Sevel, operai pagati per non lavorare

Due casi Fiom come a Melfi. A Termoli altri ricorsi delle tute blu

ATESSA. Assume i tratti della protesta nazionale il ricorso della Fiom contro la Fiat per comportamento antisindacale in riferimento all'articolo 28 dello statuto dei lavoratori. Dopo i rappresentanti Fiom della Sevel di Atessa anche alla Fiat Powertrain di Termoli il sindacato di Maurizio Landini fa ricorso al tribunale del lavoro. La battaglia è sempre la stessa: il riconoscimento delle Rsa all'interno dello stabilimento, negato dalla dirigenza di fabbrica.

La vertenza, a firma dei delegati locali Fiom Stefania Fantauzzi e Massimo Fierro, è stata depositata al tribunale di Larino e sarà discussa mercoledì 28.

Intanto fa discutere il recente annuncio del responsabile relazioni esterne della Fiat, Franco Sodano, riguardo il reintegro degli operai che hanno vinto il ricorso per ingiusto licenziamento contro la Sevel che produce i Ducato Fiat-Psa (Peugeot-Citroen): i lavoratori saranno reintegrati economicamente dall'azienda, ma non saranno ripresi sul posto di lavoro fino a che non si pronuncerà un giudice in appello. Una linea adottata da Fiat per tutti i casi analoghi su campo nazionale.

Ma a smentire che i dipendenti siano stati finora pagati dall'azienda è Nicola Del Re, avvocato dei primi due operai termolesi su 150 che hanno fatto causa alla Sevel e hanno vinto il ricorso nel tribunale del lavoro di Lanciano dopo il pronunciamento del giudice frentano Flavia Grilli. «Ad oggi», sottolinea l'avvocato Del Re, «i due operai da me rappresentati non solo non sono stati richiamati sul posto di lavoro, ma non hanno ancora percepito il risarcimento nè alcuna retribuzione».

«Prendiamo atto», prosegue il legale, «nel leggere le dichiarazioni del responsabile Fiat che è intenzione della Sevel pagare i lavoratori pur non usufruendo delle prestazioni lavorative, ma allo stato di fatto questa non è che una mera intenzione». Secondo Del Re non risulterebbe nemmeno che l'azienda abbia iscritto i due operai sul libro matricola per l'avvio delle retribuzioni.

Costantino Manes e Flavia Murolo sono i primi due di una lunghissima serie di precari (150 solo a Termoli, ma altre decine di precari come loro sono sparsi in tutto l'Abruzzo ndc) che avevano impugnato il licenziamento da parte di Sevel dopo essere stati licenziati, tra il 2008 e il 2009, nonostante gli accordi di bacino.

Il loro ingresso in fabbrica, tre anni prima attraverso agenzie di somministrazione, avrebbe invece dovuto garantire loro il passaggio da Cat a effettivi.

Manes e Murolo hanno vinto il ricorso, ma non sono ancora tornati sul posto di lavoro e, a quanto risulta dal loro legale, non hanno percepito nulla. Secondo la sentenza del tribunale frentano, immediatamente esecutiva, sarebbero invece dovuti tornare ad essere operai a tempo indeterminato in Sevel a partire dal 12 gennaio scorso.

Il giudice aveva condannato la fabbrica del Ducato Fiat-Psa anche al risarcimento di sei mensilità e al pagamento di tutti gli stipendi a partire dal giorno successivo della sentenza.

«Abbiamo dovuto notificare alla Sevel un atto di precetto per il pagamento delle sei mensilità arretrate», conclude l'avvocato, «e ci stiamo preparando a dei decreti ingiuntivi per le retribuzioni di gennaio e febbraio».

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