Sgrena e Savino protagoniste della prosa Atam

Due donne, due temi diversi, due momenti di svago e di riflessione. Sono le due proposte dell’Atam, Associazione teatrale abruzzese e molisana. Al Comunale dell’Aquila, per la stagione del Teatro stabile d’Abruzzo, andrà in scena (oggi alle 21 e domani alle 17,30) «45 giri di parole d’amore», di Giuseppe Di Leva con Lunetta Savino e Paolo Bessegato (che cura anche la regia). Sempre oggi, ma al teatro Rossetti di Vasto, alle 21, va in scena «Il viaggio di Nicola Calipari».

Le due donne sono Giuliana Sgrena e Lunetta Savino. La prima, come testimone dei fatti, che sarà presente stasera a Vasto. La seconda è la protagonista dello spettacolo all’Aquila.
Fino a qualche anno fa per tutti era semplicemente la Cettina di «Un medico in famiglia», ma la sua lunga gavetta e una serie di importanti performance teatrali l’hanno trasformata in una delle più popolari attrici italiane, con la capacità di passare abilmente dal palcoscenico alla fiction fino al grande schermo.

Lunetta Savino è la protagonista di «45 giri di parole d’amore», salirà sul palco per cantare canzoni degli anni Sessanta e Settanta con il partner e regista Paolo Bessegato. Un puzzle di quasi 150 tra canzoni cantate, sceneggiate, declamate e citate; un repertorio variegato dove spunteranno Mina, Lucio Battisti, Rita Pavone, e tanti altri. Lo spettacolo è articolato intorno a frasi e parole tratte, appunto, dalle canzoni d’amore il cui successo dipende dalla popolarità dei loro interpreti e dalla fedeltà a un codice di parole, immagini, simboli che, seppure con minime variazioni, si ripete costante.

Il tema dominante sarà l’amore, presente in diverse sfumature, a volte ingenue, a volte ingegnose, quasi come quelle dei librettisti del melodramma dell’Ottocento o, prima ancora, dei petrarchisti del Cinquecento. Seguendo un copione scritto da Giuseppe Leva, Lunetta Savino e Paolo Bessegato mettono in scena i giri di frase, i giri di ballo e i giri armonici di quegli anni, ma esibiscono anche i testi delle canzoni restituiti come fossero poesie, le poesie di oggi, perché probabilmente è lì, nel grande repertorio delle canzonette, che la poesia popolare si è nascosta. Un modo intelligente di passare un paio d’ore di svago.

Di altra intensità è lo spettacolo «Il viaggio di Nicola Calipari», ancora di più alla presenza di Giuliana Sgrena.
I due attori Alessia Giuliani e Fabrizio Coniglio (che cura anche la regia) ripercorrono il viaggio tragico che portò all’uccisione di Nicola Calidari. Si parte con il racconto del rapimento e quindi la prigionia della giornalista del Manifesto (il rapporto con i rapitori, gli aneddoti, la paura, la speranza) per poi arrivare all’inizio della fine, con la liberazione di Giuliana, la gioia, l’incontro con Nicola Calipari e il viaggio verso l’aeroporto.

Poi il racconto degli spari, quel «fuoco amico» che arriva all’improvviso, nel buio; la gioia,l’euforia che diventa tragedia, incredulità, senso di impotenza.
Il viaggio si chiude con un’ipotesi di tribunale tratta dai documenti ufficiali della delegazione italiana in Iraq, ovvero la versione americana e quella italiana sui fatti del 4 marzo 2005, con il confronto tra le dichiarazioni di Giuliana Sgrena e quelle del mitragliere americano Mario Lozano.

Fabrizio Coniglio si confronta con il difficile tema di attualità legato al sequestro di Giuliana Sgrena e alla sua drammatica liberazione, che costò la vita a Calipari. Affiancato da Alessia Giuliani, controparte femminile in un resoconto a due, il regista-interprete sceglie di raccontare e non di recitare, di mostrare e non di giudicare.