarsela cosi? Se non conta e non può fare nulla cosa ci sta a fare lì, solo per la poltrona? E Chiodi che fine ha fatto?».

«Venturoni», sostiene Silvio Paolucci, «vuole mettere le mani sulle poltrone dei manager Asl, e l’unico modo è prevedere la soppressione delle Asl al fine di poterle commissariare. Questa è però solo una via di fuga: siamo contrari alla soppressione delle Asl con questi fini. Va discusso l’impianto della riforma, dai presidi ospedalieri alla rete dell’emergenza, dal personale alle cliniche private. Interventi spot con doppio fine non hanno alcuna capacità di incidere sulla qualità del servizio sanitario né sul risparmio».