Sei zone verdi per riaprire L'Aquila
Porta Napoli (lato Est e Ovest), Santa Maria di Farfa, ex San Salvatore, Lauretana e Belvedere-Banca d’Italia: sono le aree con meno danni dove si può rientrare
L’AQUILA. Da zone rosse a zone verdi. Sei aree con meno danni, poche macerie, buona viabilità e tante case A e B che attendono solo di essere rioccupate. La ricostruzione riparte da Porta Napoli (lato Est e Ovest), Santa Maria di Farfa, ex San Salvatore, Lauretana e Belvedere-Banca d’Italia. Qui i cantieri, compresi quelli per gas, acqua e luce, possono partire subito. Riaprirà anche tutto corso Vittorio.
IL PIANO. Insieme alle attese linee guida, che danno ai sindaci la cornice dove calare dentro i piani di ricostruzione dei centri storici, la struttura tecnica di missione capitanata da Gaetano Fontana, capo di un esercito ancora in via di allestimento, visto che può contare, per ora, su 4 persone sulle 30 promesse, ha tirato fuori un primo studio per un intervento «sperimentale con fattibilità a breve termine».
Insieme alle sei aree che, da rosse, torneranno presto verdi, sono stati individuati anche i primi interventi ritenuti prioritari: ponte Belvedere (per ristabilire il collegamento tra viale Duca degli Abruzzi e via Niccolò Persichetti); frana sulla collina di Belvedere (per garantire la sicurezza sia del tratto finale di via Persichetti sia la parte iniziale di via Sallustio da via XX Settembre); mura storiche di fronte alla stazione (fino al ponte sull’Aterno per ripristinare il doppio senso di marcia lungo via Tancredi da Pentima, ora a senso unico); ponte Sant’Apollonia (che ha già avuto un intervento di messa in sicurezza che tuttavia va completato e reso definitivo) e la centrale della Telecom in centro storico. Sono state realizzate una serie di mappe che individuano, tra gli altri, gli edifici pubblici già finanziati dal Cipe, le aree attualmente interdette, la viabilità attuale già in sicurezza, la viabilità di progetto da mettere in sicurezza, gli esiti di agibilità. Insomma, qualcuno ha cominciato a tracciare dei segni di matita sulla pianta lacerata della città ferita.
I CONSORZI. Non appena li riceverà dal Comune, l’architetto Fontana aggiungerà anche i sessanta aggregati strutturali dietro ai quali stanno altrettanti consorzi di cittadini che fremono per far partire la ricostruzione in centro storico. Così si cominceranno a riempire i tanti «vuoti» di una mappa in via di allestimento. «Ho chiesto da due settimane di avere l’elenco degli aggregati», dice Fontana, «ma finora non ho avuto risposta. Continuo ad aspettare». Nessuna risposta è pervenuta al capo della struttura tecnica di missione anche per la sede operativa, che si vorrebbe trovare in centro. In via Maiella (ex Scientifico) sono sorti problemi: lesioni al cemento armato. Si cerca un’alternativa. Ma intanto, come conferma il commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi, se non si trova la sede «non si possono fare i contratti a chi deve lavorare alla struttura tecnica. Tutto è pronto, ci sono gli avvisi per chi vuole.
IL PIANO. Insieme alle attese linee guida, che danno ai sindaci la cornice dove calare dentro i piani di ricostruzione dei centri storici, la struttura tecnica di missione capitanata da Gaetano Fontana, capo di un esercito ancora in via di allestimento, visto che può contare, per ora, su 4 persone sulle 30 promesse, ha tirato fuori un primo studio per un intervento «sperimentale con fattibilità a breve termine».
Insieme alle sei aree che, da rosse, torneranno presto verdi, sono stati individuati anche i primi interventi ritenuti prioritari: ponte Belvedere (per ristabilire il collegamento tra viale Duca degli Abruzzi e via Niccolò Persichetti); frana sulla collina di Belvedere (per garantire la sicurezza sia del tratto finale di via Persichetti sia la parte iniziale di via Sallustio da via XX Settembre); mura storiche di fronte alla stazione (fino al ponte sull’Aterno per ripristinare il doppio senso di marcia lungo via Tancredi da Pentima, ora a senso unico); ponte Sant’Apollonia (che ha già avuto un intervento di messa in sicurezza che tuttavia va completato e reso definitivo) e la centrale della Telecom in centro storico. Sono state realizzate una serie di mappe che individuano, tra gli altri, gli edifici pubblici già finanziati dal Cipe, le aree attualmente interdette, la viabilità attuale già in sicurezza, la viabilità di progetto da mettere in sicurezza, gli esiti di agibilità. Insomma, qualcuno ha cominciato a tracciare dei segni di matita sulla pianta lacerata della città ferita.
I CONSORZI. Non appena li riceverà dal Comune, l’architetto Fontana aggiungerà anche i sessanta aggregati strutturali dietro ai quali stanno altrettanti consorzi di cittadini che fremono per far partire la ricostruzione in centro storico. Così si cominceranno a riempire i tanti «vuoti» di una mappa in via di allestimento. «Ho chiesto da due settimane di avere l’elenco degli aggregati», dice Fontana, «ma finora non ho avuto risposta. Continuo ad aspettare». Nessuna risposta è pervenuta al capo della struttura tecnica di missione anche per la sede operativa, che si vorrebbe trovare in centro. In via Maiella (ex Scientifico) sono sorti problemi: lesioni al cemento armato. Si cerca un’alternativa. Ma intanto, come conferma il commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi, se non si trova la sede «non si possono fare i contratti a chi deve lavorare alla struttura tecnica. Tutto è pronto, ci sono gli avvisi per chi vuole.