Sindacati e imprese: ancora crisi del lavoro
Confartigianato e Cna: situazione drammatica, si prevede un anno nero
PESCARA. «Purtroppo in materia di lavoro e occupazione siamo ancora lontani dai livelli pre-crisi: mancano ben 16mila posti di lavoro rispetto al 2008. Preoccupa soprattutto la disoccupazione giovanile e, in tal senso, nei prossimi mesi la situazione sarà ancora più dura».
Così la Cgil regionale commenta i dati sul mercato del lavoro in Abruzzo diffusi, l'altro ieri, dall'Istat. Secondo l'istituto di statistica, nel quarto trimestre del 2011 mentre l'Italia sfonda il tetto del 9,6% di disoccupazione, l'Abruzzo si posiziona al 9,5% con 54 mila persone in cerca di lavoro, contro i 51 mila del quarto trimestre 2010. Ma gli occupati crescono di 5mila unità rispetto allo stesso periodo del 2010.
Nell'intero arco del 2011 la disoccupazione in Abruzzo è invece scesa di 0,3 punti percentuali rispetto al 2010 (8,5 contro l'8,8%), con una media nazionale dell'8,4%. Nel complesso sono state in media 48mila le persone in cerca di occupazione, mentre la forza lavoro è passata 541mila a 554mila, 13 mila unità in più.
In particolare, la disoccupazione maschile si è attestata al 7,1%, quella femminile al 10,7%. Dei 507mila occupati, 200mila sono donne (numero in crescita) e 306mila uomini.
Da un punto di vista territoriale, al primo posto per disoccupazione c'è la provincia di Pescara, con un tasso dell'8,8% e 12mila persone in cerca di occupazione, seguita da Chieti (8,7%, 14mila persone), L'Aquila (8,3%, 11mila persone) e Teramo (8,2%, 11mila persone). Dei 506mila occupati 146mila sono nel Chietino, 121mila nel Teramano, 120mila nel Pescarese e 119mila nell'Aquilano. Analizzando i dati per settore di attività economica, 19mila persone sono occupate in agricoltura, 158mila nell'industria e 329mila nei servizi.
«Dopo una fase di recupero», rileva Sandro Giovarruscio della segreteria regionale Cgil, «nell'ultima parte dell'anno c'è stata un'inversione di tendenza ed è questo a preoccupare. Di fronte a questi dati, nonostante qualche segnale positivo, non possiamo essere contenti».
«Preoccupa la disoccupazione giovanile», sottolinea Giovarruscio, «che, nei prossimi mesi, aumenterà per la mancata applicazione dei turn over a causa dell'aumento dell'età pensionabile e preoccupano anche i livelli di cassa integrazione. Sono circa 14 mila i lavoratori in cassa integrazione (riferimento a zero ore) e queste cifre cresceranno nei primi sei mesi del 2012 per effetto della crisi».
Sottolineando che «tutti insieme, a partire dal Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo, bisogna lavorare per individuare i settori nei quali investire», Giovarruscio traccia l'elenco delle priorità da portare avanti: «Ricostruzione dell'Aquila, riqualificazione edilizia, sviluppo sostenibile, riforma del lavoro, dei tirocini formativi e dei servizi per l'impiego, oltre all'accordo sull'apprendistato».
Il segretario regionale della Cisl, Maurizio Spina, parla di una "crescita debole dell'occupazione, un aumento difensivo e non offensivo, perché, sottolinea il sindacalista, «non è stata accompagnata da una contestuale crescita delle attività produttive regionali».
Soffermandosi su problemi quali «il settore dell'artigianato in ginocchio, la stretta creditizia, gli effetti degli interventi statali assunti in termini di rigore e il crollo dei consumi», Spina afferma che «è necessario attivare subito a livello nazionale e locale politiche di investimento, di rilancio, di sviluppo e di sostegno ai consumi».
Anche il segretario della Cisl affronta il tema della disoccupazione giovanile: «L'Abruzzo non è una regione attrattiva per i giovani, in quanto non ci sono prospettive. E' evidente che la riforma del lavoro dovrebbe essere completata perché, al di là dell'articolo 18, presenta norme utili in tal senso».
Secondo il segretario della Uil Abruzzo, Roberto Campo, i dati dell'Istat «confermano la necessità di accelerare gli investimenti, si pensi ai fondi strutturali e ai Fas, e il rilancio dell'Aquila. Il confronto con il governo deve servire a riaprire il capitolo delle infrastrutture e del Master Plan e a chiarire le dotazioni nazionali per i contratti di sviluppo».
«A tutti i livelli», aggiung Campoe, «è ora di ridurre le tasse ai lavoratori come strategia economica di ripresa dei consumi interni».
Per il direttore della Cna (Confederazione nazionale dell'artigianato) regionale, Graziano Di Costanzo, «il 2012 sarà ancora più duro e i dati sul mercato del lavoro lo confermano: non ci sarà ripresa né dal punto di vista economico né da quello occupazionale».
«Speriamo che le riforme strutturali che si stanno mettendo in piedi, come quella del lavoro o della Regione», osserva Di Costanzo, «servano a qualcosa. Bisogna anche rimettere i soldi nelle tasche delle persone, abbassando la pressione fiscale».
