Sanità, il tribunale del malato: "Regione poco trasparente"
Cerulli: su mobilità e servizi gli abruzzesi pagano le lotte fra baroni
PESCARA. «La mobilità passiva, nel 2010, nonostante si parli spesso del debito sanitario completamente risanato, avrebbe raggiunto quasi 70 milioni di euro. Non abbiamo, però, dati precisi, perché la trasparenza non è una caratteristica della sanità abruzzese, soprattutto del commissario Gianni Chiodi e del sub-commissario Giovanna Baraldi».
Lo afferma Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva, la onlus per la tutela dei cittadini e dei consumatori, da cui dipendono i Tribunali per i diritti del malato. Due giorni dopo l'incontro sulla sanità abruzzese tra i sindacati, il commissario Gianni Chiodi e il sub-commissario Giovanna Baraldi, da cui è emerso che il 70% della mobilità passiva sarebbe dovuto ad «inappropriatezze», cioè interventi di basso contenuto specialistico, Cerulli critica il sistema-Abruzzo.
«E' un'assurdità parlare di "inappropriatezza", soprattutto se poi si evita di entrare nel merito della questione», dice il segretario di Cittadinanzattiva.
«In Abruzzo i servizi sono carenti», aggiunge Cerulli, «è normale che gli utenti vadano altrove. Se invece le strutture abruzzesi fossero approntate in funzione della richiesta di salute e non per le esigenze di questo o quel barone, nessuno andrebbe fuori».
Cerulli definisce anticostituzionale l'ipotesi dei cosiddetti «accordi di frontiera» e cita l'articolo 32 della Costituzione. «Ognuno è libero di curarsi dove vuole», spiega «ma se dove vorrebbe, cioè nella propria regione, non è possibile, allora è costretto ad andare altrove».
Il problema principale, secondo il segretario di Cittadinanzattiva, è quello delle liste d'attesa.
«I tempi di attesa», sostiene Cerulli, «ormai sono diventati una cosa impossibile e spesso è per questo che i cittadini sono costretti ad andare negli ospedali di altre regioni».
Una soluzione per risparmiare potrebbe essere quella delle cliniche private convenzionate, osserva Cerulli, ma, aggiunge, «bisognerebbe aumentare le possibilità di accogliere i pazienti che le Asl sono impossibilitate a ricevere».
C'è poi la questione della deregulation delle attività intramurarie, ovvero le prestazioni erogate dai medici di un ospedale, all'interno delle strutture ospedaliere, ma al di fuori dell'orario lavorativo. «Nonostante la Regione abbia già fatto una legge», afferma il segretario di Cittadinanzattiva, «non è ancora stata in grado di regolamentare il servizio. Un sistema così caotico si presta a speculazioni, con il rischio di attività illecite».
«In un periodo in cui si chiedono sacrifici enormi, nonostante i dirigenti regionali che si raddoppiano i premi, è fondamentale che ci sia trasparenza, in ogni settore. I cittadini», conclude Cerulli, «stanno pagando ingiustamente per i danni prodotti da altri».
Lo afferma Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva, la onlus per la tutela dei cittadini e dei consumatori, da cui dipendono i Tribunali per i diritti del malato. Due giorni dopo l'incontro sulla sanità abruzzese tra i sindacati, il commissario Gianni Chiodi e il sub-commissario Giovanna Baraldi, da cui è emerso che il 70% della mobilità passiva sarebbe dovuto ad «inappropriatezze», cioè interventi di basso contenuto specialistico, Cerulli critica il sistema-Abruzzo.
«E' un'assurdità parlare di "inappropriatezza", soprattutto se poi si evita di entrare nel merito della questione», dice il segretario di Cittadinanzattiva.
«In Abruzzo i servizi sono carenti», aggiunge Cerulli, «è normale che gli utenti vadano altrove. Se invece le strutture abruzzesi fossero approntate in funzione della richiesta di salute e non per le esigenze di questo o quel barone, nessuno andrebbe fuori».
Cerulli definisce anticostituzionale l'ipotesi dei cosiddetti «accordi di frontiera» e cita l'articolo 32 della Costituzione. «Ognuno è libero di curarsi dove vuole», spiega «ma se dove vorrebbe, cioè nella propria regione, non è possibile, allora è costretto ad andare altrove».
Il problema principale, secondo il segretario di Cittadinanzattiva, è quello delle liste d'attesa.
«I tempi di attesa», sostiene Cerulli, «ormai sono diventati una cosa impossibile e spesso è per questo che i cittadini sono costretti ad andare negli ospedali di altre regioni».
Una soluzione per risparmiare potrebbe essere quella delle cliniche private convenzionate, osserva Cerulli, ma, aggiunge, «bisognerebbe aumentare le possibilità di accogliere i pazienti che le Asl sono impossibilitate a ricevere».
C'è poi la questione della deregulation delle attività intramurarie, ovvero le prestazioni erogate dai medici di un ospedale, all'interno delle strutture ospedaliere, ma al di fuori dell'orario lavorativo. «Nonostante la Regione abbia già fatto una legge», afferma il segretario di Cittadinanzattiva, «non è ancora stata in grado di regolamentare il servizio. Un sistema così caotico si presta a speculazioni, con il rischio di attività illecite».
«In un periodo in cui si chiedono sacrifici enormi, nonostante i dirigenti regionali che si raddoppiano i premi, è fondamentale che ci sia trasparenza, in ogni settore. I cittadini», conclude Cerulli, «stanno pagando ingiustamente per i danni prodotti da altri».
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