Sindacati: fermate le cure fuori regione

Il vertice con Chiodi e la Baraldi: il 70% della mobilità per interventi non specialistici

PESCARA. Il 70 per cento degli interventi per i quali gli abruzzesi emigrando in cliniche e ospedali di altre regioni si puyò rubricare sotto il termine tecnico di «inappropriatezze», cioè di basso contenuto specialistico.

Questa è una delle notizie che arriva dall'incontro sulla sanità abruzzese, svoltosi ieri sera all'Aquila, fra sindacati, da una parte, e commissario Gianni Chiodi e sub-comissario Giovanna Baraldi, dall'altra. L'altra notizia riguarda la decisione - obbligata - della Regione di chiedere l'annullamento dei contratti che regolano i rapporti fra l'ente pubblico e le cliniche (e gli eventuali danni) dopo che alcune case di cura private si erano rivolte al Tar (Tribunale amministrativo regionale) contro la stessa Regione con una sorta di ricorso cautelativo: non si fidano fegli impegni assunti dall'ente.

L'incontro al vertice di ieri, per il resto, è servito ai sindacati per chiedere a Chiodi e Baraldi tre cose essenzialmente: 1) di fare chiarezza sulle risorse che sono a disposizione per la medicina territoriale (distretti eccetera); 2) di garantire che, di qui alla fine dell'anno, ci siano incontri fra rappresentanti dei lavoratori e manager delle Asl per verificare che i programmi e gli interventi promessi si traducano in realtà; 3) di sollecitare la Regione a fare qualcosa per ridurre la cosiddetta mobilità passiva, cioè la spesa (il 2 per cento del bilancio della sanità regionale) che l'ente sopporta per pagare visite e interventi fuori dai confini dell'Abruzzo.

L'incontro è durato tre ore. Per i sindacati erano presenti Gianni Di Cesare e Carmine Ranieri, rispettivamente segretario regionale generale e segretario regionale della Funzione pubblica della Cgil, Maurizio Spina, segretario regionale della Cisl, Piero Peretti, segretario regionale dell'Ugl, e Fabio Frullo e Pietro Paolelli della Uil.

«La cosa positiva», ha detto Di Cesare all'uscita dall'incontro, «è che Chiodi e Baraldi hanno confermato la validità dell'accordo siglato con i sindacati il 3 agosto scorso, che mirava proprio a incrementare medicina territoriale e qualità complessiva dei servizi».

Con quali soldi?

Sembra con i 255 milioni di euro sui quali, nelle settimane scorse, si era aperta un'accesa polemica, con Chiodi, da una parte a dire che quei soldi c'erano nella casse delle Asl, e sindacati e partiti di opposizione, dall'altra, a ribattere che, invece, i soldi in questione erano già stati spesi. Il mistero era stato poi chiarito dall'assessore al Bilancio, Carlo Masci, che aveva spiegato che il denaro era stato impegnato nei bilanci delle Asl garantendo ad esse una maggiore liquidità di cassa che, ora, può consentire loro di progammare interventi anche nella direzione - servizi sul territorio e medicina di base - voluta dai sindacati.

«Su questo», spiega Di Cesare, «abbiamo chiesto di poter verificare ciò che di concreto si sta facendo o ci si propone di fare, attraverso una serie di "tavoli" territoriali, di incontri con le Asl. Abbiamo otenuto la promessa che questi tavoli si apriranno a breve».

«Chiodi», interviene Spina, «ci ha detto che quei 255 milioni sono crediti vantati dalle Asl verso il ministero, che stanno nei loro bilanci economici e che la maggiore liquidità di cui adesso le Asl possono godere consente quegli interventi sul territorio che noi chiediamo».

Un altro capitolo della discussione ha riguardato l'occupazione. «Noi», spiega Di Cesare, «gli abbiamo detto che per migliorare la qualità della nostra sanità occorre che le Asl mantengano almeno l'attuale livello di occupati».

Di mobilità passiva si è parlato a lungo nel vertice di ieri. «Abbiamo chiesto di avere i dati spacchettati della mobilità passiva per capire bene quali sono gli interventi e le visite per cui gli abruzzesi oggi sono costretti a emigrare», dice il segretario regionale della Cgil. «Ci è stato detto che la stragrande maggioranza di essi riguarda servizi di bassa qualità. Noi abbiamo risposto che non possiamo accettare una mobilità passiva così alta e di bassa qualità, e che essa va contrattata con le altre Regioni per evitare una guerra fra poveri e per non dover ricominciare, fra un paio di anni, a ripianare i conti della sanità regionale».

«Noi abbiamo detto», dice Spina, «che non si può giustificare il fatto che il 70 per cento della mobilità passiva avvenga per "inappropriateze", interventi di scarsa importanza».

Ultimo tema: rapporti fra Regione e cliniche private.

«Chiodi», spiega il segretario della Cisl, «ha detto che, di fronte al ricorso delle cliniche, la legge lo obbliga a presentare una memoria difensiva e che il rischio è ciò possa portare all'annullamento dei contratti con le case di cura e al pagamento dei danni da parte loro. Noi abbiamo chiesto un tavolo di confronto su questo tema perché di mezzo ci sono i 1.500 lavoratori delle cliniche. Chiodi si è detto disponibile».

I rappresentanti dell'Aiop, l'associazione delle cliniche private, dovrebbero fare sentire la loro, presto. Al prossimo incontro con commissario e sub commissario, che sarà convocato la settimana scorsa, siederanno, infatti, anche loro, insieme ai sindacati.

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