Scossa all’Aquila, torna la paura
La terra trema nella notte con magnitudo 3,6 dopo un anno e mezzo di calma apparente
L’AQUILA. «Pronto? Chiamo da Avellino, ma è vero che ha fatto una scossa di 3,6?». Il centralino della sala operativa dei vigili del fuoco dell’Aquila ha dovuto rispondere a tante telefonate come questa per tutta la notte e la giornata di ieri. Gente che vive fuori regione e che nel capoluogo terremotato ha parenti e amici. I vigili sono all’erta dalle 3 di ieri mattina, quando il ministero dell’Interno ha buttato giù dal letto il comandante Vincenzo Ciani comunicandogli l’epicentro preciso della scossa di 3.6 (13 chilometri di profondità), che ha fatto tremare gli aquilani insieme alla terra. Era circa un anno e mezzo che non si sentiva una scossa di questa magnitudo. La leggera e persistente vibrazione dei vetri delle finestre e lo scricchiolio degli armadi durante una scossa sono inconfondibili. Dopo mesi e mesi di sciame sismico che seguì la scossa devastante delle 3.32 del 6 aprile 2009, gli aquilani proprio non si aspettavano che la terra tornasse a ruggire così forte.
In tanti tra Scoppito, Preturo, Pizzoli, Barete (le zone più prossime all’epicentro), Cagnano Amiternum, Tornimparte e Lucoli (qualcuno ha avvertito la scossa anche nel Teramano) alle 2,55 di ieri notte sono scattati in piedi allarmati. Che facciamo? Usciamo? Restiamo in casa? Qualcuno è uscito per strada, aspettando in macchina, soprattutto a Pozza di San Marco, a Preturo e Pizzoli. A San Cosimo di Cagnano la signora Salvatore ha aperto il suo bar per mettere a disposizione della popolazione un punto di riferimento nel gelo della notte. Perché ieri alle 3 la temperatura era veramente molto bassa. Per un paio d’ore è stato un via-vai nel bar di Cagnano, ragazzi soprattutto, che poi è scemato con il passare delle ore. Il web e i social forum sono stati il primo termometro dell’umore degli aquilani. Su Facebook come su Twitter la paura è corsa veloce, quasi a volerla esorcizzare. Cinque minuti dopo la scossa Fabio ha commentato: «3,6 a quanto pare... Forte e lunga, brutto bastardo!!!», e subito dopo: «Aspettiamo che passino le 3:32... Che sensazione d'angoscia!!!». Roberta invece si chiede: «Dobbiamo uscire o no? Perché abbiamo sempre questo dubbio?». Domande che fanno capire quanto ancora ci sia incertezza e confusione sul da farsi in caso di scosse forti all’Aquila. L’impressione è che nulla sia cambiato rispetto a tre anni fa. Lo spiega anche Vincenzo Vittorini, consigliere comunale di “L’Aquila che vogliamo”, già presidente della fondazione “6 aprile per la vita” e che nel sisma ha perso moglie e figlia. «La scossa di ieri ha riacceso la sensazione di sconforto per quello che non si è fatto e che si continua a non fare», commenta, «la città è impreparata a 42 mesi dal terremoto, non si sta facendo nulla per la prevenzione».
Marianna Gianforte
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