Le previsioni per il 2012 sono fosche anche secondo il direttore di Confartigianato Abruzzo, Daniele Giangiulli. «Si prevede un anno nero e tutti i dati lo confermano. Per quanto ci riguarda», conclude Giangiulli, «la situazione è drammatica a causa della grave carenza di liquidità».
Così la Cgil regionale commenta i dati sul mercato del lavoro in Abruzzo diffusi, l'altro ieri, dall'Istat. Secondo l'istituto di statistica, nel quarto trimestre del 2011 mentre l'Italia sfonda il tetto del 9,6% di disoccupazione, l'Abruzzo si posiziona al 9,5% con 54 mila persone in cerca di lavoro, contro i 51 mila del quarto trimestre 2010. Ma gli occupati crescono di 5mila unità rispetto allo stesso periodo del 2010.
Nell'intero arco del 2011 la disoccupazione in Abruzzo è invece scesa di 0,3 punti percentuali rispetto al 2010 (8,5 contro l'8,8%), con una media nazionale dell'8,4%. Nel complesso sono state in media 48mila le persone in cerca di occupazione, mentre la forza lavoro è passata 541mila a 554mila, 13 mila unità in più.
In particolare, la disoccupazione maschile si è attestata al 7,1%, quella femminile al 10,7%. Dei 507mila occupati, 200mila sono donne (numero in crescita) e 306mila uomini.
Da un punto di vista territoriale, al primo posto per disoccupazione c'è la provincia di Pescara, con un tasso dell'8,8% e 12mila persone in cerca di occupazione, seguita da Chieti (8,7%, 14mila persone), L'Aquila (8,3%, 11mila persone) e Teramo (8,2%, 11mila persone). Dei 506mila occupati 146mila sono nel Chietino, 121mila nel Teramano, 120mila nel Pescarese e 119mila nell'Aquilano. Analizzando i dati per settore di attività economica, 19mila persone sono occupate in agricoltura, 158mila nell'industria e 329mila nei servizi.
«Dopo una fase di recupero», rileva Sandro Giovarruscio della segreteria regionale Cgil, «nell'ultima parte dell'anno c'è stata un'inversione di tendenza ed è questo a preoccupare. Di fronte a questi dati, nonostante qualche segnale positivo, non possiamo essere contenti».
«Preoccupa la disoccupazione giovanile», sottolinea Giovarruscio, «che, nei prossimi mesi, aumenterà per la mancata applicazione dei turn over a causa dell'aumento dell'età pensionabile e preoccupano anche i livelli di cassa integrazione. Sono circa 14 mila i lavoratori in cassa integrazione (riferimento a zero ore) e queste cifre cresceranno nei primi sei mesi del 2012 per effetto della crisi».
Sottolineando che «tutti insieme, a partire dal Patto per lo sviluppo dell'Abruzzo, bisogna lavorare per individuare i settori nei quali investire», Giovarruscio traccia l'elenco delle priorità da portare avanti: «Ricostruzione dell'Aquila, riqualificazione edilizia, sviluppo sostenibile, riforma del lavoro, dei tirocini formativi e dei servizi per l'impiego, oltre all'accordo sull'apprendistato».
Il segretario regionale della Cisl, Maurizio Spina, parla di una "crescita debole dell'occupazione, un aumento difensivo e non offensivo, perché, sottolinea il sindacalista, «non è stata accompagnata da una contestuale crescita delle attività produttive regionali».
Soffermandosi su problemi quali «il settore dell'artigianato in ginocchio, la stretta creditizia, gli effetti degli interventi statali assunti in termini di rigore e il crollo dei consumi», Spina afferma che «è necessario attivare subito a livello nazionale e locale politiche di investimento, di rilancio, di sviluppo e di sostegno ai consumi».
Anche il segretario della Cisl affronta il tema della disoccupazione giovanile: «L'Abruzzo non è una regione attrattiva per i giovani, in quanto non ci sono prospettive. E' evidente che la riforma del lavoro dovrebbe essere completata perché, al di là dell'articolo 18, presenta norme utili in tal senso».
Secondo il segretario della Uil Abruzzo, Roberto Campo, i dati dell'Istat «confermano la necessità di accelerare gli investimenti, si pensi ai fondi strutturali e ai Fas, e il rilancio dell'Aquila. Il confronto con il governo deve servire a riaprire il capitolo delle infrastrutture e del Master Plan e a chiarire le dotazioni nazionali per i contratti di sviluppo».
«A tutti i livelli», aggiung Campoe, «è ora di ridurre le tasse ai lavoratori come strategia economica di ripresa dei consumi interni».
Per il direttore della Cna (Confederazione nazionale dell'artigianato) regionale, Graziano Di Costanzo, «il 2012 sarà ancora più duro e i dati sul mercato del lavoro lo confermano: non ci sarà ripresa né dal punto di vista economico né da quello occupazionale».
«Speriamo che le riforme strutturali che si stanno mettendo in piedi, come quella del lavoro o della Regione», osserva Di Costanzo, «servano a qualcosa. Bisogna anche rimettere i soldi nelle tasche delle persone, abbassando la pressione fiscale».
Le previsioni per il 2012 sono fosche anche secondo il direttore di Confartigianato Abruzzo, Daniele Giangiulli. «Si prevede un anno nero e tutti i dati lo confermano. Per quanto ci riguarda», conclude Giangiulli, «la situazione è drammatica a causa della grave carenza di liquidità».
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