Sixty fa marcia indietro sugli esuberi

L'azienda tranquillizza i lavoratori malgrado porti all'estero la produzione

CHIETI. Un polo della moda, nato a Chieti sul finire degli anni '90, convinto ancora di rimanerci. Sixty spa cerca di tenere la rotta sul mercato internazionale tra crisi economica e dei consumi. Non evita di portare all'estero le catene produttive ma ribadisce di voler mantenere in Abruzzo le sue attività cruciali, la progettazione in particolare.

Sono destinati a nascere ancora nelle menti italiane marchi come Miss Sixty ed Energie, dopo che il brand giovane del gruppo, Killah, ha comunque già preso il volo per altri lidi, Cina in particolare. Sembra ridimensionarsi il timore dei sindacati di oltre 250 esuberi a breve termine, anche se la riunione di ieri in Confindustria e il verbale siglato tra azienda e rappresentanti dei lavoratori appare più una «tregua armata» che una «dichiarazione di pace». Le bocche cucite e il solo testo scritto e ultrafirmato, a far da traccia e sintesi dell'incontro, del resto la dicono lunga.

La trattativa riprende il 14 settembre con l'azienda pronta al confronto sul piano industriale, pur attenta a un quadro di mercato e interno non entusiasmante, che costringe ancora a sacrifici.

Tant'è che il 22 agosto partono altre sei settimane di cassa integrazione ordinaria, con il coinvolgimento di massimo 300 dipendenti, a conferma di un trend iniziato ad aprile scorso. Lo dice a chiare lettere il verbale dell'incontro, che ha visto la partecipazione, fra gli altri, del direttore di Confindustria Chieti, Fabrizio Citriniti, Stefania Pomante e Giuseppe Rucci della Filctem-Cgil, nazionale e territoriale, di Carmelo Prestileo e Claudio Musacchio della Uilta-Uil, anche qui nazionale e locale, e di Claudio Belloni della Femca-Cisl nazionale.

La Sixty, attraverso il direttore delle risorse umane, Domenico Gentile, conferma la necessità di mettere in essere una serie di operazioni finalizzate alla riorganizzazione di tutte o quasi le attività aziendali, con attenzione al contenimento dei costi, all'efficienza e alla capacità di affrontare i mercati. Ribadisce, inoltre, di voler rimanere in Abruzzo e di essere disponibile a un confronto costruttivo, che tenga conto delle possibili positive evoluzioni del mercato, degli scenari e delle opportunità offerte dal territorio.

Da qui ripartirà il confronto per cercare di tenere ben stretta al territorio un'azienda che a Chieti ha forgiato la propria identità, facendo del denim jeans il suo punto di forza, scalando i mercati internazionali e le paserelle di tutto il mondo con marchi trend come i più tradizionali Miss Sixty ed Energie ma anche con Murphy & Nye o RefrigiWear.

Ora i consumi stentano e tocca far quadrato su costi e investimenti. Momento difficile che frena qualsiasi commento ed entusiasmo ma che richiama le istituzioni, come più volte ribadito da sindacati e lavoratori, a un attento monitoraggio.

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