«Scuola, in Abruzzo istruzione in crisi»
Bonifaci: con i tagli meno professori e ore di studio. Leonzio: la Regione intervenga.
PESCARA. «I numeri ci fanno capire lo stato della scuola abruzzese. In questa regione abbiamo il più alto numero d’Italia di studenti con handicap, sono 5 mila mentre gli insegnanti di sostegno sono 1.600 e la legge prevede che al massimo un insegnate può avere due studenti». Paola Bonifaci, dirigente della Flc-Cgil mette, prima del taglio dei fondi alla scuola abruzzese e del rischio disoccupazione per 500 precari, lo stato di difficoltà dei ragazzi diversamente abili e dei loro insegnanti. «Se guardiamo ai numeri siamo fuori legge», osserva la Bonifaci, «i tagli al personale e ai fondi si abbattono sull’Abruzzo e sulle regioni del sud in modo più pesante. La differenza è che noi viviamo in una regione prevalentente montuosa con tanti piccoli Comuni senza soldi per le mense e il tempo pieno quindi, se al nord la media dei servizi scolastici, della qualità dei laboratori e del tempo pieno è al 10% oltre quello che normalmente fa una scuola in Abruzzo siamo alla metà, al 5%».
Sul fronte occupazionale l’Abruzzo può in parte recuperare gli insegnanti precari grazie ad un intervento dello Stato per le aree terremotate, la legge 77 che prevede per la regione per i prossimi tre anni fondi per 39 milioni di euro. Per i sindacati si tratta di un apparente passo in avanti. «I soldi che avremo», osservano i dirigenti sindacali scuola della Cgil e della Cisl, «non bastano nemmeno a compensare il primo taglio di 45 milioni di euro sui complessivi 135 milioni che il governo ha inflitto all’Abruzzo. Quest’anno riusciremo a salvare 1600 posti, ma 500 precari sono ancora senza contratto». Una cosa ci tiene a dire la Bonifaci, ossia che l’impegno del sindacato non è solo rivolto ai precari storici ma anche per coprire contrattualmente i precari più giovani. «E’ giusto che abbiano anche loro delle tutele», sottolinea la sindacalista della Cgil.
Tutto questo sul piano dei fondi e dell’occupazione. Su quello della didattica per i sindacati la situazione è altrettanto difficile. Per Cgil e Cisl ci saranno meno ore di scuola, verranno ridotte le attività didattiche complementari, e poi nelle classi ci saranno più alunni. Tutto questo in una regione che ha subito un terremoto e una provincia, quella dell’Aquila, da ricostruire. «Le misure adottate dal governo sono largamente insufficenti per far bisogno alle richieste formative di cui ha necessità l’Abruzzo», osserva Andrea Leonzio, dirigente sindacale Cisl scuola, «il governo poi non ha mantenuto quello promesso ossia il blocco degli organici. Ci hanno dato 19 milioni che coprono solo in parte le necessità. Per il prossimo anno chiediamo il blocco degli organici per quanto riguarda l’Abruzzo e in particolare per la provincia dell’Aquila. Anche la Regione deve intervenire sostenendo un piano di rilancio della scuola a partire dai fondi per la didattica, in modo che si arricchisca l’offerta formativa, così come è stato fatto in altre parti d’Italia.
E’ necessario che la Regione intervenga soprattutto in questo momento di intensa difficoltà sia didattica che di lavoro. Al governo invece sollecitiamo ulteriori interventi a sostegno dei nostri insegnanti precari che si trovano in una situazione più disagiata». «I tagli creeranno una riduzione del tempo a scuola il che significa per i giovani studenti meno cultura», prosegue Paola Bonifaci, «oltre alla riduzione delle ore ci sarà l’aumento degli alunni per classe se prima una insegnante aveva 22-23 alunni ora ne abbiamo 32-33, per evitare che siano chiusi dei plessi. Ancora una volta mentre al nord in questi anni si sono favoriti i servizi servizi relativi alla didattica in Abruzzo le cose sono andate decadendo ed ora siamo costretti a sommare i problemi di organico con quelli di un calo della didattica. A rimetterci alla fine sono i nostri studenti».
Sul fronte occupazionale l’Abruzzo può in parte recuperare gli insegnanti precari grazie ad un intervento dello Stato per le aree terremotate, la legge 77 che prevede per la regione per i prossimi tre anni fondi per 39 milioni di euro. Per i sindacati si tratta di un apparente passo in avanti. «I soldi che avremo», osservano i dirigenti sindacali scuola della Cgil e della Cisl, «non bastano nemmeno a compensare il primo taglio di 45 milioni di euro sui complessivi 135 milioni che il governo ha inflitto all’Abruzzo. Quest’anno riusciremo a salvare 1600 posti, ma 500 precari sono ancora senza contratto». Una cosa ci tiene a dire la Bonifaci, ossia che l’impegno del sindacato non è solo rivolto ai precari storici ma anche per coprire contrattualmente i precari più giovani. «E’ giusto che abbiano anche loro delle tutele», sottolinea la sindacalista della Cgil.
Tutto questo sul piano dei fondi e dell’occupazione. Su quello della didattica per i sindacati la situazione è altrettanto difficile. Per Cgil e Cisl ci saranno meno ore di scuola, verranno ridotte le attività didattiche complementari, e poi nelle classi ci saranno più alunni. Tutto questo in una regione che ha subito un terremoto e una provincia, quella dell’Aquila, da ricostruire. «Le misure adottate dal governo sono largamente insufficenti per far bisogno alle richieste formative di cui ha necessità l’Abruzzo», osserva Andrea Leonzio, dirigente sindacale Cisl scuola, «il governo poi non ha mantenuto quello promesso ossia il blocco degli organici. Ci hanno dato 19 milioni che coprono solo in parte le necessità. Per il prossimo anno chiediamo il blocco degli organici per quanto riguarda l’Abruzzo e in particolare per la provincia dell’Aquila. Anche la Regione deve intervenire sostenendo un piano di rilancio della scuola a partire dai fondi per la didattica, in modo che si arricchisca l’offerta formativa, così come è stato fatto in altre parti d’Italia.
E’ necessario che la Regione intervenga soprattutto in questo momento di intensa difficoltà sia didattica che di lavoro. Al governo invece sollecitiamo ulteriori interventi a sostegno dei nostri insegnanti precari che si trovano in una situazione più disagiata». «I tagli creeranno una riduzione del tempo a scuola il che significa per i giovani studenti meno cultura», prosegue Paola Bonifaci, «oltre alla riduzione delle ore ci sarà l’aumento degli alunni per classe se prima una insegnante aveva 22-23 alunni ora ne abbiamo 32-33, per evitare che siano chiusi dei plessi. Ancora una volta mentre al nord in questi anni si sono favoriti i servizi servizi relativi alla didattica in Abruzzo le cose sono andate decadendo ed ora siamo costretti a sommare i problemi di organico con quelli di un calo della didattica. A rimetterci alla fine sono i nostri studenti».